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Il libro del profeta Isaia

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2007 16:16
19/01/2007 16:37
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§§ La visione di Isaia §§ Is 1:1 ð Nu 12:6, Ad 1:1, 2 Co 12:1 – Ap 1:1. Questo libro inizia con un’espressione molto significativa §§ La visione di Isaia §§. Per molti il termine “visione”, indica uno stato di trance, oppure un qualcosa di vago, come un sogno. Ma nel contesto del libro di Isaia e di altri passi, questa espressione indica che il Signore stesso si stava accingendo a parlare e a dare un preciso messaggio al Suo strumento, in questo caso il profeta Isaia.
Nu 12:6 ð In Nu 12, il Signore afferma che verso il profeta, Egli si sarebbe rivelato o in visione, oppure in sogno. E’ scritto “E il Signore disse: Ascoltate ora le mie parole: Se v'è fra voi alcun profeta, io, il Signore, mi do a conoscere a lui in visione, o parlo a lui in sogno. Ma non fo così inverso il mio servitore Mosè, il quale è fedele in tutta la mia casa. Io parlo a bocca a bocca con lui, e a veduta, e non con maniere oscure; ed egli vede la sembianza del Signore; perchè dunque non avete voi temuto di parlar contro al mio servitore, contro a Mosè?”. Nel cap. 12 dei Numeri, è scritto che Aronne e Maria parlarono contro Mosè e dichiararono una frase molto infelice “Ha veramente il Signore parlato solo attraverso Mosè”. Il testo precisa che essi erano dispiaciuti per la moglie che lui aveva presa, la quale era Cusita. Perciò il Signore dichiara il modo abituale che Egli aveva per rivelarsi a un profeta ovvero a colui che aveva la responsabilità di portare la Sua Parola al popolo. Egli, appunto, si rivelava o attraverso la visione o attraverso i sogni, ma con Mosè le cose erano diverse. Infatti il Signore afferma “Ma non faccio così verso il mio servitore Mosè”, in quanto il rapporto che intercorreva tra lui e il Signore era davvero particolare. Il Signore utilizza un termine meraviglioso “Io parlo a bocca a bocca con lui”, come un uomo parla con il suo amico. Domandiamoci quale sia il nostro rapporto con il Signore. Leggendo la Sua Parola traiamo sempre quegli insegnamenti, quelle consolazioni che Egli vuole trasmetterci? Il Signore può dire le stesse cose che ha detto di Mosè, rivolte a noi?
Ad 1:1 ð In Ad 1, ad esempio possiamo osservare che il testo inizia con la visione di Abdia. Infatti è scritto “La visione di Abdia. COSI’ ha detto il Signore Iddio ad Edom: Noi abbiamo udito un grido da parte del Signore, ed un ambasciatore è stato mandato fra le genti, dicendo: Movetevi, e leviamoci i contro a lei in battaglia. Ecco, io ti ho fatto piccolo fra le genti; tu sei grandemente sprezzato”. Anche nel caso del profeta Abdia, il testo inizia dichiarando “La visione di Abdia”, accompagnata dalla dichiarazione solenne che il Signore Iddio ha parlato. In questo caso il messaggio è rivolto ad Edom e nel leggere questo libro si può osservare che tale parola è una parola di giudizio. Ma il Signore Iddio ha parlato. Così come nella Sua Parola, Egli ha parlato ed il nostro compito e responsabilità è quello non solo di tagliare dirittamente la parola della verità, ma anche di portare tutto il consiglio di Dio. Abdia doveva portare questo messaggio, un messaggio duro, solenne, un messaggio che dichiarava “tu sei grandemente sprezzato”. E queste parole assumono un altro peso quando sono pronunciate dal Signore. Anche noi dobbiamo imparare dalla fedeltà ed obbedienza che hanno dimostrato questi strumenti nelle mani del Signore, cioè quello di trasmettere fedelmente il messaggio del Signore, senza aggiungere e togliere nulla.
