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Fede e...olio..

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2009 17:43
04/07/2008 00:30
...sebbene in questo preciso istante stia seguendo la lezione on line di un rabbino Chabad in direttissima, approfitto del fatto di trovarmi davanti al pc per scrivere almeno due righe di risposta alla domanda che ha inoltrato Roby.

Premetto che in ongi singola parashà (commenti alle porzioni settimanali di Torah) ho sempre appreso che l'olio di untura sacra era destinato agli arredi del Santuario e ai Sommi Sacerdoti sino all’epoca del Primo Tempio (all'epoca del II Tempio l'unzione del Koen Gadol non ebbe più luogo).
Assieme ai sacerdoti erano unti con olio, i profeti e i re.

L'unzione indica una consacrazione divina, ovvero la persona che si dedica al servizio divino, sacerdotale, regale o profetico, e da Dio scelta per questo incarico. Sappiamo tutti che la parola messia (in ebraico "mashiach") significa "unto". Dunque nella Torah, moshiach è il sacerdote, il re, il profeta, e in futuro, lo sarà anche colui che sarà capace di liberare il popolo ebraico da situazioni politiche e sociali tristissime, colui il quale, inaugurerà un'epoca uiversale di pace nel mondo alla fine dei giorni (l'epoca messianica) come profetizzato. Egli sarà soggetto all' unzione con olio, come si converrà ad un sovrano.


Scriveva Laurent Cohen in "Il Re David" a pag 32:
"Come sappiamo l'unzione aveva un ruolo importante nelle varie forme spirituali orietali. In Israele nessun candidato alla regalità poteva sottrarvisi. Era un rito di passaggio verso il potere che non poteva essere disatteso. Chi riceveva l'unzione dal profeta si vedeva conferire lo status di "eletto" del Signore".

Esistono numerose fonti presso la letteratura rabbinica sul rito dell'unzione. Di norma la cerimonia si svolgeva nel modo seguente: il profeta, dopo aver rivolto auguri di prosperità al futuro sovrano, lo ungeva afferrando la sua capigliatura per impregnarla d'olio. Ben presto il volto dell'eletto era irrorato e allora il profeta traccia la forma di una minuscola corona tra i suoi occhi, poi lascia gocciolare l'olio sulle ciglia dell'eletto e il rito era terminato. Gli occhi e le ciglia avevano un profondo significato nel rito dell'unzione, perchè colui che è consacrato re da quel momento, e permanentemente, dovrà percepire la realtà con gli occhi dell'anima e attraverso la coscienza della sua responsabilità nei confronti della collettività e di Dio.

Un episodio significativo è offerto dall'unzione di David da parte di Samuele, in cui il Signore comanda al profeta: "Riempi d'olio il tuo corno e vai!"Il corno nel quale il profeta lascia colare un olio di oliva purissimo, è simbolo di forza, di vita e di perennità.



Di unzione dei malati per la guarigione non sò nulla. Non ricordo che presso la tradizione ebraica e rabbinica fosse in uso una tale pratica. Ricordo semplicemente che secondo la medicina del tempo, avesse una funzione curativa e rigenerativa, come testimoniato da Isaia 1,6: "Siete ricoperti di lividi, di ferite aperte che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio. Tutta una piaga dalla testa ai piedi".

So anche di comunità giudaiche (Terapeuti) che usavano ungersi di olio per ridare forza all'organismo, dissipare la fatica del corpo, donadogli più vigore ed elasticità nel momento in cui alcuni di essi riuscivano a conservare il digiuno per sei giorni.

Shalom!






[Modificato da Batyah 04/07/2008 00:36]
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