Cercherò di essere più completo, allargando il concetto esposto nel mio precedente post.
Il Creatore del cielo e della terra esiste da sempre. Egli è l’Antico dei giorni [?Attiq Yohmin], l’Eterno, l’Increato, da tempo nascosto fino a tempo nascosto [‘ohlàm].
In un imprecisato momento della sua eternità, Dio creò un Figlio, ‘l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura’ [prototokos pases ktiseos] (Col 1, 15). Il Figlio dell’Onnipotente Dio, è detto anche l’«Amen», colui che compie, che adempie, il testimone fedele e veritiero, il «principio della creazione di Dio». (Ap 3, 14) Sì, ‘in principio Dio creò il cielo e la terra’, in quel ‘principio’ il Figlio era ‘la Parola’, e ‘la Parola era con Dio’. (Gn 1, 1; Gv 1,1)
Fu in quel ‘principio’ che il Figlio divenne la Sapienza di Dio, e come tale testimoniò d’essere stata costituita, fin dal principio, dagli inizi dei secoli. “Quando non esistevano gli abissi”, dice la Sapienza, “ io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata”. (Pr 8, 23-25)
Atanasio, in polemica con Ario, volle leggere una distinzione tra l’azione divina di generare e quella di creare. Nel concilio di Nicea del 325 si formulò la dichiarazione di fede, a sostegno della consustanzialità tra il Padre e il Figlio, la quale ad un certo punto dice: ‘Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre.’
Secondo la teologia niceana, la precisazione che viene fatta dalle parole “generato, non creato”, è fondamentale, in quanto: proprio come la luce genera luce e gli uomini generano uomini, allo stesso modo Dio genera Dio, così che il Dio generato avrebbe tutte le caratteristiche della natura del Dio ingenerato, la sua eternità, l’onnipotenza, l’onniscienza e la consustanzialità, ossia l’identità del Figlio al Padre, uguali in natura e dignità.
L’uso del termine “generato” forse è più adatto rispetto al verbo “creato” – si differenziano per una sostanziale sfumatura: generare significa trasmettere la vita, mentre creare significa produrre dal niente. Così, colui che è generato, è dello stesso “genere” di chi lo genera mentre “creare” è specialmente riferito a esseri divini, a Dio, e significa “produrre dal nulla, far nascere, inventare, suscitare”.
Ma un’attenta e completa lettura del brano di Proverbi menzionato all’inizio, rivela che tale ‘generazione’ è sinonimo di ‘creazione’. Basta leggere il versetto precedente, (v.22) per avere la convinzione dell’obiettiva identità dei due concetti: “Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività”. La versione greca dei Settanta qui rende con un inequivocabile èktisèn me, e così le altre versioni antiche come la siriaca, la vetus latina e il targum, che rendono con “mi creava”. Si è spesso argomentato che il verbo ebraico qanàh sia spesso usato nel senso di acquistare o partorire un figlio. Eva chiama il primogenito Qayin poiché lo aveva acquistato [quanithì] con l’aiuto di YHWH. Ma dobbiamo notare che quando il soggetto è Dio il verbo qanàh è usato sempre nel senso di redimere qualcuno, di adottarlo quale figlio, oppure nel senso di creare . Così per quanto riguarda Dio il concetto di “padre” è legato non tanto all’idea di generazione quanto a quella di creazione (Is 64,
. Dio come Padre crea i cieli, genera la terra e fa nascere i monti. (Sl 90, 2)
Di colui che personifica la Sapienza di Dio, viene detto dunque, che è stato sia creato che generato, usando così i due verbi per esprimere lo stesso medesimo concetto, quello secondo cui, colui che è generato o creato ‘viene all’esistenza’, è prodotto, formato, fatto. Dunque, prima che fosse stato generato o creato, egli non esisteva, tanto che Giovanni lo definisce: ‘principio della creazione di Dio’, e Salomone, allo stesso modo: ‘l’inizio della sua attività’. (Ap 3, 14; Pr 8, 22). In Apocalisse potrebbe esserci tanto un genitivo di origine quanto un genitivo soggettivo e dunque potremmo anche leggere “il principio della creazione da Dio”.
Anche Paolo, scrivendo ai Colossesi, disse che Egli è prototokos pases ktiseos cioè il primogenito di tutte le creature o di tutta la creazione (1, 15). Qui la CEI rende con ‘generato prima di ogni creatura ’ ma la parola usata da Paolo per primogentito è prototokos che non vuol dire precisamente “generato prima”. In greco, generato si dice gennao, mentre prototokos indica semplicemente, nel suo significato più naturale, il “primogenito” di una famiglia, senza alcun riferimento al concetto greco di gennao. Dunque in questo passo il Cristo mediatore della creazione è egli stesso presentato come un componente della famiglia delle creature divine. La prima delle creature di YHWH, “prima” sia in senso temporale che in quanto a rango, secondo il senso traslato di prototokos che indica anche la posizione di preminenza associata alla primogenitura.
Nella nota a questo versetto, la Bibbia di Gerusalemme commenta dicendo che: “si tratta del Cristo preesistente (…) che può essere detto creatura, ma anche primogenito nell’ordine della creazione, con un primato di eccellenza e di causa, come anche di tempo”. Così, la creazione del Cristo viene espressa nelle Scritture sia col verbo ‘generato’, che con il corrispondente sinonimo ‘creato’. Secondo Werner, “uno stesso autore può esprimersi in entrambe le maniere”. Persino Origene ci parla del Figlio come del più antico fra tutti gli esseri «creati».
Come si accennava in precedenza tanto il Vecchio Testamento quanto il Nuovo, usano il verbo generare nel senso di procreare, far nascere, creare, e questo sia con riferimento a popoli, a persone e a cose. Riguardo a Israele, Mosè ne parla come di un popolo generato da Dio, e nel suo cantico, dice: “La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato”.(Dt 32, 1
Anche delle cose inanimate, come la rugiada, la grandine e la brina che scendono dal cielo, è detto che furono generate da Dio: “Ha forse un padre la pioggia? O chi mette al mondo le gocce della rugiada? Dal seno di chi è uscito il ghiaccio e la brina del cielo chi l’ha generata?”. (Gb 38, 28-29) Un altro esempio lo troviamo nel contesto in cui il salmista parla dell’eternità di Dio, quando menzionando la terra e i monti, dice che questi furono generati da Dio stesso: “Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio”. (Sl 90, 2)
Anche nelle genealogie bibliche, il termine “generato” è alquanto comune, e viene usato tanto per testimoniare che quel figlio è nato da quel genitore, e stilare in tal modo un albero genealogico. Eppure nel Nuovo Testamento, benché Gesù sia Figlio, non si legge mai che sia stato generato dal Padre, il verbo gennao non è mai usato se non in senso di adozione messianica “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”, (Sl 2, 7; At 13, 33) oppure per descriverne la nascita terrena, ma mai per descriverne l’origine divina.
Che dire di Cristo? Se fu generato (creato) dal Padre, chi sarebbe stato generato: colui che esisteva già o colui che non era?
La conclusione ovvia è che Cristo, essendo Figlio, venne all’esistenza. Poiché fu creato, è inferiore al Padre, ebbe un inizio, di conseguenza è subordinato a Dio.
Emmaus@