2 Co 12:1 ð In 2 Co 12, l’apostolo Paolo parla di particolari visioni e rivelazioni da parte del Signore. Il testo afferma “CERTO, il gloriarmi non mi è spediente; nondimeno io verrò alle visioni e rivelazioni del Signore… Ed anche, acciocchè io non m'innalzi sopra modo per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stato dato uno stecco nella carne, un angelo di Satana, per darmi delle guanciate; acciocchè io non m'innalzi sopra modo”. L’apostolo Paolo parla di speciali rivelazioni da parte del Signore, ma egli precisa che tutto ciò non lo deve portare ad innalzarsi. Addirittura al v.7, egli testimonia che fu provato da uno stecco nella carne e da un angelo di Satana che gli dava delle guanciate, affinchè Paolo rimanga nell’umiltà. Anche questo è molto importante. Non dimentichiamoci che Paolo ha ricevuto ad esempio la visione sulla via di Damasco e lui fu lo strumento per fondamentali rivelazioni come ad esempio il rapimento della chiesa. Egli poteva sicuramente inorgoglirsi. Nel portare il messaggio del Signore non bisogna mai essere animati dall’orgoglio e dalla superbia, in quanto noi siamo semplici strumenti nelle Sue mani. Anche Isaia, doveva rimanere nell’umiltà. Egli poteva pensare “Il Signore mi ha scelto, per portare un messaggio così importante, quindi io sono migliore degli altri”. Ma Isaia, dimostrerà nel corso del libro di portare il messaggio del Signore con umiltà e sobrietà. Infine un ultimo passo importante da osservare è Ap 1:1 “LA Rivelazione di Gesù Cristo, la quale Iddio gli ha data, per far sapere ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve tempo; ed egli l' ha dichiarata, avendola mandata per il suo angelo, a Giovanni, suo servitore”. Con il libro dell’Apocalisse noi abbiamo il compimento della rivelazione di Dio. Nell’Antico Testamento, il Signore parlava attraverso visioni e sogni, in quanto non esisteva ancora tutta la rivelazione di Dio scritta. Ma noi abbiamo il privilegio di possedere tutta la Parola di Dio. Ed è ad essa che noi dobbiamo attenerci. Noi siamo i suoi servitori e nel libro dell’Apocalisse ci viene mostrato in maniera mirabile non soltanto le cose future, ma ciò che aspetta ciascuno di noi: l’eternità, la nuova Gerusalemme, la gloria. Ringraziamo il Signore per questo.

§§ figliuolo di Amos §§ Is 1:1 ð Pr 4:1, Pr 10:1. Il primo versetto di Is 1 continua mettendo in evidenza il padre di Isaia. Il profeta era infatti §§ figliuolo di Amos §§. Nella Scrittura troviamo diverse volte delle genealogie e anch’esse rivestono grande importanza. Innanzitutto quelle genealogie che hanno a che fare con la venuta del Messia, dimostrano che tutto ciò che fu preannunciato nei Suoi confronti, si è perfettamente adempiuto. Ma è indubbio altresì che uno degli argomenti più citati e sviluppati nella Parola di Dio sia proprio la famiglia e la sua importanza.
Pr 4:1 ð In Pr 4, l’autore esorta a dare ascolto all’ammaestramento del padre. E’ scritto “FIGLIUOLI, ascoltate l'ammaestramento del padre; E siate attenti, per conoscer la prudenza. Perciocchè io vi ho data buona dottrina, Non lasciate la mia legge. Perciocchè io ancora sono stato figliuolo di mio padre, Tenero, ed unico appresso mia madre. Ed esso mi ammaestrava, e mi diceva: Il tuo cuore ritenga le mie parole; Osserva i miei comandamenti, e tu vivrai”. Troppo spesso la nostra società è afflitta dalla ribellione e molte volte tale ribellione viene manifestata dai figli, i quali preferiscono soddisfare se stessi che ascoltare l’ammaestramento. E’ assolutamente chiaro però che i genitori devono essere caratterizzati dal timore del Signore. Il padre che ha a cuore ubbidire al Signore e che è timorato di Lui, impartirà sicuramente un sano ammaestramento al figlio, affinchè il figlio un giorno non se ne diparta né a destra, né a sinistra. Nel libro del Deuteronomio troviamo l’esortazione proprio di non dipartirsi dai comandamenti del Signore (De 5:32). Se l’insegnamento che proviene dal padre è conforme alla volontà di Dio e alla Sua Parola, il figlio ha l’impegno di ubbidirgli per due ragioni: innanzitutto per la posizione subordinata che egli ha nei confronti del padre e in secondo luogo perché tutto ciò si ripercuoterà positivamente nel suo cammino. Tutti noi siamo figli di Dio e la stessa cosa la dobbiamo manifestare nei confronti del Padre celeste. Egli desidera che i suoi figliuoli gli ubbidiscano, che ritengano dentro di loro i Suoi insegnamenti, per una crescita progressiva e costante in Lui.
