Fede e...olio..

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ROBY66__
00mercoledì 2 luglio 2008 20:40
Ciao a tutti...innanzitutto leggiamo cosa la Bibbia riporta in Giacomo cap.5:13-15

Giacomo 5:13-15

"13 C'è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C'è qualcuno d'animo lieto? Salmeggi. 14 C'è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore; 15 e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s'egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi."

Il passo su cui voglio soffermarmi l'ho evidenziato in neretto, molte volte mi sono fermato a pensare: "ma se è la preghiera della fede quella che guarirà il malato, a cosa serve l'olio?"

Due risposte che mi sono state date da appartenenti di comunità diverse sono state:

1) Dio cita l'olio perchè attraverso l'unzione, questa stessa aiuta psicologicamente chi stà chiedendo la guarigione...per meglio dire...se uno è un pò tentennante nella fede, con l'olio ne acquista un pò di più

2) Altri mi hanno detto: "Se Dio lo comanda, cosa importa capire il perchè ed il percome, in ubbidienza a Dio uno lo fà"

Volevo fare la stessa domanda a voi, secondo voi, che senso ha l'olio se si è guariti per fede?

Grazie Roberto
clod66
00giovedì 3 luglio 2008 12:38
Ciao Roby66
definirei la mia una valutazione, più che una risposta.
Magari possiamo approfondirla insieme.

Giacomo, secondo la tradizione è lo scrittore della lettera.
Giacomo sembra inviare il suo scritto ad una cristianità prevalentemente giudaica, e forse a quella stessa che componeva il nucleo primitivo, che compose il nuovo ordinamento religioso nascente, il cristianesimo, anzi meglio definirlo come proto-cristianesimo.

Credo di non sbagliare se affermo che tale nucleo, ponte tra il giudaismo, e la "nuova via", non aveva ancora maturato il pensiero dottrinale per come noi oggi lo conosciamo.
Loro stessi sono stati strumento di comunicazione del pensiero e dell'azione nuova che noi oggi codifichiamo come il pensiero cristiano, la dottrina cristiana.

Dunque questo banalissimo mio affresco tende a motivare il forte legame con "il passato", l'ebraismo, che lo caratterizzava.
L'olio nella liturgia ebraica aveva e ha un posto molto importante, e la rilettura liturgica, questa volta cristiana, non poteva non tenerne conto.

La forte simbologia che l'olio aveva, continua ad averla nelle funzioni religiose cristiane e si affianca felicemente all'azione del nuovo credo.
Una azione che coopera con Dio, tramite Cristo Gesù, per l'ottenimento, il raggiungimento dei piani divini, guarigione compresa.
L'olio è la simbologia dello Spirito Santo che si pone come tramite tra la preghiera dell'uomo e l'azione guaritrice del Signore.

Nella mente del Giacomo che scrive l'olio è e continua a rimanere certamente un simbiolo, si affretta infatti a sottolineare come non sia l'olio l'elemento "guaritore" come parimenti non lo sono i presbiteri, gli anziani, ma è la preghiera che come una mano, afferra il dono della guarigione, il tutto fatto nel nome del Signore.

Oggi.

Oggi continua a rimanere un simbolo, e ancora oggi nella ubbidienza il popolo di Dio, la Chiesa, che riconosce in Cristo Gesù l'unico riferimento per qualunque azione divina, contatto ed esperienza, trova nell'ubbidienza a tale fatto rituale, che tale rimane, un segno di fede, non nell'olio, che sia chiaro ancora una volta, ma nella Parola che ha insegnato e tramandato il pensiero di Dio.
Sarò più schietto.
Il sottostare ad una simbologia, in modo irrazionale, l'olio è e rimane tale, spremuta di olive, esalta e rafforza il senso di abbandono nelle mani di Dio Padre, se vuoi, un atto di fede, esteriorizzato, si testimonia un evento di fede, che altrimenti rimarrebbe etereo.
Così come la malattia è un fatto fisico (ma pure spirituale) così l'atto di fede, assolutamente un atto spirituale si esteriorizza e si materializza, in un gesto, l'unzione, ottenendo una evidenza formidabile, un risultato concreto, la guarigione.

