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Il libro del profeta Isaia

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2007 16:16
17/02/2007 16:16
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§§ L'anima mio odia le vostre calendi, e le vostre solennità; mi sono di gravezza; io sono stanco di portarle §§ Is 1:14 ð 1 Gi 5:3, Gr 15:6 – 2 Te 3:13.
1 Gi 5:1-3 ð In Is 1:14, il Signore ripete nuovamente lo stesso concetto espresso prima: Egli non sopporta più le calendi e le solennità del popolo d’Israele. Queste feste solenni, non erano più quelle feste ordinate dal Signore stesso, ma erano divenute le “loro solennità”, caratterizzate dal formalismo. Ma in più il Signore aggiunge che tutti questi riti erano diventati pesanti, gravi. Ma è doveroso osservare il passo di 1 Gi 5:1-3. L’apostolo Giovanni, in questo testo, esprime molto bene il fatto che ognuno che crede nel Signore Gesù, appartiene a Dio, e nello stesso tempo, noi conosciamo che amiamo Dio quando osserviamo i suoi comandamenti. Ma come sono i suoi comandamenti? Sono forse pesanti, oppressivi? Giovanni afferma “Perciocchè questo è l'amore di Dio, che noi osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravi”. Il popolo d’Israele presentava al Signore qualcosa che non soltanto Iddio non sopportava più, ma che era divenuto troppo pesante. Al contrario, i comandamenti del Signore sono tutt’altra cosa. Il giogo del Signore è dolce ed il Suo carico è leggero. Nessuno di noi può affermare che servire il Signore sia un qualcosa di oppressivo e troppo grave. Osservare i suoi comandamenti risulta essere la conseguenza e la dimostrazione dell’amore che abbiamo nei Suoi confronti. E stiamo certi che il Signore gradirà un servizio con queste caratteristiche.
Gr 15:1, 5-6 ð Il Signore, non dichiara soltanto in Is 1:14 che ciò che offriva il popolo era pesante e grave, ma sottolinea anche il fatto che Egli è stanco di portare tutto questo. Questa immagine è un antropomorfismo, in quanto lo Spirito del Signore ha utilizzato un immagine “umana”, per farci comprendere ciò che sta accadendo. In Gr 15:1, 5-6, il Signore si rivolge duramente al popolo d’Israele evidenziando lo stato spirituale nel quale si era venuto a trovare. Il Signore dichiara che anche se Mosè o Samuele, si presentassero davanti a Lui (e sappiamo come Mosè e Samuele siano stati due uomini di Dio potentemente utilizzati dal Signore), pure il Signore non avrebbe riguardato con favore Israele. Perciò il Signore nel v.5, dichiara due domande molto significative : chi avrà pietà di Gerusalemme? Chi l’avrebbe compianta? Chi si preoccuperebbe di lei? Israele aveva numerose volte dispettato il Signore e provocato, perciò Egli dichiara “Tu mi hai abbandonato, dice il Signore, e te ne sei ita indietro; io altresì stenderò la mano sopra te, e ti distruggerò; io sono stanco di pentirmi”. Anche qui troviamo lo stesso termine. Israele è stato numerose volte disubbidiente ed il Signore ha dato dimostrazione molte volte di misericordia e pietà, ma ora Egli sentenzia il giudizio su Israele: Dio è stanco di pentirsi, stanco di questo popolo che continua a ribellarsi a Lui. Domandiamoci fratelli e sorelle, se anche noi con il nostro atteggiamento nella vita di tutti i giorni “stanchiamo” il Signore, nel senso che mettiamo troppo alla prova la Sua misericordia e pietà. Stiamo attenti perché nessuno si può beffare di Dio. In 2 Te 3, l’apostolo Paolo mette in guardia intorno ad alcuni che camminavano in maniera disordinata “Imperocchè intendiamo che fra voi ve ne sono alcuni che camminano disordinatamente, non facendo opera alcuna, ma occupandosi in cose vane”. Ma nello stesso tempo egli esorta a non stancarsi di fare il bene. Se noi camminiamo disordinatamente saremo privati delle benedizioni di Dio, ma se costantemente ubbidiamo a Lui e non ci stanchiamo di compiere quelle opere che Dio ha precedentemente preparate per ciascuno di noi, godremo di una meravigliosa salute spirituale. Ma fare il bene, significa farlo non per una sorta di ritualismo o per freddo dovere, ma per glorificare il Signore. Questo deve essere il nostro scopo.

