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Accenni allo sviluppo della dottrina trinitaria

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2022 11:10
08/02/2007 12:40
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Nei secoli, si è visto un continuo fluire di correnti di pensiero, e il Cristianesimo è passato attraverso una travagliata controversia relativa alla figura di Cristo, divenuta oggetto di speculazione millenaria e di eresie. Chi era realmente Gesù? Era una delle tre persone che compongono la Trinità? Se ciascuna persona della Trinità è Dio, come possono tre Dei formare un solo Dio, senza intaccare il monoteismo giudaico, dal quale deriva il cristianesimo?
La questione è passata così attraverso dibattiti filosofico-teologici, che hanno visto contendersi prevalentemente due concetti in antitesi: il subordinazionismo contro il trinitarismo, che cominciò ad affiorare e gradualmente ad imporsi in epoca post apostolica, come vedremo meglio in seguito..

In relazione alla divinità e all’essenza del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, la dottrina dei primi cristiani insegnava che il Figlio è inferiore al Padre, che il Padre è l’unico e solo vero Dio, e che lo Spirito santo è la potenza, l’energia emanata da Dio. Intorno alla fine del I° secolo, l’influenza filosofica condizionò il pensiero cristiano, e si iniziò a elaborare il concetto teologico di uguaglianza nell’essenza e nella sostanza tra Padre e Figlio, che portò allo sviluppò successivo di quella che divenne la dottrina trinitaria, elaborata secondo due differenti punti di vista: uno ‘ontologico’ – relativo a ciò che Dio è – e l’altro ‘economico’ – relativo a ciò che Dio fa. Secondo il primo punto di vista, le persone della trinità sono perfettamente unite, un’essenza divina condivisa e indivisa in persone divise, perfettamente uguali, consostanziali, coeterni; mentre non sono tali dal punto di vista ‘economico’, dove l'essenza divina è caratterizzata dalla tri-unità: Padre, Figlio e Spirito Santo come tre manifestazioni di un'unica sostanza indivisibile, indistinta, inseparabile, che all’occorrenza assume solo ruoli e funzioni differenti.
Questi concetti teologico-filosofici, fecero scaturire in Ario un energico accanimento in difesa del pensiero unitariano subordinazionista. Questo portò allo scontro con Alessandro e Atanasio, che, dal canto loro, sostevano l’uguaglianza nella sostanza delle persone della Trinità, in un unico Dio.
Nel frattempo, nacquero molteplici movimenti, che diedero spazio alla formulazione di vedute alternative come il monarchianismo, il modalismo, il marcionismo, e altre

Emmaus@
08/02/2007 12:45
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Tra le diverse correnti di pensiero, ci fu il trinitarismo.
La dottrina della Trinità afferma in Dio un’unica natura distinta in tre persone, Padre, Figlio e Spirito santo ed è considerata il dogma fondamentale della fede cristiana, che è condivisa da cattolici, ortodossi e dalla maggior parte delle chiese protestanti. Esistono tuttavia delle varianti esegetiche fra le varie chiese.

L'interpretazione trinitaria presenta delle differenze tra la chiesa latina e quella greca. Entrambe riconoscono l'unità delle tre Persone, ciascuna delle quali è pienamente Dio, uguale in eternità, potenza, scienza e sapienza, ma allo stesso tempo ciascuna è distinta rispetto alle altre due. Le differenze nascono nella comprensione delle relazioni che intercorrono fra di esse, in particolar modo nella questione del cosiddetto “Filioque”, termine latino che significa "e dal figlio". Secondo il credo niceno-costantinopoliano, il Figlio è generato dal Padre, e lo Spirito santo procede dal Padre, così che il Padre risulta essere l'unica causa della Trinità.
Con i successivi sviluppi teologici, la Chiesa latina stabilì che lo Spirito santo procede anche dal Figlio: secondo la formula latina inserita nel Credo Cattolico: “Credo nello Spirito Santo, ... che procede dal Padre [e dal Figlio = Filioque]”. La Chiesa di Costantinopoli si urtò con quella latina riguardo alla processione dello Spirito santo, non accettando il concetto di processione dal Figlio. Questo argomento divenne oggetto di dispute, risultò uno tra i punti che portò alla scissione tra la Chiesa latina, (Cattolica - d’Occidente) e quella greca, (Ortodossa - d’Oriente).