Spero di essere riuscito a darti qualche spunto su cui ragionare, magari insieme.
Ora vado a leggere la tua testimonianza di presentazione se l'hai fatta.
Ciao
Claudio



ROBY66__
00giovedì 3 luglio 2008 15:05
Condivido e aggiungo...
clod66, 03/07/2008 12.38:


Ciao Roby66


Ciao..
clod66, 03/07/2008 12.38:


definirei la mia una valutazione, più che una risposta.


Lo stesso è anche per me..
clod66, 03/07/2008 12.38:


Magari possiamo approfondirla insieme.


Perchè no..un motivo per cui mi sono iscritto era la speranza di sentire anche gli altri

Innanzitutto grazie per il tuo intervento..

..mi sembra di capire che anche tu non riconosci nell'olio nessun potere intrinseco, a suo tempo provai a darmi
una risposta, questa stessa risposta è quella che citerò frà un pò...spero di riuscire a spiegarmi altrettanto bene
seppur in maniera concisa...per risponderti ho estrapolato qualche passo da te citato, eccoli...

clod66, 03/07/2008 12.38:


Giacomo sembra inviare il suo scritto ad una cristianità prevalentemente giudaica,...

...La forte simbologia che l'olio aveva,...

...L'olio è la simbologia dello Spirito Santo che si pone come tramite tra la preghiera dell'uomo e l'azione guaritrice del Signore.



Di fatto anch'io concordo che l'olio aveva una forte simbologia, era risaputo che con l'olio venivano unti sia i re, sia i profeti,
sia i sacerdoti; se parliamo ovviamente di persone chiamate da Dio è indubbio che Dio era con loro, e la cosa non poteva passare
inosservata... dunque più che dell'olio in sé c'era un nesso tra "unzione e Dio".

L'unto era chiamato da Dio, era guidato da Dio, perciò con l'unzione seguiva poi la manifestazione di Dio a conferma della Sua approvazione, ovviamente un falso profeta poteva anche ungersi, ma per certo non aveva l'approvazione di Dio, e Dio non sarebbe stato con lui, viceversa dunque, a testimonianza di quello che veniva detto e fatto, se era un comando da parte di Dio, ci sarebbe dovuta essere poi la manifestazione.

L'olio per me aveva un ruolo importante in quel periodo, perché si trattava di far comprendere che la "legge" apparteneva al passato, adesso c'era la buona novella, l'evangelo della grazia, e dunque ungere qualcuno dicendo che era un comando da parte di Dio, e poi invocare Dio, è ovvio che se Dio non aveva dato quel comando neanche avrebbe risposto, perché si sarebbe affermato il falso, e non sarebbero stati approvati da Dio, ma... vedere qualcuno "maneggiare" l'olio, invocare il nome dell'Eterno, e l'Eterno accompagnare con segni e prodigi, di sicuro avrebbe portato a far riflettere molte persone, molte domande si sarebbero insinuate nella mente di coloro che assistevano, ne posso pensare due:

1) "Ma sono veramente profeti?"
2) "Allora è vero quello che predicano (la Buona Novella)!?"

Ho voluto darmi anche una risposta riguardante questo periodo, ovvero 2000 anni dopo, e mi sono detto se l'olio avrebbe potuto funzionare (in base a quanto esposto poc'anzi) anche oggi, oppure era qualcosa di necessario solamente in quel periodo, la mia risposta, o meglio, il mio pensiero, è andato a coloro che fanno parte del popolo ebraico (parliamo sempre di oggi), se, nel vedere qualcuno che unge un malato affermando che è un comando da parte di Dio, e poi invocare Dio, e per mezzo della fede ottenere la guarigione, beh.. mi sono chiesto come viene vista questo tipo di persona, viene considerato un profeta (o comunque uno chiamato da Dio)?