Pr 10:1 ð In Pr 10, Salomone mette in evidenza l’importanza della saggezza che deve avere il figlio. E’ scritto “LE sentenze di Salomone. Il figliuolo savio rallegra il padre; Ma il figliuolo stolto è il cordoglio di sua madre”. In questo testo vengono presi in causa tutti e due i genitori: il padre e la madre. In pratica, questo versetto vuole sottolineare la meravigliosa benedizione che una famiglia ha nell’avere un figlio saggio, secondo però i canoni della Scrittura. Essere saggi, infatti, significa avere il timore del Signore, camminare nelle Sue vie. Un figlio con queste caratteristiche porterà gioia e felicità in seno alla famiglia con tutte le prove che ci possono essere. Ma cosa porterà invece un figlio stolto? Egli è “cordoglio di sua madre”. Ovvero porterà sofferenza, dolore, pianto nella famiglia. Ed è significativo il fatto che venga presa in causa la madre cioè colei che è stata lo strumento per far nascere questo figlio. I figli sono una benedizione del Signore, ma quanto dolore apportano quei figli stolti che preferiscono seguire i loro desideri, senza tenere conto del sano ammaestramento. Anche Isaia era figlio ed ha vissuto non solo come profeta, ma prima di ogni altra cosa come figlio. Da ciò che si vede con chiarezza nel testo di questo libro si può veramente affermare che nel suo cuore vi era il timore del Signore caratteristica che rende proprio il figlio saggio. D’altro canto per essere dei porta - parola di Dio bisogna avere queste caratteristiche. Riteniamo questi insegnamenti e che il timore del Signore sia sempre la nostra caratteristica costante nella nostra vita.


§§ la quale egli vide intorno a Giuda §§ Is 1:1 ð Sl 69:35, Sl 76:1 – Sl 25:4. Il proseguo del primo versetto mette chiaramente in evidenza la sostanza della visione avuta da Isaia : infatti vengono citati due luoghi che nella Parola di Dio non hanno soltanto un’importanza geografica: la prima di esse risulta essere Giuda.
Sl 69:35 ð Nel Sl 69, il salmista sottolinea il fatto che il Signore edificherà le città di Giuda. E’ scritto “Perciocchè Iddio salverà Sion, ed edificherà le città di Giuda; E coloro vi abiteranno, e possederanno Sion per eredità. E la progenie dei suoi servitori l'erediterà; E quelli che amano il suo Nome abiteranno in essa”. Come è già stato detto, il messaggio del Signore trasmesso attraverso Isaia non è molto lusinghiero per il popolo di Israele. Come si vedrà più avanti il Signore, ad esempio, si lamenta del formalismo rituale a cui era andato incontro il Suo popolo. Ma nel passo del Sl 69, possiamo osservare ben altra cosa. Infatti, giungerà il tempo in cui il Signore interverrà, e vi sarà una completa edificazione delle città di Giuda. Non soltanto, ma gli abitanti in essa possederanno Sion come eredità. Il popolo d’Israele per il suo peccato non ha potuto rimanere per molto nella terra promessa, ma quando il Signore Gesù verrà per stabilire il Suo regno su questa terra, il vero Israele sarà a capo delle nazioni. Ma è necessario amare il Suo Nome, ovvero amare la Persona ineffabile di Dio.