Sebbene i primi Padri cercassero di far riemergere le verità del Cristianesimo, è pressochè evidente come, a motivo della loro provenienza da famiglie pagane e per l’educazione ellenistica ricevuta, spesso le loro testimonianze non sono perfettamente in linea con le Scritture, e risultano a volte condizionate dal pensiero filosofico del loro tempo. Qualcuno, addirittura, cercò di cristianizzare l’ellenismo, costruendo una sorta di ponte tra il cristianesimo e la filosofia greca.
Tuttavia, benché i loro scritti possano aver risentito dell’influenza filosofica, e non corrispondano esattamente al primissimo Cristianesimo, la loro testimonianza è comunque degna d’essere presa in considerazione, e comparata alle varie congetture cristiane del nostro tempo.
Una cosa che risalta è che alcuni di loro vedono nel Padre e nel Figlio una unità, ma di fatto nessuno di loro considera il Figlio coeguale e coeterno col Padre, e sebbene si accenni, a volte anche in modo confuso, all’unità tra i Due, del Figlio se ne parla sempre come subordinato al Padre.

Emmaus@
09/02/2007 15:40
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...interessante la tua citazione del credo-niceneo...
Ma sicuramente ricordi che la motivazione principale della necessita' di quel concilio nel 325 d.C (anno piu' o anno meno) era proprio discutere le teorie subordinazioniste di Ario. Infatti dal credo Niceneo risulta che sicuramete tutti i vescovi riuniti, circa 220 o ferse 318, concordarono sun un fatto...ARIO AVEVA TORTO!
Introducendo il concetto di stessa sostanza (non stiamo a scomodare il greco, al quale Andreiu e'piu' avvezzo di me) delle tre persone.
cito poi:
Ireneo di Lione, il più importante teologo del secondo secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il figlio è Dio, poiché tutto ciò che è nato da Dio è Dio."

Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori pre-niceni, cioè prima dello scoppio della controversia ariana:

«"vediamo ciè che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso esiste per sé stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per comunicare il fuoco. La Parola di Sapienza è in se lo stesso Dio generato dal Padre di tutto."»
(Giustino Martire)

...quindi non dire che gli apostoli all'inizio erano subordinazionisti in quanto dalle epistole di Paolo si evince molto semplicemente il contrario.
E i Padri della Chiesa arrivarono al Concilio di Nicea gia' convinti di una verita' che Tertulliano chiamo TRINITA'.

Forse proprio la storia della Chiesa testimonia contro il subordinazionismo.

...Efesini 4:15 "ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo."
09/02/2007 23:25
Post: 31
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Re:

Scritto da: BarnabaII 09/02/2007 15.40
...interessante la tua citazione del credo-niceneo...
Ma sicuramente ricordi che la motivazione principale della necessita' di quel concilio nel 325 d.C (anno piu' o anno meno) era proprio discutere le teorie subordinazioniste di Ario. Infatti dal credo Niceneo risulta che sicuramete tutti i vescovi riuniti, circa 220 o ferse 318, concordarono sun un fatto...ARIO AVEVA TORTO!
Introducendo il concetto di stessa sostanza (non stiamo a scomodare il greco, al quale Andreiu e'piu' avvezzo di me) delle tre persone.
cito poi:
Ireneo di Lione, il più importante teologo del secondo secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il figlio è Dio, poiché tutto ciò che è nato da Dio è Dio."

Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori pre-niceni, cioè prima dello scoppio della controversia ariana:

«"vediamo ciè che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso esiste per sé stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per comunicare il fuoco. La Parola di Sapienza è in se lo stesso Dio generato dal Padre di tutto."»
(Giustino Martire)

...quindi non dire che gli apostoli all'inizio erano subordinazionisti in quanto dalle epistole di Paolo si evince molto semplicemente il contrario.
E i Padri della Chiesa arrivarono al Concilio di Nicea gia' convinti di una verita' che Tertulliano chiamo TRINITA'.

Forse proprio la storia della Chiesa testimonia contro il subordinazionismo.




La questione che fu accesa con l'arianesimo fu a proposito del pensiero ariano che escludeva la divinità di Gesù!
Il subordinazionismo del primo cristianesimo invece, era diverso, in quanto Gesù era considerato di natura divina, in quanto generato da Dio Padre.

