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Proverbi 8, 22

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2007 15:35
08/02/2007 10:50
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Nonostante la sua sempiterna potenza e divinità, ci fu un preciso momento in cui Dio, la cui Identità è personificata nell’agàpe, decise di darsi voce attraverso un Figlio, il suo Primogenito, la Parola di Dio, (greco: ho Lògos), che non è ‘Parola’ nel senso di espressione vocale o di voce di Dio, ma è tale perché dichiara la parola, essendone portavoce, ministro e rappresentante del Padre. Questi, sarebbe divenuto l’Architetto di Dio, Artefice della creazione.
Così, colui al quale il titolo di ‘Figlio’ è dato per eccellenza, risultò essere la prima delle imprese compiute dal Creatore:

“Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicchè le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; mi ricreavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”.

“Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza” , testimonia di sé e racconta ‘in questo caso la sapienza come opera del creatore, che allo stesso tempo è signore e perfezionatore della storia. Non c’è nessuna contraddizione nell’affermazione che Cristo è la sapienza di Dio’ , e come tale era con Dio durante l’esecuzione dei lavori. L’apostolo Paolo confermò ulteriormente il concetto secondo cui Cristo è la “Sapienza” di Dio, quando scrisse: “predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”. (1 Cor 1, 24)

Quello di Proverbi 8 è un ‘passo celebre che colloca la sapienza alle origini dell’universo come la prima delle opere di Dio, presente come ordinatrice a tutta la creazione. Gli autori del NT, soprattutto Paolo e Giovanni, ricorreranno a questo testo per esprimere il mistero di Gesù Cristo e la sua opera, affermando che egli è la sapienza di Dio per noi, colui nel quale si assomma tutto ciò che Dio ha voluto comunicarci su di sé. La sapienza è raffigurata come l’architetto che esegue il disegno di Dio mettendo ogni cosa da lui creata al posto giusto. Una lettura cristiana vedrà in questo quadro un’allegoria secondo cui la sapienza è Cristo’.

Eusebio di Cesarea, in Storia ecclesiastica, (I, 2:14, 15) lo conferma, quando scrive: “Che esista una sostanza anteriore al mondo e sussistente, che ubbidisce ai comandi del Padre e Dio dell’universo per creare tutte le cose viventi, chiamata Verbo di Dio e Sapienza, è possibile apprenderlo, oltre che dalle prove già apportate, anche dalla Sapienza in persona, che con chiarezza rivela di sé queste cose per bocca di Salomone”.

Il fatto che Salomone parli della Sapienza come di qualcosa “creata”, [in ebraico qanàni, reso dalla versione greca dei LXX con èktisèn me] - “il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni opera”(Pr 8, 22), - indica che col termine Sapienza non si riferisce alla qualità posseduta dal Creatore, ma la sapienza di Dio condivisa col suo diletto Figlio, è personificata da Cristo, sapiente Artefice e collaboratore di Dio nella creazione.
Non è che Dio si sentisse in qualche modo ‘solo’ o ‘incompleto’, per cui decise di avere un Figlio che lo aiutasse nella realizzazione del suo progetto creativo, no! Il Figlio che Dio volle, fu il risultato della gioia incontenibile che l’Onnipotente provava guardando alla bellezza dei lavori che aveva in ‘cantiere’, il desiderio di condivisione di un progetto già esistente nel pensiero di Dio.

Emmaus@
08/02/2007 11:13
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Re:

Scritto da: Emmaus@ 08/02/2007 10.50
Il fatto che Salomone parli della Sapienza come di qualcosa “creata”, [in ebraico qanàni, reso dalla versione greca dei LXX con èktisèn me] - “il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni opera”(Pr 8, 22), - indica che col termine Sapienza non si riferisce alla qualità posseduta dal Creatore, ma la sapienza di Dio condivisa col suo diletto Figlio, è personificata da Cristo, sapiente Artefice e collaboratore di Dio nella creazione.
Non è che Dio si sentisse in qualche modo ‘solo’ o ‘incompleto’, per cui decise di avere un Figlio che lo aiutasse nella realizzazione del suo progetto creativo, no! Il Figlio che Dio volle, fu il risultato della gioia incontenibile che l’Onnipotente provava guardando alla bellezza dei lavori che aveva in ‘cantiere’, il desiderio di condivisione di un progetto già esistente nel pensiero di Dio.

