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Il libro del profeta Isaia

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2007 16:16
15/02/2007 12:54
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§§ Quando voi venite per comparir nel mio cospetto, chi ha richiesto questo di man vostra, che voi calchiate i miei cortili? §§ Is 1:12 ð 1 Re 9:4, Ap 6:16. Una domanda estremamente significativa rivolge il Signore al popolo d’Israele. Chi ha richiesto tutto questo al popolo? Perché essi vanno dinanzi al cospetto del Signore caratterizzati da questo stato spirituale? Non si può essere davanti al Signore con superficialità.
1 Re 9:1-5 ð In 1 Re 9, il Signore definisce le benedizioni a Salomone se egli avesse camminato in integrità davanti al Signore. Salomone aveva concluso la costruzione della Casa del Signore, perciò il Signore apparve per la seconda volta a lui, e gli rivolse delle importantissime parole. Il Signore disse “Io ho esaudita la tua orazione e la tua supplicazione, che tu hai fatta davanti a me; io ho santificata questa Casa, la quale tu hai edificata per mettervi il mio Nome in perpetuo; e gli occhi miei, e il cuor mio saranno del continuo là”. Si possono veramente osservare le parole dense di amore che il Signore rivolge a Salomone. Egli lo aveva esaudito, Egli aveva gradito questa Casa, ed il Signore rincuora Salomone sottolineando la Sua cura e la Sua protezione. Ma nello stesso tempo il Signore continua il Suo discorso evidenziando anche la responsabilità di Salomone. Egli, in quanto re e conduttore del popolo d’Israele, doveva camminare dinanzi all’Eterno, in integrità, seguendo l’esempio di suo padre Davide. Davide non fu un uomo perfetto, ma egli amava il suo Dio e soprattutto conosceva nella sua vita l’importanza del pentimento e del ravvedimento. Se Salomone avesse ubbidito al Signore, il suo trono sarebbe stato stabile in perpetuo. Questo sta a significare che l’ubbidienza comporta sempre delle benedizioni. Perciò, perché agire secondo il proprio discernimento?
Ap 6:15-17 ð In Ap 6, viene profondamente evidenziato il terrore dell’uomo nei confronti dell’ira del Signore. Se da una parte è prezioso camminare in integrità dinanzi allo sguardo del Signore, dall’altra è cosa veramente terribile cadere nelle mani dell’Iddio vivente. In questo testo leggiamo che “i re della terra, e i grandi, e i capitani, e i ricchi, e i possenti, ed ogni servo, ed ogni libero, si nascosero nelle spelonche, e nelle rocce dei monti”. Il sesto suggello fu aperto, ci fu un grande terremoto, e i grandi, i piccoli, i potenti, i ricchi, i servi e i liberi si nascosero nelle spelonche. Perché? Perché essi sono soggetti all’ira del Signore, a motivo della loro empietà. Essi desiderano addirittura che i monti cadano loro addosso, pur di nasconderli dall’ira del Signore. Ma chi potrà resistere a Lui? Il popolo d’Israele andava dinanzi al Signore in che maniera? In che modo egli camminava dinanzi al Suo cospetto? Dinanzi a Lui bisogna andarci in integrità, non con il peccato non confessato.

§§ Non continuate più a portare offerte da nulla; i profumi mi sono cosa abominevole §§ Is 1:13 ð 1 Cr 16:29, Ml 2:13, Ap 5:8. Il Signore prosegue la Sua requisitoria contro Israele, utilizzando sempre parole dure e di rimprovero. La Sua presenza è santissima e come stanno dimostrando questi versetti, dinanzi a Lui non ci si può andare con superficialità. Ora, nel v.13 il Signore esorta il Suo popolo a smettere di portare offerte da nulla, cioè che non sono gradite.