Sl 76:1 ð Nel Sl 76, il salmista mette in evidenza che il Signore è conosciuto in Giuda. Egli afferma “IDDIO è conosciuto in Giuda; Il suo Nome è grande in Israele. E il suo tabernacolo è in Salem, E la sua stanza in Sion”. Questo testo non vuole togliere nulla a quella che è una delle caratteristiche perfette di Dio: l’onnipresenza. Questo testo indica invece molto bene, quella che deve essere la caratteristica fondamentale di tutti coloro che appartengono a Dio: conoscerLo. E’ indubbio che il popolo d’Israele ha avuto degli ineguagliabili privilegi, perché a lui fu data “la gloria, l’adozione, i patti, la costituzione della legge, il servigio divino e le promesse” (Ro 9:4). E nello stesso tempo il Signore desiderava costantemente condurre il Suo popolo, anche se molte volte esso si è ribellato a Lui. Il Nome del Signore è immenso, meraviglioso ed il salmista può affermare che è grande in Israele, ovvero in quel popolo con cui Egli ha stabilito il patto di Es 19. Come e quanto conosciamo il nostro Dio! Lo serviamo fedelmente, oppure il nostro comportamento assomiglia a quello che molte volte il popolo di Israele ha manifestato? Riguardiamo a quello che afferma il salmista nel Sl 25 “Signore, fammi conoscere le tue vie; Insegnami i tuoi sentieri. Inviami nella tua verità, ed ammaestrami; Perciocchè tu sei l'Iddio della mia salute; Io ti attendo tuttodì”. Il nostro Dio è veramente l’Iddio della nostra salvezza. Essendo Egli il nostro Signore, è nostro impegno camminare nelle Sue vie, in quelle vie che ci vengono chiaramente descritte nella Sua Parola. Abbiamo bisogno dell’ammaestramento e soprattutto mettere in pratica ciò che noi abbiamo imparato. Il nostro sguardo deve essere sempre concentrato su di Lui ed attendere il ritorno del Signore Gesù Cristo. Questa è la nostra beata speranza e la nostra vivida attesa!

§§ ed a Gerusalemme §§ Is 1:1 ð Sl 137:5, Gr36:31. Il secondo luogo che viene citato è Gerusalemme ed è chiaro che anche questa località riveste una grandissima importanza.
Sl 137:5 ð Il salmista, nel Sl 137, sottolinea il suo ardore di ricordarsi sempre di Gerusalemme. Infatti egli afferma “Se io ti dimentico, o Gerusalemme; Se la mia destra ti dimentica; Resti attaccata la mia lingua al mio palato, Se io non mi ricordo di te; Se non metto Gerusalemme In capo d'ogni mia allegrezza”. Può sembrare strano che un uomo pronunci parole così forti semplicemente nei riguardi di una città. Ma non per un ebreo, per colui che faceva parte del popolo di Israele. Gerusalemme non era una città come un'altra. Molte volte il termine “Gerusalemme” è incluso in quei passi che indicano una chiara situazione spirituale del popolo. Ma Gerusalemme indicava anche la città capitale di Israele. Colui che faceva parte del popolo , colui che soprattutto era timorato di Dio non poteva dimenticarsi di Gerusalemme. E’ come se il salmista facesse un voto ben preciso pronunciando su se stesso un giudizio se egli l’avesse dimenticata. Questo non indica masochismo, ma sentimento di affetto. Riguardare a Gerusalemme, significa anche riflettere su tutto ciò che il Signore ha fatto per Gerusalemme e per il popolo di Israele e nello stesso tempo il salmista sottolinea anche coloro che avevano fatto del male a Israele, come Edom e Babilonia (vv.7-9). Ciascuno di noi dovrebbe sempre ricordare le afflizioni che il popolo d’Israele ha subito nel corso della storia. Certamente spesso questo è capitato per il suo stesso peccato. Ma Israele è una chiara testimonianza della fedeltà di Dio. Per quanto riguarda noi, ci attende una nuova Gerusalemme (Ap 21-22), la città nei cieli (Fl 3:20), perciò dobbiamo ricercare le cose di lassù.
Gr 36:31 ð In Gr 36, il Signore pronuncia un giudizio sul re Gioiachim e anche su Gerusalemme e sui suoi abitanti. E’ scritto “Perciò, così ha detto il Signore intorno a Gioiachim, re di Giuda: Egli non avrà alcuno che segga sopra il trono di Davide; e il suo corpo morto giacerà esposto al caldo di giorno, e al gelo di notte. Ed io farò punizione sopra lui, e sopra la sua progenie, e sopra i suoi servitori, della loro iniquità; e farà venire sopra loro, e sopra gli abitanti di Gerusalemme, e sopra gli uomini di Giuda, tutto il male che io ho loro pronunziato, e che non hanno ascoltato”. Questo testo dimostra chiaramente la situazione spirituale del popolo in un determinato periodo storico, come si diceva precedentemente. Anche nel libro di Isaia si troverà un messaggio piuttosto duro nei confronti di Giuda e Gerusalemme. Il re Gioiachim aveva commesso peccato contro al Signore, cioè nell’avere bruciato il rotolo in cui erano scritte le parole di Geremia trascritte da Baruc. Bruciare il rotolo, indicava proprio un sentimento di ostilità. Perciò il Signore pronuncia il Suo giudizio non soltanto sul re, ma anche sopra gli abitanti di Giuda e Gerusalemme per il fatto che essi non hanno ascoltato. Fare parte anagraficamente del popolo d’Israele, ma non ascoltare la voce del Signore non porta a niente. Tutto questo indica che le scelte che l’uomo compie nella sua vita portano inevitabilmente a delle conseguenze: positive se si obbedisce al Signore, negative se ci si ribella a Lui. Perciò Giuda e Gerusalemme, sono i destinatari del messaggio di Isaia, ma è chiaro che gli insegnamenti che trarremo da questo meraviglioso libro sono anche per noi.

