00 16/02/2008 14:17
Il Nome 2
PARTE SECONDA


LA RETTA PRONUNCIA DEL NOME


Premessa
La questione della retta pronuncia del Nome Divino (del sacro tetragramma) è di secondaria importanza. Noi la trattiamo soprattutto perché i tdG ne fanno uno strumento di propaganda settaria, insistendo che Dio deve essere chiamato Geova, anche se alcune volte seguono una tattica diversa. In circostanze adatte, aggiungono che la Chiesa Cattolica, gli ecclesiastici vi hanno ingannato, nascondendovi il nome proprio di Dio “Geova”.
In questi ultimi tempi - già l'abbiamo notato - seguono una tattica ambigua e ingannevole come in tante altre cose. Vi dicono che “la pronuncia originale del nome di Dio non è più conosciuta. E in effetti non è importante” ". Tuttavia la forma Geova sarebbe nota e comune a differenza di Yahve. Geova sarebbe la pronuncia “naturalizzata” nella maggioranza delle lingue, sarebbe la pronuncia “tradizionale”, quella in uso da molti secoli ed è estesamente conosciuta.
Linguaggio - ripetiamo - ambiguo, settario, contraddittorio, che ha come unico scopo quello di ingannare le persone ignoranti, incapaci di ra- gionare e di discernere (cf. 1 Tessalonicesi 5,21): uno sforzo menzognero per confondere le idee e oscurare la verità.


La pronuncia esatta
Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi della Bibbia ci assicurano che Geova è un termine assurdo, non giustificato da alcuna lettura valida; la forma Jahve (o Yahweh) è quella più sicura scientificamente. Cerchiamo di spiegare come sono andate le cose.
1 - Nella lingua ebraica, come già abbiamo detto all'inizio di questo opuscolo, il Nome Divino rivelato da Dio a Mosè (cfr. Esodo 3, 13-16) era scritto con quattro lettere-consonanti, che trascritte, ossia riportate (non tradotte) nel nostro alfabeto corrispondono a JHVH (inglese YHWH).
E' il sacro tetragramma (= quattro lettere sacre).

Gli antichi Ebrei, nei loro libri e rotoli (pergamene, papiri), scrivevano solo le consonanti delle singole parole. La persona poi che sapeva leggere, aggiungeva le vocali appropriata per poter pronunciare correttamente le parole. Qualcosa di simile facciamo noi, in italiano, con gli accenti delle parole: benché non segnati, la persona istruita pone gli accenti là dove vanno posti. Non dirà tavòlo, ma tàvolo, benché la parola tavolo non abbia segnato alcun accento.

2 - Quali vocali aggiungevano gli antichi Ebrei alle quattro consonanti del Nome Divino, ossia al sacro tetragramma (JHVH)? Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi ritiene che le vocali proprie del tetragramma erano a ed e, per cui la pronuncia esatta del Nome Divino è iáhve.

Numerose testimonianze inducono a credere che sia proprio così. Ricordiamone alcune:
a) Vi sono nella Bibbia molti nomi teòfori, vale a dire composti col nome di Dio (letteralmente portatori di Dio). In tutti questi casi il nome di Dio è Jah o Jahu, che sono forme abbreviate di Jahve. Per esempio, Isaia risulta composto da jesha (= salvezza) e Jah o iahu (cioè Jahve). Isaia vuol dire “Jahve salva”. La stessa cosa per Adonia, Geremia, Elia ecc. (Elia = El, cioè Dio, è Jahve).
Alcune volte il nome di Dio Jah o Jahu si trova nella prima parte dei nomi, e allora era pronunciato Jeh o Jehu conforme a una nota regola fonetica della grammatica ebraica, per cui la vocale a, all'inizio di parola, prendeva il suono di una e. Caso tipico è il nome Jeshúa (Gesù), forma tardiva dell'ebraico Jehóshúa (Giosuè). La prima parte di Jeshúa è Jah, pronunciato Jeh, che è una abbreviazione di Jahve. 1 traduttori greci hanno reso Jeshua con Jesous. Il suo significato è, “Jahve salva”.
b) Parimenti nella parola ebraica Alleluia. La seconda parte di questa parola è sicuramente Jah, forma abbreviata di Jahve, e vuol dire “Lodate jahve”. Ragion per cui quando i tdG scrivono e dicono che -Alleluia significa “Lodate Geova”, scrivono e dicono e ripetono una cosa completamente errata, una pura Invenzione, non giustificata da nessuna grammatica ebraica .
La stessa cosa vale per l'affermazione geovista secondo cui in Adonia, Geremia ecc. vi sarebbe abbreviato il nome Geova. La verità è che sia in Adonia che in Geremia come pure in Elia il Nome divino abbreviato non è Jeh, ma Jah, ossia Jahve, come spiegano bene i Dizionari Biblici.
Anche la Bibbia qualche volta ci ha conservato la forma Jah. Così, per esempio, Mosè e i figli di Israele cantarono un cantico in onore di Jahve 'e dissero: “Mia forza e mia fortezza è Jah” (Esodo, 15, 1-2).