Onestamente non lo so come un ebreo considera una tal persona, di certo però non credo che passi indifferente...sarebbe interessante sentire dalla viva voce di un ebreo cosa ne pensa..

Un saluto
Roberto
Batyah
00venerdì 4 luglio 2008 00:30
...sebbene in questo preciso istante stia seguendo la lezione on line di un rabbino Chabad in direttissima, approfitto del fatto di trovarmi davanti al pc per scrivere almeno due righe di risposta alla domanda che ha inoltrato Roby.

Premetto che in ongi singola parashà (commenti alle porzioni settimanali di Torah) ho sempre appreso che l'olio di untura sacra era destinato agli arredi del Santuario e ai Sommi Sacerdoti sino all’epoca del Primo Tempio (all'epoca del II Tempio l'unzione del Koen Gadol non ebbe più luogo).
Assieme ai sacerdoti erano unti con olio, i profeti e i re.

L'unzione indica una consacrazione divina, ovvero la persona che si dedica al servizio divino, sacerdotale, regale o profetico, e da Dio scelta per questo incarico. Sappiamo tutti che la parola messia (in ebraico "mashiach") significa "unto". Dunque nella Torah, moshiach è il sacerdote, il re, il profeta, e in futuro, lo sarà anche colui che sarà capace di liberare il popolo ebraico da situazioni politiche e sociali tristissime, colui il quale, inaugurerà un'epoca uiversale di pace nel mondo alla fine dei giorni (l'epoca messianica) come profetizzato. Egli sarà soggetto all' unzione con olio, come si converrà ad un sovrano.


Scriveva Laurent Cohen in "Il Re David" a pag 32:
"Come sappiamo l'unzione aveva un ruolo importante nelle varie forme spirituali orietali. In Israele nessun candidato alla regalità poteva sottrarvisi. Era un rito di passaggio verso il potere che non poteva essere disatteso. Chi riceveva l'unzione dal profeta si vedeva conferire lo status di "eletto" del Signore".

Esistono numerose fonti presso la letteratura rabbinica sul rito dell'unzione. Di norma la cerimonia si svolgeva nel modo seguente: il profeta, dopo aver rivolto auguri di prosperità al futuro sovrano, lo ungeva afferrando la sua capigliatura per impregnarla d'olio. Ben presto il volto dell'eletto era irrorato e allora il profeta traccia la forma di una minuscola corona tra i suoi occhi, poi lascia gocciolare l'olio sulle ciglia dell'eletto e il rito era terminato. Gli occhi e le ciglia avevano un profondo significato nel rito dell'unzione, perchè colui che è consacrato re da quel momento, e permanentemente, dovrà percepire la realtà con gli occhi dell'anima e attraverso la coscienza della sua responsabilità nei confronti della collettività e di Dio.

Un episodio significativo è offerto dall'unzione di David da parte di Samuele, in cui il Signore comanda al profeta: "Riempi d'olio il tuo corno e vai!"Il corno nel quale il profeta lascia colare un olio di oliva purissimo, è simbolo di forza, di vita e di perennità.



Di unzione dei malati per la guarigione non sò nulla. Non ricordo che presso la tradizione ebraica e rabbinica fosse in uso una tale pratica. Ricordo semplicemente che secondo la medicina del tempo, avesse una funzione curativa e rigenerativa, come testimoniato da Isaia 1,6: "Siete ricoperti di lividi, di ferite aperte che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio. Tutta una piaga dalla testa ai piedi".

So anche di comunità giudaiche (Terapeuti) che usavano ungersi di olio per ridare forza all'organismo, dissipare la fatica del corpo, donadogli più vigore ed elasticità nel momento in cui alcuni di essi riuscivano a conservare il digiuno per sei giorni.

