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Giovanni 14, 28

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2008 23:15
08/02/2007 12:31
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Registrato il: 18/01/2007
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ma io trovo scritto per esempio in Apocalisse 1;8 «Io sono l'alfa e l'omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente». Questo detto di DIO ma poi poco piu' in la al v.17 "«Non temere, io sono il primo e l'ultimo, 18 e il vivente" Questo riferito al Figlio di Dio.



Esaminiamo il significato di queste scritture che, a primo acchito, farebbero di Gesù e del Padre suo, lo stesso unico Dio.
La prima è quella di Isaia 48, 12, nella quale Dio esorta Israele con queste parole: “Ascoltami, Giacobbe, e tu, Israele, che io ho chiamato. Io sono; io sono il primo e sono pure l’ultimo”. (NR) Nella seconda, quella di Apocalisse 1, 17, si legge la testimonianza dell’apostolo Giovanni, il quale, con riferimento al Cristo, racconta: “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: ‘Non temere, io sono il primo e l’ultimo’. (NR)
Come si può notare, tanto Dio quanto Gesù, nelle due diverse circostanze, parlano di sé come del “primo e ultimo”.
Il fatto che entrambi si definiscano tali, li rende effettivamente un unico Dio? No, e un’analisi della forma grammaticale e del contesto, mostrano il perché!

In Isaia, le parole che Dio rivolse al suo popolo, quando si presentò dicendo: “Io sono il primo e sono pure l’ultimo”, in greco sono rese così: “ego eimi protos kai eschatos”, a differenza delle parole che Gesù rivolse a Giovanni, nella sua Apocalisse, che in greco sono: “ego eimi ho protos kai ho eschatos”.
La forma grammaticale delle due espressioni, presenta una chiara distinzione: mentre nelle parole di Gesù c’è la presenza dell’articolo determinativo ho, mostrando in tal modo che “primo e ultimo” riferito a Cristo è un titolo, nelle parole pronunciate da Dio stesso, l’articolo manca, descrivendo così la qualità o la natura di Dio.

Dando uno sguardo anche al contesto delle parole riferite a Gesù, noteremo che, il ‘primo e ultimo’ di Apocalisse, è relativo al Cristo risorto, in quanto, al versetto successivo Gesù è chiamato “il vivente”, aggiungendo: “Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades”. ( Ap 1,1[SM=g27989]

Comprendiamo, dunque, che: mentre “protos kai eschatos”, riferito a Dio, ne descrive la natura eterna, quando si riferisce al Cristo è per descriverne la sua ‘primizia’ dai morti, il suo privilegio d’essere il primo e l’ultimo ad essere risuscitato direttamente da Dio.
“E’ lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato”. (Col 1, 18 NR) Tutti gli altri, ritorneranno in vita, mediante la risurrezione, per mezzo di Cristo Gesù, in quanto, “quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori”. (Gv 5, 28 NR)

Come puoi vedere, dunque, l’attribuzione dello stesso appellativo, non fa del Padre e del Figlio, un unico Dio!



Non concordo, infatti quando si riferisce all'inferorita' del Cristo si sta parlando della sua natura puramente Umana...in tal senso, in quanto legato al tempo, allo spazio fisico e' inferiore ma NON PER QUANTO RIGUARDA LA SUA NATURA DIVINA.



L’apostolo Giovanni, dopo più di 60 anni che Gesù era tornato alla vita celeste, scrisse la sua Apocalisse, nella quale parla del Signore Gesù risuscitato e del “suo Dio e Padre”. (Ap 1, 6) Benchè tornato nella sua posizione divina, Gesù continua a considerare il Padre ‘suo Dio’, non più come uomo, (come potrebbe giustificare qualunque sostenitore di una trinità coeguale), ma come Figlio di Dio asceso al cielo, in una posizione subordinata e sottomessa al Padre, visto che continua a parlarne come di una persona superiore a lui: «Il vittorioso, lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio e giammai ne uscirà; vi scriverò il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo da presso il mio Dio».

Quando alla risurrezione, Gesù ritorna ‘nella posizione del seno del Padre’, è ovvio che non intende dire ‘nella persona del Padre’ o ‘nella persona di Dio’, ma “accanto al Padre”, che continua ad essere il suo Dio. Rafforzano ancora questo concetto le seguenti parole di Paolo ai Colossesi: «Cercate le cose del cielo, dove Cristo regna accanto a Dio».