Emmaus@



Pace del Signore!

...perdonami Emmaus ma questo collegamento, tra la Sapienza del capitolo dei proverbi e il concetto di generazione del Figlio stride come chi si arrampica sugli specchi...
...mi aspetto qualcosa di piu' solido per provare la Creazione del Figlio da parte del Padre! e non interpretazione poetica di un passo sapienzale della tradizione ebraica.
...Efesini 4:15 "ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo."
08/02/2007 11:54
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Cercherò di essere più completo, allargando il concetto esposto nel mio precedente post.

Il Creatore del cielo e della terra esiste da sempre. Egli è l’Antico dei giorni [?Attiq Yohmin], l’Eterno, l’Increato, da tempo nascosto fino a tempo nascosto [‘ohlàm].

In un imprecisato momento della sua eternità, Dio creò un Figlio, ‘l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura’ [prototokos pases ktiseos] (Col 1, 15). Il Figlio dell’Onnipotente Dio, è detto anche l’«Amen», colui che compie, che adempie, il testimone fedele e veritiero, il «principio della creazione di Dio». (Ap 3, 14) Sì, ‘in principio Dio creò il cielo e la terra’, in quel ‘principio’ il Figlio era ‘la Parola’, e ‘la Parola era con Dio’. (Gn 1, 1; Gv 1,1)

Fu in quel ‘principio’ che il Figlio divenne la Sapienza di Dio, e come tale testimoniò d’essere stata costituita, fin dal principio, dagli inizi dei secoli. “Quando non esistevano gli abissi”, dice la Sapienza, “ io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata”. (Pr 8, 23-25)

Atanasio, in polemica con Ario, volle leggere una distinzione tra l’azione divina di generare e quella di creare. Nel concilio di Nicea del 325 si formulò la dichiarazione di fede, a sostegno della consustanzialità tra il Padre e il Figlio, la quale ad un certo punto dice: ‘Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre.’

Secondo la teologia niceana, la precisazione che viene fatta dalle parole “generato, non creato”, è fondamentale, in quanto: proprio come la luce genera luce e gli uomini generano uomini, allo stesso modo Dio genera Dio, così che il Dio generato avrebbe tutte le caratteristiche della natura del Dio ingenerato, la sua eternità, l’onnipotenza, l’onniscienza e la consustanzialità, ossia l’identità del Figlio al Padre, uguali in natura e dignità.

L’uso del termine “generato” forse è più adatto rispetto al verbo “creato” – si differenziano per una sostanziale sfumatura: generare significa trasmettere la vita, mentre creare significa produrre dal niente. Così, colui che è generato, è dello stesso “genere” di chi lo genera mentre “creare” è specialmente riferito a esseri divini, a Dio, e significa “produrre dal nulla, far nascere, inventare, suscitare”.

Ma un’attenta e completa lettura del brano di Proverbi menzionato all’inizio, rivela che tale ‘generazione’ è sinonimo di ‘creazione’. Basta leggere il versetto precedente, (v.22) per avere la convinzione dell’obiettiva identità dei due concetti: “Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività”. La versione greca dei Settanta qui rende con un inequivocabile èktisèn me, e così le altre versioni antiche come la siriaca, la vetus latina e il targum, che rendono con “mi creava”. Si è spesso argomentato che il verbo ebraico qanàh sia spesso usato nel senso di acquistare o partorire un figlio. Eva chiama il primogenito Qayin poiché lo aveva acquistato [quanithì] con l’aiuto di YHWH. Ma dobbiamo notare che quando il soggetto è Dio il verbo qanàh è usato sempre nel senso di redimere qualcuno, di adottarlo quale figlio, oppure nel senso di creare . Così per quanto riguarda Dio il concetto di “padre” è legato non tanto all’idea di generazione quanto a quella di creazione (Is 64, [SM=g27989] . Dio come Padre crea i cieli, genera la terra e fa nascere i monti. (Sl 90, 2)

Di colui che personifica la Sapienza di Dio, viene detto dunque, che è stato sia creato che generato, usando così i due verbi per esprimere lo stesso medesimo concetto, quello secondo cui, colui che è generato o creato ‘viene all’esistenza’, è prodotto, formato, fatto. Dunque, prima che fosse stato generato o creato, egli non esisteva, tanto che Giovanni lo definisce: ‘principio della creazione di Dio’, e Salomone, allo stesso modo: ‘l’inizio della sua attività’. (Ap 3, 14; Pr 8, 22). In Apocalisse potrebbe esserci tanto un genitivo di origine quanto un genitivo soggettivo e dunque potremmo anche leggere “il principio della creazione da Dio”.