c) A conferma della pronuncia Jahve abbiamo la testimonianza delle più antiche trascrizioni del sacro tetragramma. Prima fra tutte va ricordata la Bibbia dei Settanta. In alcuni frammenti trovati a Oumran e che risalgono al primo secolo avanti Cristo si è trovato questo di particolare che il tetragramma invece di essere tradotto con Kyrios come di solito fa la Settanta, è trascritto con lao, forma abbreviata di Iahve'.
Identica testimonianza negli scritti di autori greci dei primi secoli Era Cristiana. Diodoro Siculo, che visse prima di Cristo, ha la forma lao; Ireneo (t 202 d.C.) assieme a Origene (t 253 d.C.) conosce la forma Jaho, mentre Clemente Alessandrino (t 214 d.C.) ha laoue. Infine Epifanio (t 403) e Teodoreto di Ciro (t 438) hanno labé. Questi due ultimi dicono di riportare la pronuncia usata dai Samaritani. Anche san girolamo, il più grande biblista, afferma che il Nome, ossia il tetragramma, può essere letto laho I.
d) Sulla base di queste testimonianze oggi la stragrande maggioranza dei biblisti ammette che la pronuncia esatta del Nome divino deve essere lahve non Geova. Gli stessi testimoni di Geova, già nel 1950 ammettevano che la pronuncia Yahweh è la più corretta".

La forma Geova, ci assicura il prof. Alfonso M. di Nola, dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, “non è giustificata da alcuna lettura valida” E' una pronuncia errata con l'aggravante che - a differenza di Yahweh - non ha nessun significato.

All'origine dell'errore
Come ha avuto origine l'errore?
a) A cominciare dalla seconda metà del quinto secolo avanti Cristo o forse alcuni decenni dopo, si verificò un cambiamento presso gli Ebrei nella lettura o pronuncia, non nella scrittura, del sacro tetragramma. Per sommo rispetto verso Dio, con riferimento al comandamento del Decalogo (cfr. E- sodo 20, 7) gli Ebrei evitavano di pronunciare il Nome. Ancora oggi, al posto di YHWH, l'ebreo osservante legge Adonai (= Signore) o “sem”
Nome). Al tempo di Gesù e degli Apostoli, come già abbiamo spiegato, questo modo di leggere il tetragramma era l'uso comune. Non vi è nessuna prova in contrario. Tuttavia l'esatta pronuncia era conosciuta e il Sommo Sacerdote soleva pronunciare correttamente il Nome divino nella festa dell'espiazione (Kippur).
b) Verso la fine del primo secolo dopo Cristo, con la dispersione dei Giudei in seguito alla distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani (70 d.C.), la lingua ebraica andò lentamente cadendo in disuso specie fuori la Palestina. Le nuove gene- razioni, che conservavano la fede dei padri, parlavano le lingue dei popoli presso cui erano nati (greco, latino ecc.), e si rendeva sempre più difficile leggere la Bibbia in ebraico, sapere cioè quali vocali aggiungere alle consonanti.
Per ovviare a questo inconveniente, alcuni dotti rabbini detti masoreti (= esperti nella tradizione), a cominciare dal quarto secolo d.C., iniziarono il lavoro della vocalizzazione della Bibbia ebraica. Essi inventarono alcuni segni convenzionali - le vocali - da aggiungere alle consonanti. Grazie a questi segni (puntini sopra o sotto le consonanti) la Bibbia ebraica si poteva leggere con minore difficoltà.

c) Che cosa avvenne del sacro tetragramma? Già è stato detto che gli Ebrei, incontrando le quattro consonanti JHVH, leggevano Adonai. Le vocali di Adonai erano a o a. I masoreti assegnarono al Nome divino, ossia al tetragramma JHVH, ,le vocali di Adonai, anziché quelle proprie. Sembra che l'abbiano fatto per seguire e far seguire l'antica pia usanza di non nominare il Nome. In altre parole, sembra che i vocalizzatori volessero che i lettori, incontrando il tetragramma, leggessero Adonai; non era loro intenzione inventare un nuovo Nome di Dio e tanto meno chiamarlo Geova.
Ma questo accorgimento causò l'errore. Alcuni sprovveduti traduttori della Bibbia lessero il tetra- gramma con le vocali di Adonai a o a. La prima a, trovandosi all'inizio della parola, divenne una e. E così da questo miscuglio venne fuori nelle Bibbie anglosassoni il suono Yehowah, pronunciato Geova in italiano. “Il nome (forma lehova) apparve per la prima volta in una Bibbia inglese nel 1530, quando William Tyndale pubblicò una traduzione dei primi cinque libri della Bibbia.
Da Tyndale l'errore passò in altre Bibbie, cioè in traduzioni di Bibbie in varie lingue, anche in qual- che Bibbia italiana e in alcune iscrizioni soprattutto nelle chiese. Ma questo avvenne solo dal secolo decimosesto dopo Cristo fino a circa cinquant'anni fa, quando fu scoperto e corretto l'errore.
Questa è la testimonianza unanime di tutti gli studiosi della Bibbia, onesti e competenti.

“La combinazione delle consonanti di Jahve e delle vocali di Adonai creò l'ibrido Yehowah delle Bibbie anglosassoni”.
“La pronuncia Geova è un errore risultante dalla combinazione delle consonanti JHVH con le vocali di Adonai (Signore), che i Giudei, leggendo le Scritture, sostituivano al Nome sacro, detto comunemente tetragramma” . “Jehova, falsa forma del nome divino Yahweh ( ... ). L'ibrida forma Jehova (italiano Geova) divenne largamen- te usata nel mondo inglese perché si trova in Esodo 6, 3 della Bibbia del re Giacomo (tradotta nel 1611). Nelle traduzioni moderne della Bibbia è usato o Signore in lettere rnaiuscole oppure Yahweh (Jahve) al posto del tetragramma” .


