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Giovanni 14, 28

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2008 23:15
08/02/2007 11:46
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Il fatto che Gesù sia definito ‘Dio’, non vuol dire che in cielo esistano più Dèi, che coesistano divinità uguali e distinte nello stesso Dio, o che Dio si manifesti in modi differenti, prendendo forma di Padre, di Figlio o Spirito santo. Il titolo ‘Dio’ attribuito al Figlio, è da intendersi rispetto alla razza umana, non rispetto a chi condivide la sua natura spirituale. Infatti, mentre le Scritture parlano del Padre come del Dio di Gesù, in nessun posto si legge che Gesù è Dio del Padre.

Gesù è ‘Dio potente’, perché si pone quale rappresentante e ‘strumento’ per spiegarci il solo vero Dio, ma rispetto al Padre, (l’Iddio Onnipotente), egli è inferiore, sottomesso, a Lui dipendente. E’ per questa ragione che Gesù potè dire:‘il Padre è maggiore di me’. (Gv 14, 2[SM=g27989]
Per lui il Padre era anche il suo Dio, Colui al quale doveva ubbidire, e con sottomissione e abnegazione assolvere i ruoli o gli incarichi affidatigli dal Padre.
‘Il Padre è più di lui, perché in lui Gesù ha le sue origini, il Padre lo ha consacrato e inviato e tutto ciò che Gesù ha, proviene dal Padre’.

Per Cristo, dunque, il Padre è sempre stato maggiore rispetto a lui, e non solo in quanto uomo, ma anche nei tempi antecedenti e successivi alla sua esperienza umana sulla terra, quando visse e poi tornò a rivivere nei cieli la sua esistenza divina.

Per illustrare il legame che esiste tra il Padre e il Figlio, possiamo prendere a prestito l’esempio biblico dell’unione che esiste tra marito e moglie. Anche se parliamo di nature differenti, (la prima spirituale e divina, la seconda carnale e umana), di fatto si tratta di una similitudine.
Quando Dio creò la prima coppia umana, la creò a sua immagine e somiglianza (Gn 1, 27) e Dio disse loro: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”.

L’atto matrimoniale in sé, unì l’uomo e la donna, rendendoli “una sola carne”, proprio come disse Gesù: “Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.
L’argomentazione di Cristo è ovvia: benché siano due persone distinte, con la propria personalità e il proprio carattere, tuttavia l’unione matrimoniale li rende ‘uno’, intimamente uniti.

La stessa esortazione a non separare ciò che Dio ha aggiogato insieme, è una chiara conclusione che si sta parlando di persone distinte ma unite nel conseguimento degli stessi progetti, scopi, obiettivi e intenti, e non di una sola carne o persona in senso letterale, né di una forma o modo di apparire occasionale: ora in forma di marito, ora in forma di moglie.

Il racconto biblico sulla relazione tra marito e moglie, rivela il tipo di relazione che esiste tra il Padre e il Figlio: una relazione di intima unione, espressa anche in altri passi biblici, come le seguenti scritture:
«Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica».(1°Cor 3, 8 NR)

«Che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io in te, anch’essi siano in noi: affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato». (Gv 17, 21 NR)

«Io e il Padre siamo una cosa sola». (Gv 10, 30)

Oltre a fare luce sul significato di unione, le Scritture rivelano anche una dipendenza dell’uno verso l’altro. Al riguardo, Paolo disse: ‘Voglio che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio’.
Benché marito e moglie siano ‘una cosa sola, tuttavia, Paolo parla anche di una posizione gerarchica: il marito è capo della moglie, come Dio (il Padre) lo è di Cristo (il Figlio) . Infatti, proprio come la moglie appartiene al marito, allo stesso modo ‘Cristo è di Dio’.

Comprendiamo così che, non solo il Padre e il Figlio sono due entità spirituali a sé stanti, ma nello stesso tempo occupano una differente posizione.
La differenza gerarchica tra Padre e Figlio, non riguarda solo il periodo in cui Gesù fece la sua esperienza come uomo sulla terra, ma sia prima di divenire uomo che dopo essere tornato al Padre, continuò a dipendere da Lui, il suo Dio e Padre.

I Vangeli, le lettere apostoliche e l’Apocalisse, furono scritte dopo l’ascensione di Cristo in cielo, quando ritornò nella posizione “che è nel seno del Padre”.

Se dunque il Figlio, avesse detto che ‘il Padre è maggiore’ di lui, solo perché in quel momento era uomo, come minimo le Scritture avrebbero parlato successivamente di lui come del Figlio che tornò ad essere Dio, coeguale e coeterno col Padre. Invece, nulla di tutto ciò!
Benché in qualche caso, le Scritture definiscano Gesù ‘Dio’, ciò nonostante, continuano a parlare del Figlio come di uno che, pur essendo tornato ai cieli, rimane comunque inferiore, subordinato e sottomesso al Padre.

Già come uomo, durante la sua vita terrena, si espresse molte volte facendo riferimento al Padre come al suo Dio. Egli, ad esempio, mentre era in punto di morte, urlò al Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Se Cristo fosse stato davvero ‘Dio-Uomo’, non avrebbe avuto alcun senso pregare se stesso. Invece, supplicò il suo Dio e Padre, fiducioso che l’avrebbe aiutato a bere da quel calice di vino amaro: « Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek ».

L’angoscia e la passione con la quale Gesù gridò al Padre, mostrano la sua completa natura umana, il suo estremo bisogno di Dio, la necessità di ricevere quella forza oltre il normale che Dio elargisce attraverso il suo Spirito.
Tutto questo dimostra che Gesù, quando visse come uomo, era solo uomo e non Dio. Se tale poteva considerarlo la gente comune, era per le cose straordinarie che Dio compiva attraverso lui, non perché credessero che Gesù fosse Dio in terra, perché “Dio nessuno l’ha mai visto”.

Emmaus@
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