Tertulliano, inoltre, così anche gli altri primi Padri Apostolici, non parlarono mai di coeguaglianza, coeternità e consustanzialità tra i Due; ed anche se Tertulliano fu il primo a coniare il termine "trinità", sicuramente non attribuiva lo stesso significato che i concili ecumenici in tempi successivi diedero a questo termine, ovvero: P+F+Ss=1=YHWH .

Ecco qual'era il pensiero di alcuni del Padri che tu stesso hai menzionato, come Ignazio di Antiochia:
Ignazio è solito parlare di Cristo Gesù come Dio, tuttavia fa una chiara distinzione tra Dio (dio) e DIO, e parla di Cristo come di uno che segue la volontà del Padre. Ecco alcuni passaggi in cui Ignazio si riferisce a Gesù chiamandolo Dio:

•Gloria a Gesù Cristo Dio che vi ha resi saggi.

Ma dopo averlo chiamato Dio, sempre nello stesso verso del I° capitolo della sua lettera indirizzata alla congregazione di Smirne, continua dicendo che egli è:

•Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio.

Ancora una volta, sempre nella stessa lettera, definisce Gesù ‘Dio’:

•Bene avete fatto ad accogliere, come diaconi di Cristo Dio, Filone e Agatopo che mi accompagnano nella parola di Dio.

Il fatto che Ignazio parlasse di Gesù come di Dio, non vuol dire che lo considerasse il Dio Onnipotente, o uguale al Padre. Questo lo si capisce dal fatto che Ignazio usa l’appellativo Dio anche per descrivere qualità cristiane come la fede e la carità:

•Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il principio è la fede, il fine la carità. L’una e l’altra insieme riunite sono Dio, e tutto il resto segue la bontà.

Ma vediamo alcune citazioni dalle sue lettere, dove la distinzione o la subordinazione sono rese chiare:

•Anche Croco, degno di Dio e di voi, che io ho ricevuto quale vostro modello di carità, mi è di conforto in ogni cosa. Così il Padre di Gesù Cristo lo conforti con Onesimo, Burro, Euplo e Frontone.

•E Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, è il pensiero del Padre, come anche i vescovi posti sino ai confini della terra sono nel pensiero di Gesù Cristo.

In quest’ultima citazione, Ignazio parla dei vescovi e di Gesù come del ‘pensiero del Padre’. Ma proprio come i vescovi non sono Dio o parte di Dio, Gesù è posto sullo stesso piano dei vescovi, dunque distinto e a Dio subordinato. Circa l’unità che c’è tra il Padre e il Figlio, non ne parla come di unità di persona, ma come di una unione spirituale, alla quale partecipa anche la Chiesa, un’unità di accordi e di pensiero, non un’unità corporale:

•Dopo la risurrezione mangiò e bevve con loro come nella carne, sebbene spiritualmente unito al Padre.

•E ciascuno diventi un coro, affinché nell’armonia del vostro accordo prendendo nell’unità il tono di Dio, cantiate ad una sola voce per Gesù Cristo al Padre… E’ necessario per voi trovarvi nella inseparabile unità per essere sempre partecipi di Dio … essendo uniti a lui come la Chiesa lo è a Gesù Cristo e Gesù Cristo al Padre perché tutte le cose siano concordi nell’unità .

Continuando, Ignazio distingue la persona del Figlio dal Padre:

•Ignazio, Teoforo, alla Chiesa di Dio Padre e dell’amato Gesù Cristo che ha ottenuto misericordia in ogni grazia.

•Stanno lontani dalla eucaristia e dalla preghiera perché non riconoscono che l’eucaristia è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato.

Spero che queste citazioni ti siano utili! [SM=g27988]