§§ Perciò, quando voi spiegherete le palme delle mani, Io nasconderò gli occhi miei da voi §§ Is 1:15 ð Sl 143:6, De 31:17 – Mi 3:4.
Sl 143:3-6 ð In Is 1:15, il Signore evidenzia un atteggiamento che era comune nel popolo di Israele, quando si accingeva a pregare. Gli israeliti spiegavano le palme delle loro mani, oppure le alzavano. Ma il problema è che anche utilizzando questo atteggiamento così apparentemente pio e santo, il Signore nasconderà i Suoi occhi da loro. Nel Sl 143:3-6, il salmista Davide mostra tutt’altro atteggiamento. Egli, pregando a Dio, notifica a Lui che il suo nemico perseguita la sua anima, lo fiacca e lo fa venire meno. Addirittura il suo stato interiore è talmente leso che testimonia che il suo spirito spasima in lui e il suo cuore è smarrito. Era veramente una situazione infelice per Davide. Ma egli manifesta chiaramente quello che è il suo desiderio “Io spiego a te le mie mani; L'anima mia è intenta a te, come terra asciutta”. Anche Davide spiega le sue mani, ma quale differenza di disponibilità di cuore vi è tra lui e l’Israele di Is 1. Egli afferma che la sua anima brama, desidera il Signore, come la terra asciutta desidera l’acqua. Egli è “assetato” del Signore. Abbiamo noi, fratelli e sorelle, questo desiderio quando preghiamo Dio? Le nostre preghiere sono rivolte a Lui, perché “bisogna farlo”, oppure perché desideriamo ardentemente colloquiare con Lui, avere comunione con il Signore? Con questa disponibilità di cuore, il Signore, certamente, ascolterà ciò che noi vogliamo dirGli.
De 31:16-20, Mi 3:1-2, 4 ð In questo testo di De 31, il Signore avverte solennemente Mosè ed il popolo d’Israele. Ormai Mosè stava per terminare la sua vita su questa terra, ma prima Iddio gli dichiara che il popolo d’Israele peccherà gravemente di fornicazione spirituale, abbandonerà il Signore e romperà il patto stipulato con Lui. Non erano certamente le parole che Mosè si sarebbe aspettato di ascoltare. Ma il Signore non nasconde mai la verità. Perciò dichiara il Signore “E in quel giorno l'ira mia si accenderà contro a lui, e io l'abbandonerò, e nasconderò da lui la mia faccia, e sarà consumato; e gran mali ed angosce gli avverranno; e in quel giorno egli dirà: Questi mali non mi sono eglino avvenuti perchè il Signore non è nel mezzo di me?”. Come Israele si comporterà, così il Signore agirà di conseguenza. Egli nasconderà la sua faccia e manifesterà la sua giusta ira nei confronti del popolo. Perciò il Signore ordina che si scriva un cantico da insegnare al popolo, in quanto Israele, quando entrerà nella terra promessa si rivolgerà ad altri dèi. Che tristezza! Invece di glorificare il Signore per le Sue meravigliose opere, lo tradirà in maniera vergognosa. E noi, ringraziamo sempre il Signore per tutto ciò che compie in favore nostro? Oppure talvolta, il nostro cuore è occupato da qualcosa o qualcuno che usurpa il posto che spetta soltanto al Signore? Egli deve sempre avere il primato nella nostra vita. In Mi 3:1-4, il Signore si rivolge ai capi e ai conduttori del popolo d’Israele evidenziando, in forma di domanda, che proprio loro dovevano conoscere ciò che era giusto e diritto. Ma invece di insegnare la giustizia e l’integrità, essi odiavano il bene ed amavano il male, pensando solo ai loro interessi. Quindi, come si dovrà comportare il Signore? Egli nasconderà la Sua faccia da loro, essi grideranno ma non vi sarà risposta da parte del Signore, perché hanno operato con malvagità. E’ un testo assolutamente solenne e grave! Anche nella chiesa del Signore e nelle varie assemblee locali, sono costituiti degli anziani che hanno l’importante compito di pascere il gregge, di curarla e di insegnare ciò che il Signore vuole da ciascuno di noi. Che questo sia sempre l’obiettivo di ogni anziano, così come tutti devono avere l’obiettivo di piacere al Signore e di camminare come Lui vuole.