Degno di nota è anche il passo di Giovanni 16,28 (NR), che dice: “Sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo, e vado al Padre”.
Quando il Vangelo, nel riportare le parole pronunciate da Gesù, dice: “vado al Padre”, usa l’espressione greca “poreumai pros ton patera”, parole presenti anche in Giovanni 1,1 dove, per esprimere la posizione occupata da Gesù prima di venire sulla terra, dice che Gesù era “pros ton theon”, e subito dopo dice che ritorna “pros ton patera”, ovvero: non dentro a un qualche Essere composito, ma dove si trovava prima, cioè “presso il Padre”, l’unico Dio.

Un’altra occasione in cui il Figlio viene visto in una posizione inferiore rispetto a Dio, fu quando Stefano, il primo martire cristiano, fu lapidato. Poco prima di spirare Dio volle rafforzare la sua fede dandogli una visione anticipata della gloria celeste.
Così, “pieno di Spirito santo, guardando fisso verso il cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio, e disse: ‘Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta in piedi alla destra di Dio”’.
Gesù, benché tornato alla gloria celeste, continua ad essere distinto da Dio. In effetti, se Gesù e il Padre avessero formato insieme la Divinità, “il Dio”, la scrittura avrebbe detto che ‘stava nel Padre’, invece conferma la sua subordinazione, la posizione inferiore, in quanto, mentre Dio sta assiso sul trono, Gesù rimane alla sua destra (in una posizione approvata), accanto a Dio, il suo stesso Dio!

In una delle sue visioni proiettate verso tempi futuri, - quando il Figlio avrebbe ricevuto da Dio il potere regale allo scopo di infrangere e distruggere tutti i regni della terra, - il profeta Daniele vide una scena simile a quella raccontata da Stefano. Daniele scrive: «Io guardavo nelle visioni notturne: ecco sulle nubi del cielo venire uno simile ad un Figlio d’uomo; arrivò fino all’Antico di giorni e fu fatto avvicinare davanti a lui. A lui fu concesso potere, forza e dominio e tutti i popoli, le nazioni e le lingue lo servirono. Il suo potere è un potere eterno che non finirà e il suo dominio è un dominio eterno che non sarà distrutto». Anche in questo caso, il Figlio viene visto come persona distinta e inferiore a Dio: si avvicina a colui che è Eterno, e da lui riceve il potere.
Questo potere non finirà mai, dal momento che i suoi benefici dureranno per sempre e “non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo.”

Ma, una volta espletato il suo ruolo, una volta che il Figlio avrà completato la sua vittoria eliminando per sempre la morte, sottomettendo ogni cosa a Dio e distruggendo il principale nemico di Dio , a quel punto accadrà ciò che profetizza Paolo: «Quindi la fine, quando consegnerà il regno a Dio e Padre, quando renderà inoperante ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che lui regni fino a che ponga tutti i nemici sotto i piedi di lui. Ultimo nemico sarà resa inoperante la morte; tutte le cose infatti sottomise sotto i piedi di lui. Quando però dice che tutte le cose sono sottomesse, è chiaro che è eccetto l’avente sottomesso a lui le cose tutte. Quando poi saranno sottomesse a lui le cose tutte, allora lo stesso Figlio sarà sottomesso all’avente sottomesso a lui le cose tutte, affinché sia Dio le cose tutte in tutti» .

Qui, la sottomissione del Figlio è molto chiara: “egli consegnerà il regno al suo Dio e Padre” e “il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso [hupotaxanti] ogni cosa”!
E’ alquanto ovvio che in questo contesto non si sta parlando della sottomissione del Figlio ‘in quanto uomo’, ma del Cristo risorto, tornato nella sua posizione divina, alla gloria dei cieli, e seduto alla destra di Dio. La sua posizione, resta sempre subordinata e inferiore a quella di Dio. Addirittura, riconsegnerà il regno a Dio, affinché sia tutto in tutti.



...ma io ho i preconcetti religiosi confezionati...e tu prediche cose che gia' nel primo secolo erano combattute e considerate non valide...mai sentito parlare dei Nicolaiti?



Prova a leggere la storia del Cristianesimo primitivo, e vedi un pò se il subordinazionismo subentrò successivamente al trinitarismo, o le cose non siano effettivamente al contrario.
Su questo posterò qualcosa nella sezione appropriata!

Cordialità

Emmaus@
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