Emmaus@


10/02/2007 19:27
Post: 5
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Ringrazio Emmaus@, per le riflessioni postate attorno ad una questione così ampiamente dibattuta, che ho letto davvero con molto interesse. Ovviamente, devo anche aggiungere che essendo sostenitore della fede trinitaria, alcune considerazioni non mi trovano pienamente d’accordo, questo allo stesso modo di alcune letture che credo non diano sinceramente giustizia alla questione.
Condivido pienamente, così come trova piena attestazione, fin dai primi scritti, in epoca sub-apostolica la “fede” monoteistica, nell’unico vero Dio, “ereditata” nella religione d’Israele, che segna fortemente l’identità cristiana, come linea di demarcazione dal paganesimo. Erma afferma che il primo comandamento è quello di “credere che Dio è uno, che egli creò e stabilì tutte le cose…” ma analoghe espressioni si ritrovano anche nel pensiero degli altri Padri Apostolici, Clemente, Barnaba, ed anche nella Didachè. Bisogna però anche chiarire che l’idea di monoteismo così come trasmessa dal tardo giudaismo, è rigidamente monolatrica, non crede, e non contempla l’idea di semi-dei. Il “subordinazionismo” che vuole Cristo essere creato, che riveste in parte prerogative “divine”, come per esempio il titolo di “Kyrios”, Signore, che ebbe dagli apostoli stessi, e di “Theos,” che non trova nella parola ebraica “elohim”, alcuna corrispondenza, non risponde alle rigide esigenza del monoteismo,e alla fede del Dio unico, che i cristiano predicarono fin dalla prima istanza.
Riveste interesse, in questa direzione, il fatto che l’insegnamento monoteistico, nel periodo primitivo non è solo il baluardo contro il politeismo pagano, e il dualismo marcionita, ma anche contro l’emanazionismo gnostico.
Il monoteismo che il cristianesimo “eredità” dal tardo giudaismo, gode immediatamente di una forte identità in termini di definizione teologica, cosa che non si può dire altrimenti dei “dati” nuovi legati più direttamente alla rivelazione specificatamente cristiana. L’elaborazione di questo insieme di verità in una sintesi coerente avverrà nel tempo, e troverà una sua propria definizione solo nel 381 al Concilio di Costantinopoli. Le verità di fede però sono una cosa, e la loro definizione teologica sono altra cosa. Di fatti l’idea della pre-esistenza e del ruolo creatore di Cristo, erano già credute, così come la consapevolezza dell’attività dello spirito nella Chiesa. Tutto ciò è dimostrato non solo dalle primitive formulazioni catechetiche e liturgiche che rispecchiano schemi diadici e triadici, ma anche dalle diverse controversie sorte attorno alla questione del tema trinitario fino al IV° secolo, che sono state importanti per la corretta definizione delle verità di fede fin dall’inizio credute.
L’asserzione di una teologia trinitaria, che è figlia, essenzialmente della filosofia ellenica, che denatura la primitiva fede semitica, che gli apostoli hanno trasmesso, non ha quel sostegno che si crede nell’affermazione che non vi è una chiara ed univoca consapevolezza di questo fin dall’inizio.
I Padri Apostolici, che certamente assumono molta importanza in ordine di tempo, si pongono più come testimoni della fede piuttosto che d’interpreti che cerchino di comprenderla. siamo distanti certo da chiare affermazioni di carattere trinitario, ma dobbiamo anche ammettere data la frammentarietà delle affermazioni, anche da qualsiasi altra CHIARA affermazione di ordine diverso. Usano spesso la formula triadica della Chiesa, e generalmente si riscontra nel loro pensiero l’idea della pre-esistenza di Cristo, così come il suo ruolo nella creazione e nell’opera di redenzione.