La truffa continua
Elenchiamo ora i principali errori - truffa, coi quali ancora oggi il Corpo Direttivo tenta di oscurare la verità.

1 - L'errore:
“"Geova" è la versione italiana del Tetragramma ebraico (JHVH), che significa "Egli fa divenire"”.

La verità:

a) La parola “versione” vuol dire “traduzione in altra lingua” (Nicola Zingarelli), ossia dare il significato d'una parola di lingua diversa nella propria lingua. Un alunno di scuola media o superiore fa la versione dall'inglese o dal greco o dal francese quando dà in lingua italiana il significato delle parole e frasi inglesi o greche o francesi. “Versione” è lo stesso che “traduzione”. Dire perciò che “Geova” è la versione del Tetragramma e ggiungere che significa “Egli fa divenire” equivale a confondere volutamente le idee. “Geova” non è né versione né traduzione del tetragramma, ma è una sua “trascrizione” errata.
b) Il significato del tetragramma, ossia la sua versione o traduzione è “Egli è”, oppure al limite “Egli fa divenire”. La parola “Geova” non è traducibile, non ha “versione” o “traduzione” per- ché non ha alcun significato.
Ha scritto un ex testimone di Geova, che sa' il fatto suo: “Se sostituiamo YHVH con “Yehowah”, quest'ultimo in ebraico (e in nessun'altra lingua), non significa nulla”
I tdG cadono nella più grossa irriverenza verso Dio quando insistono - e lo fanno sempre - che bisogna chiamarlo con un nome - Geova appunto - che non ha nessun significato.



2 - L'errore:

“Dove si trova il nome di Dio in alcune delle principali traduzioni bibliche?” 40.

La verità:

a) La forma - Geova” non si trova in nessuna traduzione biblica degli ultimi cinquant'anni, eccetto naturalmente nella Bibbia e negli scritti dei tdG. Il Corpo Direttivo cita sempre traduzioni fatte tra il 1530 e il 1930, come quella di Antonio Martini (Torino -1769-1781), di Giovanni Diodati (Ginevra 1607), del dr. Giovanni Luzzi (Roma 1911-1930).
La stessa cosa vale per le traduzioni in altre lingue. Sono state fatte quasi tutte nell'ex impero coloniale inglese da Bibbie anglosassoni, tra il secolo XVI e XIX. Ecco l'inganno! Prestare attenzione.

Nelle traduzioni della Bibbia anteriori al 1530 non si trova la forma “Geova”.

b) Stando così le cose, quando il Corpo Direttivo insiste che la forma “Geova” è preferita perché nota e comune e largamente diffusa a differenza di “Yahweh”, afferma una cosa non vera e continua a ingannare persone incapaci di accertarsi di ogni cosa o che non vogliono usare più il proprio cervello.


3 - L'errore:

“Un tempo il nome di Dio, rappresentato dal Tetragramma, era usato nella decorazione di molti edifici religiosi.


La verità:
a) Il fatto che il sacro tetragramma era usato nelle decorazioni di molti edifici religiosi non com- porta che il nome di Dio sia “Geova”. Il tetragramma va letto Jahve, non Geova.
b) Se poi in alcuni edifici religiosi anche cattolici (chiesa di S. Agata a Santhià di Vercelli, presbiterio di Vezzo, duomo di Fossano ecc.) si trova la forma “Jehova”, non bisogna dimenticare che tutte queste iscrizioni risalgono al tempo in cui anche i cattolici credevano che “Geova” fosse la trascrizione esatta del tetragramma, vale a dire tra il secolo XVI e XIX. Nessuno ha scritto “Geova” negli ultimi cinquant'anni né lo scriverà mai, eccetto i suoi testimoni.
4 - L'errore:
“"Geova" è la pronuncia più nota e tradizionalmente accettata, essendo stata in uso per secoli nella lingua ita- liana. Vedi alla voce "Geova' il Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, XI ediz.; il Novissimo Dizionario della Lingua Italiana, di Fernando Palazzi; il Dizionario della lingua italiana, di Devoto e Oli”

La verità:

a) Sì, la pronuncia “Geova” è nota e comune e largamente diffusa, ma solo nella Bibbia e negli scritti e nella propaganda dei tdG. Centinaia di milioni di veri cristiani che leggono e conoscono la Bibbia meglio dei geovisti non chiamano “Geova” il Dio della Bibbia. Essi sanno che Geova è una pronuncia sbagliata. Hanno corretto onestamente l'errore a differenza degli aderenti alla setta geovista.
b) Il fatto poi che “Geova” sarebbe la pronuncia tradizionale aggrava la situazione. I tdG si scagliano contro coloro che fanno uso della tradizione. Come mai proprio essi si appellano alla tradizione? Sono dunque tra coloro ai quali Gesù ha detto: “Avete annullata la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti ... !” (Matteo 15, 6-7).
Che se poi il ricorso alla tradizione ha qualche valore, bisogna dire che la pronuncia Jahve ha dietro di sé una tradizione di millenni, mentre quella errata di “Geova” ha avuto inizio quattro secoli fa (nel 1530) e si è rivelata errata fin dal principio del nostro secolo.
c) -11 ricorso ai Dizionari di lingua italiana è una scappatoia buona per gli ignoranti. Infatti, chi ragiona e capisce, sa benissimo che il dizionario linguistico ha solo il compito di far conoscere il significato d'una parola, che si può incontrare nei libri del passato e del presente.
Tale è il caso di “Geova”. Lo Zingarelli ed altri vi dicono che quando in qualche scritto trovate la parola “Geova”, essa indica (o indicava) il nome di Dio d'Israele. Il dizionario linguistico non entra in merito agli eventuali errori di pronuncia. Questo spetta ai dizionari specializzati e aggiornati, nel caso specifico ai Dizionari biblici e anche di cultura generale. Nessuno di questi vi dice oggi che il nome di Dio è “Geova”.
Lo Zingarelli, a saperlo leggere, vi fa capire che Geova risulta dalla fusione del tetragramma (JHVH) con le vocali di Adonai (Signore).