Shalom!






clod66
00venerdì 4 luglio 2008 09:30
Molto bello l'intervento di Batyah.
La consacrazione divina, o la proclamazione alla regalità, esteriorizzata, proclamata, attraverso il rito della unzione dell'olio, altro non rappresenta che l'approvazione di D-o (scrivo così, in rispetto all'utente Batyah, che mi pare ebreo/a) , assegnata al candidato.

Non sono in grado di dire se l'olio rappresentasse o meno pure la "Ruha" (credo e spero si scriva così) ossia lo spirito, la forza, che procedeva da D-o, guida per le scelte e le azioni dell'unto.

Certo è, che l'olio nel contesto neotestamentario, rappresenta sicuramente lo Spirito Santo, ed è attraverso di Lui che l'evento miracoloso trova compimento, in virtù di una preghiera rivolta con fede a D-o.

Dunque un rito era prima, un rito rimane poi.
Ne l'ebraismo, ne il cristianesimo identificano altro che questo.
L'olio, per capirci, NON è santo, non acquista alcuna proprietà!
L'uso "nobile" non nobilita l'olio più di quanto esso lo sia già.
Continua ad andare bene per condire l'insalata! (al pari del vino e del pane della santa cena!!!!)
Sono simboli!
E' un classico, si tratta di una riproposizione di simbologie antiche, ebraiche certamente, in chiave cristiana.
Un riprendere il filo, apparentemente interrotto, di tradizioni e liturgie, con una visuale "nuova" (nuova per modo di dire), una vera e propria trasposizione di celebrazioni in un contesto cristiano.

Credo però, ma senza certezza, che all'olio di oliva, nell'ebraismo, fossero addizionate essenze odorose particolarmente pregiate.
Questo olio profumato, poteva essere usato SOLO ed esclusivamente per usi religiosi, e la miscela non poteva essere neppure riprodotta.
In pratica non si poteva realizzare un composto uguale, per uso cosmetico, per profumarsi.

Claudio
PS: Sono molto contento di scoprire un amico o amica ebrea in questo spazio di discussione.


Batyah
00venerdì 4 luglio 2008 15:37
Re:
clod66, 04/07/2008 9.30:

Molto bello l'intervento di Batyah.
La consacrazione divina, o la proclamazione alla regalità, esteriorizzata, proclamata, attraverso il rito della unzione dell'olio, altro non rappresenta che l'approvazione di D-o (scrivo così, in rispetto all'utente Batyah, che mi pare ebreo/a) , assegnata al candidato.






Ebrea. Il mio nome è composto da Bat (in ebraico: figlia) e Yah ( Dio). Batyah = Figlia di Yah (Dio).




Non sono in grado di dire se l'olio rappresentasse o meno pure la "Ruha" (credo e spero si scriva così) ossia lo spirito, la forza, che procedeva da D-o, guida per le scelte e le azioni dell'unto.
Certo è, che l'olio nel contesto neotestamentario, rappresenta sicuramente lo Spirito Santo, ed è attraverso di Lui che l'evento miracoloso trova compimento, in virtù di una preghiera rivolta con fede a D-o.




Suppongo che il concetto cristiano di "Spirito Santo" si avvicini a quello ebraico di "Shekhinàh" (deriva dalla radice sh_k_n che significa "risiedere",)che indica la presenza immanente di Dio in questo mondo (l'ebraismo afferma che quando due persone sono insieme e studiano parole di Torah, la Shekhinàh risiede in mezzo a loro).
Altro concetto simili è il termine biblico "Kavod", gloria. In Esodo 40,33 è detto che una volta completato il "Mishkàn", il Tabernacolo, Mosè non vi può entrare perchè la nube si è posata su di esso e la "gloria di Dio" ha riempito il Tabernacolo.

La letteratura rabbinica è sconfinata, e non vi vengono alla mente commenti che mettano in relazione la Shekhinàh, all'atto dell'unzione di un re, sacerdote o profeta...vedrò di documentarmi più approfonditamente.

