" .....questi giorni di Purim non cadranno in disuso tra gli ebrei ed il loro ricordo non cessi in mezzo alla loro discendenza..." (Libro di Estèr, 9;28).
Noi ebrei siamo in prossimità di Purim e in questa gioisa festività la cui celebrazione è espressamente comandata dalla Bibbia Ebraica, si legge la Meghillàh Ester, il rotolo di Ester.
La
Meghillàh Estèr ottiene quello che ai valorosi fratelli
Maccabei non è stato concesso: non solo il suo libro viene incluso nel canone biblico, ma questo ha dato anche il nome ad un trattato talmudico.
Ciò che però più sorprende, nel libro di Estèr, è che in tutto il testo non viene mai citato il
Nome di Dio, né alcuno dei Suoi attributi. Questa peculiarità della Meghillàh, cioè di essere l'unico libro della Bibbia non solo privo della parola e dell'azione di Dio, ma anche di qualsiasi riferimento a Lui, ha fatto discutere molto i Maestri, prima che si arrivasse alla decisione di inserire anche questo testo nel
canone biblico.
La stessa storia di Estèr, sembra essere un concatenarsi di eventi del tutto
casuali...Il destino del popolo ebraico sembra completamente abbandonato al
caso e alla
fatalità.
Il termine
Purim, dal persiano
pur, designa le
sorti che si gettano per fissare una data o per regolare il destino altrui secondo il decreto del solo caso. L'esistenza degli ebrei sembra legata a una
partita a dadi e il popolo stesso appare impotente in un mondo mosso dalla sorte, abbandonato a un destino cieco, in un mondo da cui
Dio sembra
assente o, quantomeno, cosi' ben
nascosto che tutto accade come se
Egli non esistesse.
I Maestri del Talmùd, si domandano
"..dove si parla di Estèr nella Toràh?.." (Talmùd babilonese; Haghigàh 5,b).
Deuteronomio, 31;18:
"..ed Io continuero' a nascondere il Mio volto in quel giorno..", un preciso riferimento a Estèr e a Purim.
Il
Talmùd, quindi, scorge uno stretto rapporto tra il tema del
Dio nascosto, che si
eclissa, e l'etimologia del nome
Estèr, che significa appunto
nascosta.
La salvezza del popolo di
Estèr e di
Mordekhài avviene in modo
nascosto e
discreto, diversamente da quanto accade per altri miracoli, nei quali Dio si manifesta e opera in
forma palese, come, ad esempio, nella liberazione degli Ebrei dall'Egitto.
Ecco perché qualche commentatore ha tentato di trovare un'allusione al Nome di Dio nel verso in cui
Mordekhài, spazientito dalle esitazioni di Estèr a presentarsi al re ed intercedere per la salvezza del popolo, dichiara:
".. .se tu in questo momento taci, liberazione e salvezza sorgeranno da un altro luogo.." ( Ester, 4; 14).
Il termine
Maqom, Luogo, designerebbe la stessa residenza divina, conformemente a quanto sostiene la letteratura rabbinica:
" Egli è il Luogo del Suo mondo, ma il Suo mondo non è il Suo Luogo", nel senso che Dio è onnipresente anche quando Egli è nascosto.
La parola ebraica che indica il
mondo è
olam e deriva dalla radice
alum, nascosto, forse per significare che l'esistenza di Dio in questo mondo è nascosta e lo scopo dell'olam, cioè del mondo nascosto, è la ricerca di quella verità,
emèt, che secondo il Midràsh al momento della creazione Dio ha gettato a terra, affinché l'
uomo la facesse germogliare con i suoi propri strumenti.
Tratto da: "La Meghillat Ester: lo svelamento del nascosto" di Rav Roberto Della Rocca.
Shalom!