Gesù e Geova

L'errore:

I tdG riconoscono che gli israeliti probabilmente pro- nunciavano il nome di Dio “Yahweh”. Se tale è il caso - aggiungono - non sarebbe meglio usare la forma che potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale? Non necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i nomi biblici.
Come esempio principale, prendiamo il nome di Gesù Forse lo chiamavano Yeshua (o forse Yehoshua). Una cosa è certa: non lo chiamavano Gesù. Comunque, quando i racconti della sua vita furono scritti in greco, gli scrittori ispirati resero quel nome ebraico in greco, lesoùs. Oggi viene reso in modo diverso secondo la lingua dei lettori. Gli spagnoli trovano nella loro Bibbia Jesùs. Gli inglesi Jesus (si pronuncia Gisus). Anche i tedeschi scrivono lesus (ma lo pronunciano lèsus).
E lo stesso può dirsi del nome Geova .

La verità:
a) Prendiamo atto che gli Israeliti probabilmente pronunciavano “Yahweh”. E' dunque ragionevole usare questa pronuncia per il fatto che non c'è nessuna lettura valida della Bibbia, nessun documento anteriore al 1530 d.C., che giustifichi co- me probabile la pronuncia Geova.

b)Ciò che di solito si fa coi nomi biblici è conservare la pronuncia più corrispondente all'originale. Il caso del nome di Gesù ne è una prova. Anche se gli Israeliti forse pronunciavano Jeshua, noi abbiamo nella Bibbia la pronuncia Jesous (greco) numerose volte. Chi ha dato questa pronuncia, conosceva bene sia l'ebraico che il greco. Possiamo essere certi che Jesous riproduce la Pronuncia più probabile dell'ebraico Jeshua.
In effetti, il greco Jesous conserva fedelmente non solo le consonanti, ma anche le vocali di Jeshua (e ed u), che danno la pronuncia esatta d'una parola in ogni lingua: Jesus (latino), Gesù (italiano), Jesùs (spagnolo), Jesus (tedesco), Jesus (inglese). Il fatto che gli inglesi pronuncino Gisus non cambia le cose: anche in inglese abbiamo le stesse vocali.


c) Non così Geova. Nessun traduttore greco ha dato la pronuncia Jehova o Geova aul tetragramma.
In Geova o Jehova le vocali dell'originale a ed e sono scomparse. Al contrario, più di un autore greco dell'antichità ci ha conservato la pronuncia corrispondente all'originale (Jaouè, Jabè). Lo stesso Processo va fatto per tutti i nomi biblici. il ragionamento dei tdG è un cumulo d'equivoci, cioè un inganno. Prestare attenzione!

PARTE TERZA

SIGNIFICATO DEL NOME DIVINO

Interesse maggiore
Conoscere l'esatta pronuncia del Nome divino è per noi di secondaria importanza. E lo stesso si deve dire per chiunque si accosta alla Bibbia con serietà e amore per la verità. Se ci siamo soffermati a dare alcune spiegazioni, a fare delle precisazioni, ciò l'abbiamo fatto soprattutto per mettere a nudo gli errori e i cavilli dei tdG. Astutamente essi tentano di capovolgere la situazione, di tenere la gente nell'ignoranza, per far credere agli ingenui che la verità si trovi tutta e solo dalla loro parte.
Le cose stanno in modo completamente diverso. Non è la Chiesa Cattolica, ma sono loro - i geovisti - che non sanno o non vogliono dare alla gente la vera conoscenza della Bibbia. Essi preferiscono creare confusione, confondere le idee, mettere in crisi allo scopo di far seguaci perché il numero è denaro.
Per chi cerca sinceramente la verità è di maggiore interesse conoscere il significato del Nome divino. Ciò porta alla vera conoscenza del Dio del- la Bibbia e fa constatare quanto sia distorta e peggio quella che di Lui propinano i tdG. Questo ora noi faremo a beneficio di quanti cercano la verità.



