00 10/12/2007 21:25
Sorvolo sui versi citati a caso.

Per essere precisi le traduzioni avrebbero dovuto rendere il tetragramma così come pervenuto, ma poi come avresti reso la pronuncia?

Ecco che alcune traduzioni vertono per la tradizione orale (Adonay), visto che tra gli ebrei non veniva mai pronunziato,
altri rendono l’Eterno in considerazione che il “tetragramma YHWH”, deriva probabilmente da una forma ebraica arcaica del verbo essere e potrebbe voler dire: "Colui che è", "Colui che esiste", "Colui che fa esistere", "Colui che mostrerà di esistere", "L'Esistente", "L'Essere", “L’Eterno”,

altri ancora (Targum di Jonathan e Targum di Gerusalemme) sono convinti che il “tetragramma YHWH” sia una forma causativa imperfetta attiva (hiphil) del verbo essere (hayah): in tal caso la traduzione di Esodo 3,14 sarebbe “Colui che porta all’esistenza”, “Colui che realizza la promessa”, “Colui che fa essere”, “Il Creatore”.

Secondo altri YHWH sarebbe invece una forma semplice imperfetta attiva (qal): la traduzione di Esodo 3,14 dovrebbe allora essere “Io sono quello che sono” (Vulgata), “Io sono colui che è” (Settanta), “Io sarò quello che sarò” (Aquila e Teodozione), “L’Eterno” (Versione Arabica).

Interessante è la testimonianza di Clemente Alessandrino (150-215 d. C.) che ricorda come il Santo Nome composto da quattro lettere ebraiche, fosse riprodotto solo nel Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme, con la pronuncia “Jahoué”, “Colui che è e che sarà”.

Come vedi continuare a dire che una traduzione rende la forma sicura del nome Divino, è una forzatura.
[Modificato da Asaf 10/12/2007 21:26]