Clemente Romano: “Come Dio vive, e il signore Gesù Cristo vive, e lo Spirito Santo”; e ancora “Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo, e un solo Spirito di grazia riversato sopra di noi?”. Non si interroga sulle implicazioni esistenti nella triade, ma dalla sua lettera si evidenzia l’idea della pre-esistenza di Cristo, da sempre “scettro di maesta”, e traspare la consapevolezza che lo spirito Santo, come Persona, pià che come forza impersonale.
II° Clemente, comincia ammonendo i suoi lettori, a “pensare a Gesù come a Dio, come giudice dei vivi e dei morti”, il suo pensiero, seguendo lo scritto non è di facile lettura, ma anche in lui sembra trasparire l’idea di tre persone: Dio Padre, Cristo che era spirito, e divenne carne, e lo Spirito Santo, cioè la Chiesa celeste, madre dei fedeli.
In Barnaba troviamo una forte enfasi, sulla pre-esistenza di Cristo, che coopera, con Dio Padre nell’atto creativo.
In Ignazio troviamo ampie affermazioni nel merito non solo della pre-esistenza di Cristo, ma anche sulla sua divinità, oltre alla presenza della formula triadica. Parlando di Cristo, afferma che è “il nostro Dio”, lo definisce “Dio incarnato” e “Dio reso manifesto come uomo”. Parla della sua pre-esistenza, usando l’espressione “ingenerato” (????????????)Si potrà discutere come è già stato fatto se fosse su posizioni più vicine al trinitarismo economico, ma certamente non è possibile definirlo un “subordinazionista”, nel vero senso del termine, questo non darebbe giustizia alla questione.
Le sue affermazioni, come anche quelle relative agli altri Padri Apostolici, sono spesso indirette, e sono da considerarsi più un punto di partenza che di arrivo, sono più proclamazioni di proposizioni di fede,e che formulazioni figlie di indagine teologica, per questo motivo trovo difficile accettare la tua lettura di alcuni affermazioni nelle lettere di Ignazio, (lascio da parte quelle relative agli apologisti, che meritano altra trattazione) o fino in fondo crediamo che la chiesa primitiva poggia sull'idea monoteistica dell'unico vero Dio, oppure decidiamo di non crederci, ma non è che quando ci fa comodo lo crediamo e quando invece non ci fa comodo non lo crediamo. Gesù nella mente di Ignazio è "l'increato", pre-esistente, e Dio distinto dal Dio Padre, ma non un Dio. Non confondiamo nell'economia della rivelazione, la subordinazione del Figlio, nell'ambito dell'incarnazione, e quindi della sua vita terrena, che è immagine centrale nella predicazione catechetica dei Padri, cos' come anche negli Scrittori del Nuovo Testamento, dalla sua pari essenza quando ci si riferisce a lui come a Dio, è quindi nei riguardi di Ignazio abbastanza ingenerosa la tua lettura, non rende giustizia fino in fondo al suo pensiero.
In Erma, vi è un amalgama di binitarismo, e adozionismo, identifica il Figlio di Dio, con l’arcangelo Michele, ma siamo sempre lontani da precise affermazioni teologiche, la pre-esistenza del Figlio, è identificata dalla figura dello spirito Santo, inteso nella seconda similitudine essere il “figlio diletto” del Padre, e Cristo, il suo servitore.
Tutto ciò che possiamo presupporre dall’esperienza dei padri apostolici, che pur senza una vera e propria ricerca, vi è un primo tentativo di armonizzare l’idea dell’Unico vero Dio, con la rivelazione neo-testamentaria di Cristo, e della Spirito Santo. Non è possibile affermare in nessun modo che la Chiesa sub-apostolica parte da una chiara affermazione teologica in materia, che ci permetta di affermare che credesse in un Dio, cioè il Padre, in Gesù essere creato, e nello Spirito Santo, forza dinamica, tutto ciò non trova alcun riscontro, e la dimostrazione è data proprio dall’esposizione della fede espressa dai padri apostolici. Possiamo solo dire che il punto di partenza sono delle verità di fede oggettive, che dovranno poi, come è avvenuto trovare una loro definizione e sintesi, proprio per difenderle da speculazioni non conformi al messaggio originario, e tutto ciò avviene proprio partendo dal presupposto iniziale su cui il cristianesimo poggiava la sua identità: la sua fede monoteistica.