Il nome nella Bibbia

1 - Ripetiamo ancora una volta quanto già abbiamo detto, che il nome nello stile biblico non è un segno convenzionale, una parola per distinguere una persona da un'altra come avviene presso di noi. Nella Bibbia il nome serve a indicare, nel suo essere e nel suo operare, la persona che lo porta. “Nell'Antico Testamento, lungi dall'essere una semplice etichetta, una pura descrizione esteriore, il nome esprime la realtà profonda dell'essere che lo porta .
Tutto questo si applica al Nome divino. L'essenziale, perciò, è conoscere “Chi è Dio in se stesso” e “Chi vuol essere per l'uomo”. Questo si ottiene conoscendo il significato profondo di Jahve, ossia del sacro tetragramma, Nome con cui Dio ha qualificato se stesso e la sua opera per il suo popolo.
2 - La risposta a questa questione l'abbiamo già data, ma giova ripeterla. Tradotto in lingua italiana Jahve significa Egli è oppure lo sono oppure Colui che è. Il Nome divino, ossia il Nome proprio del Dio della Bibbia, ci fa capire che “Dio è Colui che ha in sé la pienezza dell'Essere”, ossia tutte le perfezioni, senza limiti e misura.
Va notato tuttavia che Dio rivela a Mosè il proprio Nome nel momento in cui lo manda a liberare il popolo d'Israele - il suo Popolo - dalla schiavitù del faraone (cfr. Esodo 3, 7-12; 6, 6-8). Questo particolare ha la sua importanza perché, rivelando proprio allora il suo nome, Dio intende far capire il proposito della sua volontà, che è la salvezza del Popolo.
Mettendo insieme le due cose, possiamo affermare che Jahve significa Colui che è per salvare. in altre parole, il Dio della Bibbia fa conoscere all'uomo la pienezza del suo essere in vista della salvezza che Egli intende dare. Essere e salvare, ossia essere per salvare, caratterizzano la personalità di Jahve, il Dio della Bibbia.
“Questo è il mio Nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Esodo 3, 15).

Ho fatto conoscere Il tuo Nome

Alla luce di queste precisazioni possiamo capire meglio che cosa intenda la Bibbia quando dice che bisogna conoscere il Nome divino, soprattutto possiamo comprendere con gioia che cosa ha voluto dire Gesù con le parole: “Ho fatto conoscere il tuo Nome” (Giovanni 17, 6).

a) Negativamente “conoscere il Nome divino” non vuol dire che sia necessario sapere la parola Geova e ripeterla continuamente “per essere identificati con quelli che Dio trae per essere un popolo per il suo nome”.
A conferma vale il fatto che Gesù non ha detto ai discepoli di rivolgersi a Dio, chiamandolo iahve (e tanto meno Geova). Gesù ha preferito chiamare Dio col nome di Padre (Abbà): “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto ( ... ). lo ho fatto conoscere loro il tuo Nome e lo farò conoscere” (Giovanni 17, 25-26). E ai discepoli Gesù aveva insegnato di pregare, invocando Dio come Padre: “Padre nostro che sei nei cieli...” (Matteo 6, 9).

b) Positivamente “conoscere il Nome divino” vuol dire:

- credere e professare che solo il Dio della Bibbia così come si è rivelato mediante Gesù Cristo è il vero Dio - Uno e Trino - (cf. Matteo 28, 18-20; Giovanni 10, 30; 1 Giovanni 5, 20; Apocalisse 22, 13 ecc.);

- credere e professare che il proposito o piano operativo di Dio è la salvezza di tutti gli uomini (cfr. 1 Timoteo 2, 3-7). Egli ama tutti con uguale amore e provvidenza senza prefabbricate discriminazioni (cfr. Romani 2, 11). Il Dio della Bibbia distruggerà solo le potenze del male (cfr. 1 Corinzi 15, 25-28), non le creature umane, che egli ha creato perché vivano e siano felici;

- credere con la mente e col cuore nella Paternità di Dio. Nell'insegnamento dei Figlio Unigenito Dio è soprattutto Padre. Gesù Cristo, come nessun altro mai, ha rivelato all'uomo il volto paterno di Dio, giusto e misericordioso.

Rivelando che Dio è soprattutto Padre, Gesù Cristo non ha fatto altro che esplicitare il significato profondo del Nome divino (Jahve). E l'ha fatto con autorità. Padre è colui che dà la vita e la incrementa in virtù di un atto di amore che non conosce limiti di ternpo. Jahve è la Fonte della vita e della salvezza, che segue e quasi persegue l'uomo fino alla sua maturità nel Regno di Dio e il raggiungimento della stabile dimora nella Casa del Padre.
Questo e non altro voleva intendere Gesù con le parole: “Ho fatto conoscere il tuo Nome”, come ci assicurano i migliori commentatori della Bibbia.

La Bibbia di Gerusalemme: “Il Cristo fu mandato per rivelare agli uomini il 'nome', cioè la persona del Padre”. “'Il tuo nome' designa, la persona stessa del Padre”.

La Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo: “li nome persona in ebraico) è Dio stesso in quanto Padre di un Figlio unico a lui uguale, e di tutti gli uomini”46.

La Sacra Bibbia a cura dell'Istituto Biblico di Roma: “Gesù ha manifestato agli uomini che Dio è Padre e che ha un Figlio, mistero, che prima di Gesù era ignorato dagli uomini” 47.

La Bibbia TOB: “La missione di Gesù non consiste nel trasmettere una parola nuova, ma nel far percepire la realtà del Padre attraverso ciò che egli dice, attraverso ciò che fa e che è” 48.

L'elenco potrebbe continuare.



Natura fisica di Dio

1 - Dio non ha corpo.