1Cr 16:7, 23-29 - Ml 2:1,7-13 ð In 1 Cr 16, possiamo osservare come questo particolare salmo dato da Davide ad Asaf ed ai suoi fratelli, sia denso di profonda lode ed adorazione. Nel testo letto, si può proprio osservare il desiderio di glorificare il Signore e di dare a lui il primo posto, Lui, verso cui tutti gli uomini dovrebbero manifestare un profondo senso di riconoscenza e di adorazione nei Suoi confronti. Egli è il Dio della salvezza, Egli è grande, meraviglioso, infinitamente superiore a tutti i falsi dèi che l’uomo cerca di costruirsi a sua immagine e somiglianza. Egli è circondato di gloriosa magnificenza e di maestà, e queste sono caratteristiche che sono connesse alla Sua gloria. Un giorno noi lo vedremo come Egli è, ma ora non possiamo nemmeno lontanamente immaginare, la Sua gloria e la Sua maestosità. Perciò questo salmo afferma al v.29 “Rendete al Signore la gloria dovuta al suo Nome; Recate offerte, e venite davanti a lui; Adorate il Signore nel magnifico santuario”. Egli ha fatto tutto per noi e continua ad operare in una maniera meravigliosa, perciò è doveroso portare a Lui quelle offerte che però sono gradite a Lui. Quando però tutto questo si trasforma in freddo formalismo, quando cioè manca l’amore verso di Lui, questo desiderio, come si è visto in questo salmo, di adorarLo e glorificarLo, allora le offerte non servono a niente. Israele aveva proprio commesso questo sbaglio. In Ml 2:1, 7-13, il Signore indirizza un preciso messaggio ai sacerdoti di Israele, e in questo messaggio viene precisato come il sacerdote doveva essere per il popolo un punto di riferimento, le sue labbra dovevano conservare la scienza. Ma il Signore deve dire “Ma voi vi siete stornati dalla via, voi ne avete fatti intoppar molti nella Legge, voi avete violato il patto di Levi, ha detto il Signor degli eserciti”. E’ molto triste quando i responsabili, coloro che hanno la funzione di condurre, si sviano dalla giusta via e trasgrediscono ai comandamenti del Signore. Essi sono divenuti vili ed abbietti, in quanto essi non avevano osservato la via del Signore. Come se non bastasse Giuda, si è comportato in maniera disonesta e Israele è divenuto abominevole. Certo che le premesse non sono certo delle migliori: da una parte i sacerdoti che si sono sviati e dall’altra il popolo che si è reso abominevole. Perciò il Signore dichiara “Voi coprite di lagrime, di pianto, e di strida, l'altare del Signore, talchè egli non riguarda più alle offerte, e non riceva più dalle vostre mani cosa alcuna a grado”. Non si può in alcuna maniera ingannare il Signore. Quando vi è il peccato, la ribellione, la disubbidienza, tutto ciò che portiamo al Signore, nel formalismo il Signore non lo gradirà.
Ap 5:6-8 ð In Is 1:13, il Signore non parla solo delle offerte, ma anche dei profumi. E questi profumi erano divenuti una cosa §§ abominevole §§. E’ certamente ben diversa la scena che vediamo in Ap 5. In questo testo, si può osservare un personaggio dalle caratteristiche folgoranti e perfette, l’Agnello, e nello stesso tempo Colui che sedeva sul trono. L’Agnello prende il libro dalla mano destra di Colui che era assiso sul trono ed i quattro animali e i 24 anziani si prostrano in segno di profonda adorazione ed umiltà dinanzi all’Agnello. Ma non soltanto, essi porgono a lui delle coppe piene di profumi che sono le orazioni dei santi e possiamo stare tranquilli che questi profumi erano profumi graditi dal Signore. Ma è doveroso questo atteggiamento, di umiltà, di adorazione, di amore nei confronti di Dio. Ed allora le nostre preghiere saranno come incenso, come profumi che saliranno come un profumo di odore soave.

§§ quant’è alle calendi, ai sabati, al bandire radunanze §§ Is 1:13 ð Nu 29:1, Es 31:13, Ez 20:13, 16.