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.32]

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.42]

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.50]

13/12/2007 17:09
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Caro Barnaba II,


quindi non dire che gli apostoli all'inizio erano subordinazionisti in quanto dalle epistole di Paolo si evince molto semplicemente il contrario.



A dire il vero è difficile dire se gli apostoli fossero "subordizionalisti" o meno perchè nelle scritture non esiste ancora nessuna idea nè di subordinazione nè di ugualianza. Queste sono idee che vennero in seguito a meditazioni filosofiche di autori di estrazione ellenistica sul significato di certe dichiarazioni fatte su Gesù.

Semplicemente nel I secolo ci si limita a riconoscere Gesù quale "Signore alla gloria di Dio Padre" e infine a definirne l'origine preumana quale Logos o Parola divina preesistente. Di fatto dalle parole di Paolo è difficile capire qualcisa di più che non una generica divinità di Cristo, ma le scritture ebraiche non negavano questa possibilità per altre creature, il re messianco stesso in Isaia 9,6 veniva detto "dio potente" senza alcuna volntà o idea di "ugualianza" con YHWH.


Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori pre-niceni, cioè prima dello scoppio della controversia ariana



Sicuramente la trinità non "nasce" a Nicea, ma è certo che non nasce neppure a "Gerusalemme". E' piuttosto figlia di un processo lungo e tormentato in cui le scritture sono messe da parte per far posto ad una riflessione teologica e filosofica.

I padri anteniceni a questo riguardo sono assai ondivaghi e possono essere citati tanto per sostenere posizioni ariani che ortodosse, e comunque l'idea che in generali essi fuorno subordizionalisti è condivisa dalla maggior parte di stidiosi di patrologia, senza per forza andare agli eccessi di di Harnack.

Shalom
15/12/2007 15:19
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Cosa insegnavano i Padri preniceni
I PADRI preniceni sono riconosciuti come importanti maestri religiosi dei primi secoli dopo Cristo. Ciò che insegnavano è interessante.
Giustino Martire, morto verso il 165 E.V., definiva il Gesù preumano un angelo creato, “diverso dall’Iddio che fece tutte le cose”. Diceva che Gesù era inferiore a Dio e che “non faceva mai nulla all’infuori di ciò che il Creatore . . . voleva che egli facesse e dicesse”.
Ireneo, morto verso il 200 E.V., sosteneva che il Gesù preumano aveva un’esistenza separata da Dio ed era inferiore a lui. Spiegava che Gesù non era uguale al “solo vero Dio”, il quale regna “supremo su tutti e oltre al quale non c’è nessuno”.
Clemente Alessandrino, morto verso il 215 E.V., chiamava Dio “l’increato, imperituro e unico vero Dio”. Diceva che il Figlio “veniva dopo il solo onnipotente Padre”, ma non era uguale a lui.
Tertulliano, morto verso il 230 E.V., insegnava la supremazia di Dio, dicendo: “Il Padre è diverso dal Figlio (un altro), in quanto è maggiore; come colui che genera è diverso dal generato; colui che invia è diverso dall’inviato”. E aggiunse: “Ci fu un tempo in cui il Figlio non era. . . . Prima di tutte le cose, Dio era solo”.
Ippolito, morto verso il 235 E.V., diceva che Dio era “l’unico Dio, il primo e il Solo, il Fattore e Signore di tutto”, al quale “nulla è coevo [di uguale età] . . . Ma era Uno ed era solo; il quale, volendolo, portò all’esistenza ciò che prima non esisteva”, come il creato Gesù nella sua vita preumana.
Origene, morto verso il 250 E.V., diceva che “il Padre e il Figlio sono due sostanze . . . due rispetto alla loro essenza”, e che “in paragone col Padre, [il Figlio] è una luce molto piccola”.
Riassumendo le testimonianze storiche, Alvan Lamson, dalla cui opera sono tratte le summenzionate citazioni dei Padri preniceni, scrisse: “L’attuale diffusa dottrina della Trinità . . . non trae alcun sostegno dal linguaggio di Giustino [Martire]: e questa osservazione può essere estesa a tutti i Padri preniceni, cioè a tutti gli scrittori cristiani dei primi tre secoli dopo la morte di Cristo. È vero che parlano di Padre, Figlio e Spirito santo . . ., ma non dicono che sono coeguali, che sono un’unica essenza, che sono Tre in Uno, in nessuno dei significati oggi accettati dai trinitari. È vero l’esatto contrario”. — The Church of the First Three Centuries, Boston 1869, pp. 56, 57.
La testimonianza della Bibbia e della storia rende quindi chiaro che la Trinità era sconosciuta nell’intero periodo biblico e tale rimase per vari secoli dopo.

“Non c’è nessuna prova che alcuno scrittore sacro abbia anche solo sospettato l’esistenza di una [Trinità] all’interno della Divinità”. — The Triune God


19/08/2022 11:10
Post: 4
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Utente Junior
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Per San Paolo, Cristo era "tutto in tutti". Ci sono molti versetti che evidenziano che Paolo e gli altri Apostoli adorassero Gesù Cristo, anche se non avevano ancora compreso razionalmente la sua uguaglianza in tutto con il Padre. Lo riconoscevano come Dio con il cuore, ma non razionalmente. Tutto questo viene riportato dalla Sacra Scrittura, e dunque l'adorazione di Cristo aveva la piena approvazione di Dio Padre, questa è la vera prova della divinità e uguaglianza del Figlio unigenito con il Padre
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