L'errore:

A parere dei geovisti “non esiste intelligenza senza una mente. E sappiamo che se c'è una mente ci dev'essere un cervello in un corpo di forma ben definita. La grande mente che ha creato ogni cosa appartiene a quella grande Persona che è l'Iddio Onnipotente. Anche se non ha un corpo materiale, ne ha uno spirituale. Una persona spirituale ha un corpo? Sì, la Bibbia dice: "Se vi è un corpo fisico, ve n'è anche uno spirituale". - 1 Corinti 15: 44; Giovanni 4:24” .

La verità:

a) In 1 Corinzi 15, 44 san Paolo parla solo del corpo umano, del corpo del primo uomo, Adamo, e del corpo di tutti coloro che risorgeranno col corpo glorioso o spirituale o non carnale, come fu quello di Cristo, in quanto uomo. Cristo è primizia di coloro che sono morti (1 Corinzi 15, 20) e che alla sua venuta risorgeranno col corpo per essere simili al suo corpo glorioso (cfr. Filippesi 3, 21). E' semplicemente assurdo voler ricavare dalla parola di san Paolo che l'Iddio Onnipotente debba a- vere un corpo sia pure spirituale.

b) La Bibbia dice tutto il contrario. In Giovanni 4, 24 Gesù dice alla samaritana “Dio è spirito” e lo Spirito non ha né carne né ossa, non ha un cervello in un corpo di forma determinata. Se Dio avesse un corpo di forma determinata, poteva essere localizzato o sul monte Garizim come volevano i samaritani o a Gerusalemme come pretendevano i Giudei.

2 - Dio è onnipresente.



L'errore:

“Essendo una persona con un corpo spirituale, Dio deve avere un luogo in cui vivere. La Bibbia dice che i cieli sono "lo stabilito luogo di dimora" di Dio (1 Re 8:43). Ci è anche detto che "Cristo entrò ... nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio, per noi" (Ebrei 9:24).


La verità:
a) Ricordiamo anzitutto che una conoscenza elementare della Bibbia fa rapire che le espressioni “nei cieli”, “sul trono” e simili non vanno prese in senso letterale. Sono solo immagini per indicare che Jahve è al di là e al di sopra dì ogni realtà creata, anzi di ogni concezione umana: indicano la trascendenza assoluta di Dio.
Questa idea altissima del Dio della Bibbia faceva dire a Mosè: “Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore (Sahve) è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra” (Deuteronomio 4, 39) ' E Salomone, nell'atto di consacrare il tempìo di Gerusalemme, esclamava: “Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruitala (1 Re 8, 27). Dio è dovunque!

b) Anche il testo di Ebrei 9, 24 non comporta assolutamente che Dio abbia un corpo e una dimora fissa, un luogo stabilito. L'autore sacro vuol dire semplicemente che Cristo si è immolato una sola volta; dopo di che è rientrato nella sfera dell'invisibile, del divino, dove continua a intercedere per noi (cfr. Ebrei 7, 25; Romani 8, 34). Essere dinanzi alla persona di Dio, o al sospetto di Dio o davanti a Dio non comporta assolutamente che Dio abbia un corpo di forma ben definita o che la sua dimora sia in un luogo determinato dei cieli.

L' errore:
Si chiedono i geovisti: “Se Dio vive in un determinato luogo ,del cielo, come fa a vedere tutto a esercitare dovunque il suo potere? .. La risposta è molto semplice: Pur stando nei cieli, in uno stabilito luogo di dimora, egli invia il suo spirito, la sua forza attiva, a compiere qualsiasi cosa egli voglia. Come “una centrale situata in un determinato luogo distribuisce l'elettricità a tutta la zona” .

La verità:
a) Veramente la Bibbia dice semplicemente: “Dio è Spirito” (Giovanni 4 24). In Lui Divinità e Spirito si identificano, anche se lo Spirito di Dio si è fatto conoscere come una Persona distinta. Dov'è dunque lo Spirito di Dio, ivi è pure Dio, tutto Dio. Dio è presente là dove è presente il suo Spirito:

“Dove andare lontano dal tuo Spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità dei mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra” (Salmo 139, 7-10).
Parimenti san Paolo affermava davanti ai dotti ateniesi che Dio - proprio Dio - non è lontano da ciascuno di noi (cfr. Atti 17, 27). San Paolo non parla di spirito proiettato da Dio. Parla dell'unico, immenso, onnipresente Dio, che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere.

b) L'immagine che il Corpo Direttivo dà dell'Iddio Onnipotente è irriverente e ridicola: lo rassomiglia a una centrale elettrica o a una grande bombola di gas, da cui si sprigiona energia elettrica o un fluido misterioso. Ma questa è pura immaginazione, che non ha nulla a che vedere con la sublime e inafferrabile onnipresenza di Jahve.


3 - Dio non ha sensi.

L'errore:
A parere dei geovisti, Geova è incorruttibile Persona spirituale, con sensi di vista, udito ecc. A conferma citano alcuni versetti biblici:
“Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui” (2 Cron. 16:9).
“Gli occhi di Geova sono in ogni luogo, vigilando sui cattivi e sui buoni” (Prov. 15:3).
E altri ancora.