§§ eziandio, quando moltiplicherete le orazioni, io non le esaudirò; le vostre mani sono piene di sangue §§ Is 1:15 ð 1 Sa 1:12 – Ro 15:30, De 3:26 – Gr 11:14. Il Signore, non soltanto afferma che Egli nasconderà i Suoi occhi, quando il popolo andrà davanti a Lui con le palme spiegate, ma precisa che anche se ci fossero molteplici preghiere, nessuna di queste sarà mai esaudita. Il motivo è che le mani che si spiegano a Lui, non sono pure, ma sono piene di sangue, di peccato.
1 Sa 1:9-16, Ro 15:30-31 ð In 1 Sa 1:9-16, al contrario, possiamo osservare un bellissimo esempio identificato in una donna che prega al Signore. Questa donna è Anna, la quale avendo l’animo tribolato ed amareggiato, piangendo molto, pregava il Signore, presentandoGli una richiesta ben precisa. Ella con umiltà si presenta come serva del Signore e nello stesso tempo chiede a Dio un figlio maschio. Certamente questa donna stava soffrendo molto a motivo del fatto che non aveva figli. Ma nello stesso tempo, Anna si impegna davanti al Signore, che suo figlio sarà donato a Lui per tutto il tempo della sua vita e nessun rasoio passerà sopra il suo capo. Ed ecco che interviene un'altra persona: Eli, il sommo sacerdote, il quale non discerne assolutamente cosa stava succedendo, in quanto la sua valutazione è completamente errata: pensava che Anna fosse ubriaca. Quante volte noi ci arroghiamo il diritto di formulare dei giudizi e poi questi giudizi sono completamente sbagliati! Non comportiamoci come Eli. Anna rispondendo ad Eli, non lo attacca dicendo “Guarda che hai completamente sbagliato valutazione, pensaci bene prima di lanciare un giudizio”. Anna, con molta semplicità, lo chiama “signor mio”, e si identifica come una donna tribolata nello spirito, addolorata e testimonia dicendo “spando l’anima mia davanti al Signore”. Ci comportiamo noi sempre allo stesso modo? Oppure, talvolta le nostre preghiere, divengono formali, rituali come succedeva ai tempi del profeta Isaia? Quando ci presentiamo davanti al Signore, anche noi dovremmo “spandere la nostra anima”, cioè dare luogo a tutto ciò che è il nostro stato interiore: sia esso allegro, felice, sia esso addolorato e tribolato. Anna si trovava in questa seconda condizione. Anna ed Eli si congedano, e al v.20 troviamo un qualcosa di meraviglioso, l’ esaudimento della preghiera di Anna “E al termine del tempo, dopo che Anna ebbe concepito, ella partorì un figliuolo, e gli pose nome Samuele; perciocchè disse ella, io l' ho chiesto al Signore”. E noi sappiamo, dalla Parola di Dio, che personaggio fu Samuele, un uomo di Dio, un profeta fedele, un uomo consacrato al Signore. Quando si ha questa disposizione d’animo, e naturalmente quando si chiede in armonia con la volontà di Dio, sicuramente il Signore risponderà positivamente alle nostre preghiere. Inoltre in Ro 15:30-31, Paolo parla di un’altra realtà che è connessa alla preghiera: il combattimento. Egli esorta i cristiani di Roma a combattere insieme con lui, nella preghiera, affinchè l’apostolo sia liberato dai ribelli che sono nella Giudea. Ma chiediamoci, se una preghiera è formale, priva di quella disposizione di cuore che necessita, ci potrà mai essere il combattimento della preghiera? Impariamo da Anna, e soprattutto dal Signore Gesù, il modo in cui Egli pregava dinanzi al Padre.


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