Anche Paolo, scrivendo ai Colossesi, disse che Egli è prototokos pases ktiseos cioè il primogenito di tutte le creature o di tutta la creazione (1, 15). Qui la CEI rende con ‘generato prima di ogni creatura ’ ma la parola usata da Paolo per primogentito è prototokos che non vuol dire precisamente “generato prima”. In greco, generato si dice gennao, mentre prototokos indica semplicemente, nel suo significato più naturale, il “primogenito” di una famiglia, senza alcun riferimento al concetto greco di gennao. Dunque in questo passo il Cristo mediatore della creazione è egli stesso presentato come un componente della famiglia delle creature divine. La prima delle creature di YHWH, “prima” sia in senso temporale che in quanto a rango, secondo il senso traslato di prototokos che indica anche la posizione di preminenza associata alla primogenitura.

Nella nota a questo versetto, la Bibbia di Gerusalemme commenta dicendo che: “si tratta del Cristo preesistente (…) che può essere detto creatura, ma anche primogenito nell’ordine della creazione, con un primato di eccellenza e di causa, come anche di tempo”. Così, la creazione del Cristo viene espressa nelle Scritture sia col verbo ‘generato’, che con il corrispondente sinonimo ‘creato’. Secondo Werner, “uno stesso autore può esprimersi in entrambe le maniere”. Persino Origene ci parla del Figlio come del più antico fra tutti gli esseri «creati».

Come si accennava in precedenza tanto il Vecchio Testamento quanto il Nuovo, usano il verbo generare nel senso di procreare, far nascere, creare, e questo sia con riferimento a popoli, a persone e a cose. Riguardo a Israele, Mosè ne parla come di un popolo generato da Dio, e nel suo cantico, dice: “La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato”.(Dt 32, 1[SM=g27989]

Anche delle cose inanimate, come la rugiada, la grandine e la brina che scendono dal cielo, è detto che furono generate da Dio: “Ha forse un padre la pioggia? O chi mette al mondo le gocce della rugiada? Dal seno di chi è uscito il ghiaccio e la brina del cielo chi l’ha generata?”. (Gb 38, 28-29) Un altro esempio lo troviamo nel contesto in cui il salmista parla dell’eternità di Dio, quando menzionando la terra e i monti, dice che questi furono generati da Dio stesso: “Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio”. (Sl 90, 2)

Anche nelle genealogie bibliche, il termine “generato” è alquanto comune, e viene usato tanto per testimoniare che quel figlio è nato da quel genitore, e stilare in tal modo un albero genealogico. Eppure nel Nuovo Testamento, benché Gesù sia Figlio, non si legge mai che sia stato generato dal Padre, il verbo gennao non è mai usato se non in senso di adozione messianica “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”, (Sl 2, 7; At 13, 33) oppure per descriverne la nascita terrena, ma mai per descriverne l’origine divina.

Che dire di Cristo? Se fu generato (creato) dal Padre, chi sarebbe stato generato: colui che esisteva già o colui che non era?
La conclusione ovvia è che Cristo, essendo Figlio, venne all’esistenza. Poiché fu creato, è inferiore al Padre, ebbe un inizio, di conseguenza è subordinato a Dio.

Emmaus@

08/02/2007 13:36
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Caro Emmaus, è vero il passo di Pr 8:22 è molto celebre, ma non possiamo, semplicemente perchè in quel passo si parla della Sapienza, collegare ogni dettaglio di quel capitolo al Signore Gesù.

Innanzitutto una nota per quanto concerne il verbo "qanah" che è ben diverso da "barà" termine che in ebraico indica l'atto creativo sebbene possa avere anche il significato di "tagliare".