La verità:

a) A parte il fatto che mediante i testi biblici accuratamente selezionati i tdG danno di Geova la immagine d'un poliziotto sempre vigile alla difesa dei giusti (che sarebbero loro) e alla punizione dei malvagi (che saremmo tutti gli altri), dire che Dio sia una Persona spirituale dotato dì sensi (vista, udito ecc.) è una contraddizione. La vista, l'udito, i sensi in genere sono organi di conoscenza propri della creatura composta di spirito e materia. Dio è solo Spirito (Giovanni 4, 24). Dire sensi è lo stesso che dire dipendenza e condizionamento dalla materia.
Jahve è al di sopra di ogni raffigurazione umana.- “Non dobbiamo pensare che la divinità abbia qualcosa della immaginazione umana” (Atti 17, 29).

b) Buona parte dei tdG - quelli che nelle sale del regno recepiscono passivamente tutto ciò che dicono i loro maestri comandati sono convinti che il loro Geova se ne stia su un trono o di oro o di marmo o di legno pregiato situato nella stratosfera, sulle nostre teste. Da lì egli dispensa sorrisi e abbondanti benedizioni (quali?) ai membri della setta, e solo ad essi; mentre per gli altri - tutti gli altri! - ha solo rampogne e maledizioni, e tra non molto assai di peggio!


La moralità di Jahve
L'errore:
A sentire i tdG, chi non conosce e non usa il nome di Geova non può essere identificato con quelli che Dio trae per essere il suo popolo".
Che cosa significano queste parole? Che per essere ben voluti e non odiati da Geova bisogna far parte, di buona o di mala voglia, della setta che da lui prende il nome. Chi ne è fuori per esplicito rifiuto (e sono tanti!) o per ignoranza, sarebbe un immorale, un empio, un operatore di iniquità, oggetto dell'odio di Geova e destinato alla distruzione eterna.
“Chi abbandona Geova perirà!”. E' questo il minaccioso monito martellato con ossessiva pertinacia da La Torre di Guardia, organo ufficiale della setta geovista. Nel 1973 scriveva:
“L'ira di Dio (= Geova) è specialmente accesa con- tro la cristianità. Sarà spazzata via mediante il fuoco tra breve. Nessuno deve provar simpatia e far cordoglio su di essa, Geova non lo vuole”.

E il terribile Rutherford, il secondo presidente della società geovista, aveva rivolto a Geova la sua preghiera:
“O Geova, Eterno degli eserciti, non mostrare misericordia. Distruggili nella tua ira, distruggili e non siano
più” .

Questo equivale a dire che Geova è un dio crudele!

La verità:
Vogliamo fare alcune considerazioni:
a) Dei circa quattro miliardi di creature umane oggi viventi sulla terra solo una infinitesima percentuale appartiene alla setta geovista. La stragrande maggioranza degli uomini d'oggi - della nostra generazione - non sono testimoni di Geova e mai lo saranno. Centinaia di migliaia, anzi milioni, si sono dissociati dalla setta perché disillusi e disgustati dei suoi insegnamenti e del suo comportamento settario. Altri hanno avuto e hanno bbastanza intelligenza per capire la vacuità della propaganda geovista e la inconsistenza delle sue promesse: promette un paradiso terrestre prossimo, imminente, ma sempre rimandato dopo la mancata scadenza. Centinaia di milioni sono abbastanza equilibrati e si beffano giustamente delle minacce dei geovisti. Credono in Dio, ma non in Geova!
Perché questi miliardi di creature umane devono essere odiati da Dio? Perché devono essere qualificati come criminali, immorali, ipocriti, corrotti?

b) La Bibbia non giustifica, anzi condanna il comportamento dei tdG:
“Spetta forse a voi giudicare quelli di fuori? Quelli di fuori li giudicherà Dio” (1 Corinzi 5, 13; cf. Romani 14, 4; Giacomo 4, 11).

Ci dispiace dirlo, ma una lunga esperienza coi geovisti sia mediante la loro velenosa propaganda, di cui è piena La Torre di Guardia, sia mediante l'amara e spesso tragica esperienza, fatta in mezzo a loro da persone oneste, onestissime, che hanno abbandonato la setta, ci autorizza a dire che i tdG hanno degradato in modo blasfemo l'altissima levatura morale del Dio della Bibbia, riducendolo a un piccolo dio tribale, assetato di odio e di vendetta.

La testimonianza di un ex-testimone
Tra le centinaia di migliaia, che in questi ultimi anni si sono dissociati dalla società geovista, uno dei più noti è il tedesco Gúnther Pape. Dopo matura riflessione assai sofferta divenne cattolico. In un libro di larga diffusione racconta la sua esperienza e scrive tra l'altro:
“Di quale religione ti professi. Sei cattolico? Evangelico? Fai parte d'una delle tante sette cristiane? Sei un seguace di Maometto? Di Budda? 0 di qualche dottrina non cristiana?
Sappi dunque che sarai annientato nel giorno di Armaghedone (Apoc. 16). Perché? Perché quello che tu preghi, in realtà, è Satana, l'avversario di Dio.
Così ho predicato io, questo annunciano ancora oggi i testimoni di Geova”.
Geova, dunque, il dio della setta geovista, ha predisposto che l'umanità fosse divisa in due gruppi: uno dei suoi, dei puri, dei salvati; l'altro, quello di satana, cioè dei non-testimoni, malvagi ed empi, destinati inesorabilmente allo stroncamento eterno.


