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In quanto a Tertulliano, è vero, come già scrissi in precedenza, che fu il primo a usare il termine latino trinitas, con il quale definiva le tre persone distinte del Padre, Figlio e Spirito santo, accomunate dalla stessa sostanza, ma non parla mai di tre persone coeguali o coeterne; fu successivamente, e soprattutto nel corso dei concili, che la sua tesi venne elaborata, così da utilizzare lo stesso termine latino coniato da Tertulliano, trinitas, ma con un nuovo significato, quello di ‘Dio uno e trino’ , le cui persone sono allo stesso tempo uguali in tutto: in potenza, in eternità, in sostanza. Tertulliano invece, pur affermando l’unicità di Dio, ne ribadisce la distinzione tra Padre e Figlio. Quando infatti analizza il prologo giovanneo, afferma chiaramente che uno è la Parola di Dio e uno è Dio: un ‘altro’ e ‘non lo stesso’.

Cristo significa ‘unto’, e sulla scorta della Scrittura, Tertulliano dimostra che il Figlio è il vero unto dal Padre. Anche Paolo parla di Cristo, ma sempre in riferimento a Gesù, mai al Padre: Cristo è Gesù.

Secondo Tertulliano, quando in punto di morte Gesù grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? ” (Mt 27, 46), è chiaro che è il Figlio che si rivolge al Padre, non viceversa . Quando il Figlio muore, egli è risuscitato dal Padre. Tertulliano sottolinea la preminenza del Padre rispetto al Figlio, che è secondo ed allo Spirito, che è terzo. Il Padre è colui che genera il Figlio e che crea il mondo per mezzo di lui; il Figlio conosce il Padre intimamente, perché è della stessa sostanza, cioè di Spirito. Ciò che sia lo Spirito per Tertulliano, non è molto chiaro; sebbene il suo obiettivo è quello di dimostrare che il Padre ed il Figlio sono distinti, il termine Spiritus compare più volte con significati diversi. In alcuni passaggi Spiritus è fatto coincidere con la Parola, il Figlio di Dio, in altri è la materia della sostanza divina, in altri ancora sembra che lasci intendere una terza persona.
I termini graduus, formae, species, mutati dalla filosofia, sono utilizzati da Tertulliano per spiegare in che modo l’unica sostanza si differenzi nelle singole persone.

•“Io e il Padre” è indicazione di due e che poi alla fine della frase “siamo” non può essere detto da parte di uno solo perché viene usato al plurale; e infine è detto che “siamo una cosa sola”, non siamo “uno solo” … dicendo dunque: “Io ed il Padre siamo una cosa sola” dimostra che sono due coloro che uguaglia e unisce.

•“Il solo fatto che si dicano Padre e Figlio non è la dimostrazione che sono una cosa diversa dall’altra? Certamente tutte le cose come son chiamate saranno chiamate; e la diversità dei termini non può assolutamente confondersi, perché non lo può la diversità delle cose che hanno quei termini”.

•Il legame del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paracleto fa tutti e tre congiunti, uno derivante dall’altro. E questi tre sono una cosa sola, non uno solo, nel senso in cui fu detto “Io ed il Padre siamo una cosa sola”, riguardo all’unità di sostanza, non alla singolarità del numero.

•Noi diciamo che Dio ha reso manifesto questo spirito, e manifestandolo l’ha generato, e per questo è detto figlio di Dio e Dio, a cagione dell’unità della sostanza; perché anche Dio è spirito.

•Noi invece diciamo, e lo diciamo apertamente,e lo gridiamo quando siamo lacerati dalle vostre torture e sanguinanti: Adoriamo Dio per mezzo di Cristo. Ritenetelo pure un semplice uomo: non potete negare che è per mezzo suo che Dio ha voluto essere conosciuto ed adorato.

•Il Cristo non potrebbe essere chiamato uomo se non in virtù della carne, né figlio dell’uomo senza un qualche genitore umano, così come non potrebbe essere Dio senza lo Spirito di Dio, né Figlio di Dio senza Dio Padre.

•Prendi dunque in esame il salmo ventuno, e ascolta il Signore che parla con Dio Padre: «Poiché sei tu che mi hai strappato dal grembo di mia madre». Questo è il primo passo. «Spero in te da quando mi nutro al seno di mia madre; sulle ginocchia sono stato gettato, dopo esser uscito dalla sua matrice». Questo è il secondo. «Dal grembo di mia madre tu sei il mio Dio. Questo è il terzo».
Ma se la medesima Sapienza è il Verbo di Dio, senza il quale niente è stato fatto, così come niente è stato ordinato senza la Sapienza, come è possibile che sia esistito qualcosa, all’infuori del Padre, di più antico e così, senza dubbio, di più nobile del Figlio di Dio, il Verbo unigenito e primogenito? Per non dire che un essere innato è più forte di quello che ha avuto origine, e che una realtà incerata p più vigorosa di quella creata, poiché ciò che non ha avuto bisogno, per esistere, di nessun creatore, sarà molto superiore a quell’essere che, per esistere, ne ha avuto qualcuno.

Emmaus@