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Sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, il destinatario delle preghiere è sempre stato il Padre. Nella Bibbia non sono mai rivolte preghiere a Gesù, né viene detto di pregarlo.
In Matteo 4, 10, nella conversazione che Gesù ebbe con Satana, tra le altre cose, disse: “Adora il Signore, tuo Dio; a lui solo rivolgi la tua preghiera”. (Parola del Signore) E’ chiaro, dunque, che Gesù vuole che le nostre preghiere siano rivolte solo al Padre, mentre il ruolo di Cristo nelle nostre preghiere, è quello di intermediario, mediatore, intercessore tra noi e Dio; infatti San Paolo scrisse: “E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre”. (Col 3, 17)
Quando la scrittura dice: “nel nome del Signore Gesù” o “per mezzo di lui”, non vuol dire che noi pregheremo Gesù, e lui a sua volta trasferirà al Padre la nostra richiesta, piuttosto, rivolgeremo al Padre le nostre preghiere, certi che la nostra fede nel prezioso sangue sparso da Cristo in nostro favore, permetterà alle nostre preghiere di giungere all’Altissimo Sovrano dell’Universo.
Cosa intende dire allora Filippesi 2, 10, quando dice: “Perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto la terra”? Queste parole vogliono essere un invito a rivolgere la nostra preghiera a Gesù? No! Questa frase indica qual è il nome nel quale tutti coloro che si piegano in ginocchio [al Padre], si uniscono in preghiera e in adorazione, grazie a Cristo Gesù che rende tutti i cristiani uniti nell’adorazione del solo vero Dio.
Una scrittura che sembra voler sostenere la legittimità della preghiera rivolta a Gesù, è quella di Atti 7, 59 , nella quale si legge: “E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito».” In altre versioni, nello stesso passo, al posto del verbo “pregare”, viene usato il verbo greco epikaleomai, che ha il senso di “invocare”. In realtà, quando nelle Scritture si fa riferimento alla preghiera rivolta a Dio, (vedi At 6,6; 8,15; 9,11; 10,4), è usato il verbo greco proseuchomai, termine relativo alla preghiera rivolta a Dio. Nella scrittura in questione, invece, (come anche in At 8,31 e 9,38 [invitare]) viene usato il verbo greco epikaleomai, che ha il senso di chiamare, interpellare, invocare, fare appello.
La ragione per cui in Atti 7, 59 viene usato il verbo greco epikaleomai, invece del verbo proseuchomai, è ovvia: lo scrittore ispirato non voleva attribuire a Stefano una preghiera rivolta a Gesù, ma una richiesta, un appello. Richieste e suppliche, infatti, possono essere rivolte anche a uomini, (vedi At 25,11: “mi appello a Cesare”), ma in questi casi ci si riferisce ad una preghiera comune, una richiesta, una supplica, che è assai diversa dalla preghiera in senso religioso, quella rivolta a Dio.
Gesù disse: “Io sono la via…Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Gv 14, 6)
Dovremmo quindi rivolgere le nostre preghiere a Dio tramite Gesù, non direttamente a Gesù!

Saluti/Emmaus@