La grande meretrice
Come già abbiamo accennato, l'ira di Geova è accesa specialmente contro la cristianità, e in modo particolare contro la Chiesa Cattolica, rea di essere la grande diffamatrice del suo nome. “Diffamatrice del suo nome” vuol dire che centinaia di milioni di veri cristiani rifiutano di accettare gli errori geovisti ed evidenziano, Bibbia alla mano, quanto essi siano radicalmente contrari agli insegnamenti genuini della Bibbia. Hanno scritto:
“Oggi la cristianità ha mille milioni di aderenti. In modo significativo Gesù predisse che, al tempo della sua presenza al potere del Regno, non pochi, ma molti professanti cristiani lo avrebbero supplicato, dicendo: 'Signore, Signore, non abbiamo profetato in nome tuo, e in nome tuo espulso i demoni, e in tuo nome compiuto opere potenti?'. Saranno come estranei per Gesù, che risponderà: 'Non vi ho mai conosciuto! Andatevene da me, operatori di iniquità' - Matteo 7.22-23”.

Due osservazioni a riguardo di questo velenoso linguaggio de La Torre di Guardia:

La prima.

Nel testo citato di Matteo (7, 22), è detto che le terribili parole di condanna saranno pronunciate da Gesù in quel giorno, ossia nel giorno dell'ultimo giudizio (cfr. Matteo 25, 31). Non deve dunque qualificarsi come una presunzione inqualificabile il voler anticipare quel giudizio? Il voler sostituirsi all'Unico Giudice dei vivi e dei morti? (cfr. Giovanni 5, 22-27; Atti 17, 31; Apocalisse 2, 23).

E da parte sua san Paolo avverte:
“Non vogliate giudicare innanzi tempo di alcuna cosa finché non venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e farà palesi i disegni dei cuore, e allora ciascuno si avrà da parte di Dio la sua lode” (1 Corinzi 4, 5).

Fedeltà alla Bibbia esige che il vero cristiano attenda quel giorno prima di pronunciare sentenze di condanna nei riguardi degli altri. Ma questa fedeltà alla Parola di Dio manca ai tdG. Essi usano ed abusano della Bibbia per propagandare i loro errori, tra i quali domina un autentico odio verso chi non si piega alla loro prepotenza.
La seconda.
E' poi vero che molti professano, cristiani saranno come estranei a Gesù?
Facciamo qualche esempio: - Siete una madre di famiglia che crede in Gesù, Figlio di Dio e Nostro Salvatore; come voi ve ne sono centinaia, migliaia, decine di migliaia in ogni continente; tutte si sforzano di vivere secondo il Vangelo, compiendo fedelmente la propria missione di sposa e di madre, a costo spesso di grandi sacrifici.
Perché queste pie e oneste madri di famiglia dovrebbero essere estranee a Gesù Cristo e meritevoli della sua condanna?
- Siete un operaio, un contadino, un professionista, un impiegato, uno studente... Vi . impegnate a fare coscienziosamente il vostro dovere perché credete in Gesù Cristo, il Maestro ineguagliabile, e avete scelto la via della salvezza nella Chiesa Cattolica. Siete convinto della vostra fede.
Perché dovreste essere un ipocrita, un malvagio, un operatore di iniquità?
- Siete un ex-testimone di Geova. Avete abbandonato la setta - come hanno fatto centinaia di migliaia! - perché avete voluto vedere coi vostri occhi, rompere la gabbia di ferro in cui i tdG chiudono i loro associati; e vi siete reso conto che la loro spiegazione della Bibbia è incompleta, falsa, ingannatrice. Ora avete la coscienza di essere nella verità e di vivere in modo conforme ai veri insegnamenti di Cristo.
Perché dovreste essere tra coloro che Cristo non riconoscerà come suoi? Vi sentite veramente un Giuda come i geovisti vi qualificano.


Dio è Amore (1 Giovanni 4, 8)

Anche i tdG dicono che Dio è Amore. Non possono non dirlo. Il punto, comunque, è vedere in che senso essi intendono la meravigliosa definizione di Dio data da san Giovanni: Dio è Amore.

L'errore:
I tdG sono d'avviso che Dio o piuttosto Geova è amore perché usa la sua potenza per un giusto scopo e per il bene di quelli che amano ciò che è giusto. E qual è questo scopo e il bene di quelli che amano ciò che è giusto? Ecco: che la nostra adorazione sia rivolta a lui, a Geova, e sia una devozione esclusiva. In parole più chiare, per essere amati da Geova bisogna associarsi, volenti o nolenti, alla setta che da lui prende nome.
Sull'esempio di Geova si comportano i suoi testimoni. A loro avviso, “non sono da amare tutti e tutto” né “provare amore per quelli che odiano Geova” I. E poiché nel gergo geovista “quelli che odiano Geova” sono tutti coloro che non pensano né vogliono pensare come loro, ne segue che i geovisti devono amare soltanto i membri della loro setta e odiare tutti gli altri.

La verità:

Forse qualche espressione dell'Antico Testamento può dare appiglio ai tdG di giustificare ed imporre la strana morale d'un amore settario. Ma quelle espressioni vanno spiegate onestamente, alla luce del Vangelo di Cristo, che venne a portare la Legge a compimento (cfr. Matteo 5, 17).
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?” (Matteo 5, 43-47; Luca 6, 27-38).(di N.Tornese)
[Modificato da viola59 16/02/2008 14:23]