Qanah può indicare in qualche passo l'atto creativo ma può essere tradotto anche con "possedere", ed in moltissimi casi ha proprio questo significato.

Perciò si può benissimo tradurre con "L'Eterno mi possedette oppure mi ebbe con sè", senza per questo motivo pensare ad un atto creativo. Un'altra cosa da considerare è che Pr 8 è un passo sapienziale, poetico, in cui la Sapienza di Dio viene "personificata", linguaggio letterario che si trova nella Scrittura. Ma essendo un brano poetico e non un brano dottrinale o narrativo, deve essere considerato come un brano poetico pieno di allegorie e metafore.

Anche perchè se si dicesse che la Sapienza di Dio ha avuto un'inizio si arriverebbe all'assurdo che Dio per un certo momento anche se brevissimo non ha avuto Sapienza. [SM=g27994]

[SM=g27985]

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Re:

Scritto da: andreiu2 08/02/2007 13.36

Anche perchè se si dicesse che la Sapienza di Dio ha avuto un'inizio si arriverebbe all'assurdo che Dio per un certo momento anche se brevissimo non ha avuto Sapienza. [SM=g27994]

[SM=g27985]



Libero di credere ciò che reputi più attendibile, Andrea, tuttavia l'ipotesi che ho elaborato trova moltissimi collegamenti con tutte le Scritture, e non si sta trattando di una semplice espressione "poetica"!

Circa la Sapienza di Dio, il fatto che ebbe un inizio in Cristo Gesù, non significa affatto che ci fu un tempo, seppur breve, in cui l'Onnipotente non aveva sapienza!
La Sapienza che ha il suo inizio in Proverbi 8 è la sapienza di Dio personificata nel suo diletto Figliolo: in Cristo si rese manifesta la sapienza divina!

Saluti

Emmaus@
08/02/2007 14:15
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Re: Re:

Scritto da: Emmaus@ 08/02/2007 14.07

Libero di credere ciò che reputi più attendibile, Andrea, tuttavia l'ipotesi che ho elaborato trova moltissimi collegamenti con tutte le Scritture, e non si sta trattando di una semplice espressione "poetica"!



Che Pr 8 si possa ad esempio collegare con 1 Corinzi quando Paolo dice che Gesù è Sapienza di Dio, mi trova d'accordo. Ciò che reputo strano è che tutto il brano si riferisca a Gesù, quando è chiaro che l'intento dell'autore era quello di dire che per mezzo della Sapienza di Dio tutto è venuto all'esistenza.




[SM=g27985]

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08/02/2007 14:28
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Re: Re: Re:

Scritto da: andreiu2 08/02/2007 14.15

Che Pr 8 si possa ad esempio collegare con 1 Corinzi quando Paolo dice che Gesù è Sapienza di Dio, mi trova d'accordo. Ciò che reputo strano è che tutto il brano si riferisca a Gesù, quando è chiaro che l'intento dell'autore era quello di dire che per mezzo della Sapienza di Dio tutto è venuto all'esistenza.



Al di là del fatto che Paolo in 1 Corinzi parla di Gesù come della Sapienza di Dio, perchè non provi a rileggere il brano di Proverbi alla luce di ciò che scrisse successivamente l'Apostolo in Colossesi 1, 15-20 ?
Questo è solo uno dei passi collegati a Proverbi.

Saluti

Emmaus@
08/02/2007 15:35
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Emmaus@ 08/02/2007 14.28

Al di là del fatto che Paolo in 1 Corinzi parla di Gesù come della Sapienza di Dio, perchè non provi a rileggere il brano di Proverbi alla luce di ciò che scrisse successivamente l'Apostolo in Colossesi 1, 15-20 ?
Questo è solo uno dei passi collegati a Proverbi.

Saluti

Emmaus@



Già fatto. L'espressione più significativa visto l'argomento è senza dubbio quel "prototokos pases ktiseos" che però ben si comprende alla luce degli obiettivi di Paolo, ovvero stabilire che "Egli ha il primato in ogni cosa". Il termine Primogenito in questo caso non ha il significato di "primo nato" ma di "preminenza e dignità" come si può evincere da altri passi.

Ma in questo caso andiamo OT [SM=g27991]

[SM=g27988]



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