Al momento ricordo solo diversi commenti rabbinici che a proposito dell'olio dell'unzione riferiscono che fosse pregiato e che il primo componente di questo olio è il "Mor Deror", mirra distillata o vergine, ovvero olio libero da contraffazioni. I Maestri paragonano l'olio ad un Maestro che deve avere la funzione di trasmettere sapienza con la propria presenza e il proprio esempio in modo tale da poter "accendere" ciò che è cmq, già presente nel discepolo, il quale deve saper brillare di luce propria. Ovvero, la Qedushà (la santità) di colui che viene unto con tale olio non proviene dall’olio; l’olio "accende" la Qedushà che è in potenza già nella persona.





Claudio
PS: Sono molto contento di scoprire un amico o amica ebrea in questo spazio di discussione.




Sono contenta di esserci e di poter conversare serenamente con degli ottimi interlocutori :-))
ROBY66__
00venerdì 4 luglio 2008 23:41
Re:
Intanto grazie per le risposte...permettimi però di essere più preciso nella mia domanda, in funzione di quanto riporti qui di seguito (l'ho evidenziato in grassetto)
Batyah, 04/07/2008 0.30:

Scriveva Laurent Cohen in "Il Re David" a pag 32:
"Come sappiamo l'unzione aveva un ruolo importante nelle varie forme spirituali orietali. In Israele nessun candidato alla regalità poteva sottrarvisi. Era un rito di passaggio verso il potere che non poteva essere disatteso. Chi riceveva l'unzione dal profeta si vedeva conferire lo status di "eletto" del Signore".


Come viene visto dal popolo ebraico chi dice di ungere "nel nome dell'Eterno"?

Nell'episodio che riporto l'olio viene usato su di un malato, è evidente che non si ha a che fare con una consacrazione simile per il re, profeti, sacerdoti così come riportato nell'antico testamento, il malato è lì per una richiesta di guarigione, ma colui (o coloro) che lo unge, è considerato da parte del popolo ebraico un "eletto", benché non faccia parte della discendenza ebraica? benché non abbia effettuato nessun "rito di potere"?

ps rispondi pure con calma quando hai tempo... non c'è fretta

Grazie
Roberto
Batyah
00sabato 5 luglio 2008 14:09
Re: Re:
ROBY66__, 04/07/2008 23.41:

Intanto grazie per le risposte...permettimi però di essere più preciso nella mia domanda, in funzione di quanto riporti qui di seguito (l'ho evidenziato in grassetto)

Come viene visto dal popolo ebraico chi dice di ungere "nel nome dell'Eterno"?

Nell'episodio che riporto l'olio viene usato su di un malato, è evidente che non si ha a che fare con una consacrazione simile per il re, profeti, sacerdoti così come riportato nell'antico testamento, il malato è lì per una richiesta di guarigione, ma colui (o coloro) che lo unge, è considerato da parte del popolo ebraico un "eletto", benché non faccia parte della discendenza ebraica? benché non abbia effettuato nessun "rito di potere"?

ps rispondi pure con calma quando hai tempo... non c'è fretta

Grazie
Roberto




Si Roby, avevo difatti menzionato la circostanza che sebbene l'unzione con olio rivestisse grande importanza presso l'ebraismo, in relazione all'investitura regale o sacerdotale all'infuori di questo funzione specifica, l'olio veniva impiegato come medicamento. Lozioni di olio a cui ricorrevano per guarire le malattie. Tali lozioni erano utilizzati dai guaritori, coloro che si avvicinano alla figura del medico di oggi; per le guarigione miracolose (ma dovrei documentarmi se facessero uso di olio ) erano invece noti i grandi maestri "mistici" dell'ebraismo. Essi erano capaci di guarire il corpo e l'anima dei sofferenti. Alcuni esempi si ritrovano Talmud. Essi erano grandemente venerati dalla folle, e anche chiamati "figli di Dio" perchè l'Eterno esaudiva con frequenza le loro richieste, e possedevano un rapporto confidenziale con l'Eterno.Erano persino capaci di guarire a distanza con la sola preghiera.