Nu 29:1-5, Es 31:13 ð Il Signore prosegue in Is 1:13, elencando tre ordinamenti strettamente connessi tra di loro, le cui disposizioni si trovavano nella legge: le calendi, i sabati ed il bandire le radunanze. Per quanto concerne ad esempio le calendi si può osservare il testo di Nu 29:1-5. Proprio all’inizio del capitolo si può osservare la convocazione di un particolare radunamento che doveva avvenire al settimo mese, alle calendi. In quella giornata non doveva essere fatta alcuna opera servile e dovevano essere offerti: un giovenco, un montone, sette agnelli di un anno senza difetto, uniti all’offerta di panatica, e di fiore di farina stemperata con olio, ed inoltre un becco quale sacrificio per il peccato per la purificazione del popolo. Questo è un esempio di come la legge era caratterizzata dalla prescrizione e dallo statuto riguardante date, convocazione di raunanze e via dicendo. Tutto questo si trovava nella legge, ma ancora vale lo stesso principio: quando vi è il peccato ed il formalismo, tutto quello che si fa risulta pula gettata al vento. Anche per quanto concerne il Sabato è doveroso osservare un ulteriore testo cioè Es 31:12-13. E’ il Signore stesso che parla a Mosè, ordinando a Lui di parlare ai figli di Israele esortandolo ad osservare i sabati per l’importanza che aveva questo giorno. Questo giorno era una segnale tra Dio e il Suo popolo e chiunque l’avesse profanato, sarebbe stato giudicato. Ma come si è visto precedentemente osservare il sabato con uno stile farisaico ed ipocrita, non porta assolutamente a niente. Infatti in Ez 30, si può veramente osservare come la profanazione del sabato era strettamente collegata al peccato di idolatria, alla ribellione, e alla disubbidienza della Parola del Signore (Ez 20:13, 16). Ancora risulta sempre più forte il pressante invito dello Spirito del Signore: è meglio l’ubbidienza, anziché il sacrificio. Se noi ci presentiamo davanti al Signore nel giorno della domenica, con il cuore lontano da Lui, con un cuore doppio, ipocrita, potrà il Signore accettare le nostre offerte? Perciò la lezione che traiamo da questi testi, non vale solo per Israele, vale anche per ciascuno di noi.

§§ Io non posso portare iniquità e festa solenne insieme §§ Is 1:13 ð Le 26:40, Ro 6:13 – Am 5:21, 1 Co 5:8.
Le 26:13-15, 19-20, 39-42, Ro 6:13 ð Il Signore è l’Iddio immutabile e coerente a quella che è la Sua volontà. Infatti in Is 1, il Signore stesso esprime un concetto assoluto ed importante: Egli non può tollerare che vi sia da una parte il peccato, l’iniquità e dall’altra parte la festa solenne. E’ doveroso innanzitutto osservare il testo biblico inerente Le 26:13-15, 19-20, 39-42. In questo testo si può osservare che il Signore si presenta come Colui che ha liberato il Suo popolo dalla schiavitù egiziana, ma nello stesso tempo Egli avverte solennemente “se voi non mi ubbidite, e non mettete in opera tutti questi comandamenti; e se sprezzate i miei statuti, e se l'anima vostra sdegna le mie leggi, per non eseguire tutti i miei comandamenti, per annullare il mio patto; io altresì vi farò queste cose”. Cioè, ci sarebbero state delle gravi conseguenze, se Israele avesse disubbidito al Signore. Questo perché, come si osserva dal testo di Isaia, Dio non può tollerare il peccato. Ad esempio, il Signore dichiara che Egli avrebbe disfatto l’alterezza della loro forza, che il cielo sarebbe diventato di ferro e la terra di rame. Quindi, il popolo non avrebbe più goduto delle benedizioni di Dio. E’ proprio quello che succede, fratelli e sorelle, quando noi pecchiamo nei confronti del Signore. Noi veniamo privati di grandi benedizioni e per ricostituire la comunione con Lui è indispensabile il pentimento