Anche noti profeti possedevano queste capacità (vedi Elia ed Eliseo), ma non tutti coloro che le condividevano erano per questo automaticamente identificati come profeti, ne tali essi si dichiaravano. Conosci ad esempio le gesta di rabbi Chanina ben Dossa?

Shalom!


Ps: Poco fa al telefono un mio amico (cattolico) mi ha confermato che i discepoli nei loro viaggi missionari portassero con sè l'olio come medicamento come era uso all'epoca (vedi Luca 10,34) che tale circostanza è riportata in Marco 6,12-14: "I discepoli allora partirono. Essi predicavano dicendo alla gente di cambiare vita. Scacciavano molti demòni e guarivano molti malati ungendoli con olio".





clod66
00sabato 5 luglio 2008 22:00

Ps: Poco fa al telefono un mio amico (cattolico) mi ha confermato che i discepoli nei loro viaggi missionari portassero con sè l'olio come medicamento come era uso all'epoca (vedi Luca 10,34) che tale circostanza è riportata in Marco 6,12-14: "I discepoli allora partirono. Essi predicavano dicendo alla gente di cambiare vita. Scacciavano molti demòni e guarivano molti malati ungendoli con olio".



Ti confermo la correttezza della citazione.
Te ne contesto l'interpretazione.
Come già anticipato in un mio precedente, l'olio in se stesso non era ritenuto l'agente guaritore.
Non siamo di fronte ad un gruppo di taumaturghi esseni in cerca di notorietà medica.
E' e rimane una simbologia.

Che poi, in Israele ci fossero terapeuti, magari esseni, con formule magiche, fanghi, miscele, pozioni più o meno valide, che giravano in lungo e in largo, più o meno efficacemente, è fuori da ogni dubbio
Marco 5:26 molto aveva sofferto da molti medici, e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata -
(Qumran insegna).

Shalom!
Claudio
Batyah
00domenica 6 luglio 2008 23:06
Re:
clod66, 05/07/2008 22.00:


Ps: Poco fa al telefono un mio amico (cattolico) mi ha confermato che i discepoli nei loro viaggi missionari portassero con sè l'olio come medicamento come era uso all'epoca (vedi Luca 10,34) che tale circostanza è riportata in Marco 6,12-14: "I discepoli allora partirono. Essi predicavano dicendo alla gente di cambiare vita. Scacciavano molti demòni e guarivano molti malati ungendoli con olio".



Ti confermo la correttezza della citazione.
Te ne contesto l'interpretazione.
Come già anticipato in un mio precedente, l'olio in se stesso non era ritenuto l'agente guaritore.
Non siamo di fronte ad un gruppo di taumaturghi esseni in cerca di notorietà medica.
E' e rimane una simbologia.

Che poi, in Israele ci fossero terapeuti, magari esseni, con formule magiche, fanghi, miscele, pozioni più o meno valide, che giravano in lungo e in largo, più o meno efficacemente, è fuori da ogni dubbio
Marco 5:26 molto aveva sofferto da molti medici, e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata -
(Qumran insegna).





Che le lozioni venissero usate come medicamenti è cosa risaputa e attestata. La letteratura talmudica testimonia nel trattamento delle malattie l'usanza di ungere con olio persone soggette ad un lungo digiuno( per donare loro vigore fisico), o affette da piaghe, ferite e ulcere come linimento assieme ad altri balsami.
In Joma,78b viene citato questo consiglio da un Dottore: "E' ottimo trattamento per i bambinni quello di lavarli in acqua calda e ungerli con olio". Il caso di Rav Chanina che visse sino a ottant'anni e poteva reggersi su di un piede mentre si toglieva una scarpa viene citato come esempio. Egli diceva:" L'acqua calda e l'olio con cui mia madre mi unse nella fanciullezza mi hanno mantenuto in buona salute nella vecchiaia" (Chul. 24b).
Sempre il Talmud prescriveva per l'epilettico come terapia la rasatura e l'unzione del capo con olio, oppure di intingere il capo con olio e persino aceto, evitando di esporre il paziente a fattori come il caldo, il freddo, o l'ubriacchezza. Gli si prescriveva di seguire una dieta leggera, camminare lungamente e praticare frizioni con olio.