ed il ravvedimento. Ecco perché, il Signore in Le 26:39-42, sottolinea l’altra faccia della medaglia. Se ci sarà la confessione del peccato, il ravvedimento, l’umiliazione del cuore il Signore avrebbe nuovamente riguardato al patto stabilito con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. Per ottenere nuovamente le benedizioni di Dio non bisogna fare opere faraoniche, bisogna semplicemente riconoscere il proprio peccato e andare a Lui. Un altro passo molto importante da considerare è Ro 6:12-14. In questo brano l’apostolo Paolo esprime un concetto assolutamente importante: il peccato e la sua signoria devono essere due realtà contrapposte alla vita del cristiano. E’ doveroso rifiutarsi ad ubbidire a quelle che sono le concupiscenze del peccato. Ma Paolo esorta altresì “E non prestate le vostre membra ad essere armi d'iniquità al peccato; anzi presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi; e le vostre membra ad essere armi di giustizia a Dio”. Il nostro corpo, tutto il nostro essere deve essere impiegato per la gloria di Dio, le nostre membra devono divenire armi di giustizia a Dio. E questa è una realtà che sempre dobbiamo realizzare. Perciò se da una parte dobbiamo ravvederci e chiedere perdono al Signore quando pecchiamo nei Suoi confronti, dall’altra dobbiamo impegnarci a camminare nella santificazione, perché Dio è luce e in Lui non vi sono tenebre alcune.
Am 5:6, 12, 14-15, 21-22, 1 Co 5:8 ð Il Signore, in Is 1:13, come visto mette in evidenza altresì la §§ festa solenne §§. Un primo passo di approfondimento da osservare è Am 5:6, 12, 14-15, 21-22. In questo testo possiamo osservare che il Signore vivamente il Suo popolo a cercarLo, affinchè possa vivere e nello stesso tempo a scampare dalle conseguenze del castigo di Dio. Il Signore conosceva i misfatti e le iniquità di Israele, in quanto Egli è Onnisciente e precisa che le iniquità di Israele sono molti e gravi. Il Signore non ha favoritismi personali, le Sue diagnosi sono sempre perfette e imparziali. A motivo di questa particolare situazione spirituale, Iddio sottolinea il rimedio: cercare il bene e non il male, odiare il male ed amare il bene. La ripulsione, l’odio che dobbiamo avere verso il peccato non deve mai diminuire. Dobbiamo letteralmente rigettare tutto ciò che viene da Satana ed amare tutto ciò che proviene da Dio. IL Signore infatti, parlando proprio delle feste solenni dichiara “Io odio, io sdegno le vostre feste; e non odorerò più le vostre solenni raunanze. Che se mi offrite olocausti, e le vostre offerte, io non le gradirò; e non riguarderò ai sacrifici da render grazie, fatti delle vostre bestie grasse”, quindi, viene ripetuto lo stesso concetto di Is 1:13. Come può il Signore approvare queste feste, quando vi è il misfatto e l’iniquità? Non è possibile. Il popolo, per ripristinare la comunione con il Signore doveva seguire l’esortazione divina: cerca il bene e non il male, odia il male ed ama il bene. Questo vale anche per ciascuno di noi. In 1 Co 5, l’apostolo Paolo esorta a fare la festa non con vecchio lievito di malvagità, ma con azzimi di sincerità “Purgate dunque il vecchio lievito, acciocchè siate nuova pasta, secondo che siete senza lievito; poichè la nostra pasqua, cioè Cristo è stata immolata per noi. Perciò facciamo la festa, non con vecchio lievito, nè con lievito di malvagità, e di nequizia, ma con azzimi di sincerità e di verità”. Dobbiamo eliminare ogni forma di lievito, dalla nostra vita. Il nostro scopo è riguardare a Cristo, che è la nostra pasqua. Solo se imiteremo Lui potremo stare certi di vivere e di camminare in un progressivo cammino di santificazione.


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