Inoltre presso la tradizione ebraica (non esclusivamente la comunità essena o quella dei Terapeuti) anima e corpo sono strettamente connessi. Non centra la magia, i maestri d'Israele evincono che nel caso di una malattia il problema fisico è sempre accompagnato da un problema spirituale. E nelle preghiere in suffragio dei malati viene chiesto "la guarigione dell’anima e la guarigione del corpo".

Hai menzionato maghi e incantesimi, ma nel mio post non mi riferivo affatto a questi (i maghi non potevano esercitare alcuna magia senza andare incontro ad una condanna per lapidazione, la stregoneria era proibità dalla Legge Mosaica). La letteratura rabbinica ci testimonia piuttosto la pratica di una medicina religiosa, olistica, omeopatica. I rabbini guaritori e i mistici erano soliti ricorrere assieme alla preghiera e rituali religiosi, a composti diversi per predisporre il malato alla guarigione. Non solo l'olio era utilizzato per questi scopi, ma anche miele o vino. La guarigione doveva includere il benessere dell'anima e la salute del corpo.

Come avevo promesso sono andata a documentarmi.
In "Medici ebrei nel periodo del Rinascimento" nel numero 122 di Machanaim, redatta dal rabbino M. Cohen (1970), compaiono otto articoli sul tema "Medicina nell’ebraismo" tra cui la storia della medicina presso gli ebrei; la medicina nel periodo della Bibbia; la medicina nel pensiero dei dottori del Talmùd.

Shalom!

25gennaio
00domenica 4 gennaio 2009 17:43
Re:
ROBY66__, 02/07/2008 20.40:

Ciao a tutti...innanzitutto leggiamo cosa la Bibbia riporta in Giacomo cap.5:13-15

Giacomo 5:13-15

"13 C'è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C'è qualcuno d'animo lieto? Salmeggi. 14 C'è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore; 15 e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s'egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi."

Il passo su cui voglio soffermarmi l'ho evidenziato in neretto, molte volte mi sono fermato a pensare: "ma se è la preghiera della fede quella che guarirà il malato, a cosa serve l'olio?"

Due risposte che mi sono state date da appartenenti di comunità diverse sono state:

1) Dio cita l'olio perchè attraverso l'unzione, questa stessa aiuta psicologicamente chi stà chiedendo la guarigione...per meglio dire...se uno è un pò tentennante nella fede, con l'olio ne acquista un pò di più

2) Altri mi hanno detto: "Se Dio lo comanda, cosa importa capire il perchè ed il percome, in ubbidienza a Dio uno lo fà"

Volevo fare la stessa domanda a voi, secondo voi, che senso ha l'olio se si è guariti per fede?

Grazie Roberto




Roberto
ho letto con molto interesse tutto quanto qui è stato scritto da te e da altri sull'uso dell'olio in ambito cristiano
ho anche sommamente apprezzato i bei interventi di BATYAH che ci hanno illustrato e un po' chiarito sull'uso dell'olio presso l'ebraismo

quello che mi è venuto in mente è anche sull'uso dell'acqua in campo cristiano ( non so bene in campo ebraico)
l'acqua è un simbolo di purificazione e quindi viene usata come segno di purificazione nel battesimo
l'olio è simbolo di quanto tu hai accennato e quindi ha senso solo se usato in questo ambito
in ambedue i casi però è chiaro che sono solo un simbolo, un segno: quello che salva è la fede, dono di Dio
è sostenibile la cosa?
ciao




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