§§ a dì di Uzzia §§ Is 1:1 ð 2 Cr 26:8-14 – De 8:14, Mt 23:12. Il testo prosegue mettendo in evidenza le circostanze storiche in cui Isaia ebbe questa visione. Infatti il testo precisa che tutto ciò avvenne innanzitutto ai dì di Uzzia.
2 Cr 26:8-14 ð In 2 Cr 26, viene proprio narrata la storia di Uzzia. E’ scritto “Uzzia edificò ancora delle torri in Gerusalemme, alla porta del cantone, e alla porta della valle, ed al cantone; e le fortificò. Edificò ancora delle torri nel deserto e vi cavò molti pozzi; perciocchè egli aveva gran quantità di bestiame, come anche nella campagna, e nella pianura; aveva eziandio dei lavoratori, e dei vignaioli ne' monti, ed in Carmel; perciocchè egli amava l'agricoltura. Ed Uzzia aveva un esercito di gente di guerra, che andava alla guerra per schiere, secondo il numero della loro rassegna, fatta per mano di Ieiel segretario, e di Maaseia commissario, sotto la condotta di Hanania, l'uno dei capitani del re.Tutto il numero dei capi della gente di valore, distinta per famiglie paterne, era di duemila seicento. Ed essi avevano sotto la loro condotta un esercito di trecentosettemila cinquecento prodi e valorosi guerrieri, per soccorrere il re contro al nemico. Ed Uzzia preparò a tutto quell'esercito scudi, e lance, ed elmi, e corazze, ed archi, e frombole a trarre pietre. Fece, oltre a ciò, in Gerusalemme degl'ingegni d'arte d'ingegnere, per metterli sopra le torri, e sopra i canti, per trarre saette e pietre grosse. E la sua fama andò lungi perciocchè egli fu meravigliosamente soccorso, finchè fu fortificato. Ma quando egli fu fortificato, il cuor suo s'innalzò, fino a corrompersi; e commise misfatto contro al Signore Iddio suo, ed entrò nel Tempio del Signore, per far profumo sopra l'altare dei profumi. Ma il sacerdote Azaria entrò dietro a lui, avendo seco ottanta sacerdoti del Signore, uomini valenti; ed essi si opposero al re Uzzia, e gli dissero: Non stà a te, o Uzzia, il far profumo al Signore; anzi ai sacerdoti, figliuoli di Aaronne, che sono consacrati per far profumi; esci fuori del Santuario; perciocchè tu hai misfatto, e ciò non ti tornerà in gloria da parte del Signore Iddio. Allora Uzzia si adirò, avendo in mano il profumo da incensare; ma mentre si adirava contro ai sacerdoti, la lebbra gli nacque in su la fronte in presenza dei sacerdoti nella Casa del Signore, d'in su l'altare dei profumi”. Questo è un testo molto importante che mostra chiaramente due facce del re Uzzia. Da una parte egli si è prodigato nel fare numerose opere, come costruire delle torri, essere dedito all’agricoltura e nello stesso tempo egli si impegnò anche a fortificare l’esercito provvedendo a scudi, lance, elmi e corazze e fionde. Ma dall’altro lato, Uzzia vedendo che si era fortificato, ha innalzato il suo cuore, compiendo misfatto contro all’Eterno. Egli andò nel Tempio per fare profumo sopra l’altare dei profumi ma il sacerdote Azaria e ottanta sacerdoti si opposero a lui. Quando vi è riprensione e ammonimento giusto e correttivo, è dimostrazione di saggezza accettarla e chiedere perdono al Signore. Ma Uzzia non si è comportato in questa maniera. Egli si è adirato contro di loro, ma in quel momento egli fu colpito da lebbra, simbolo nella Bibbia di peccato. Così si adempie il principio biblico secondo cui “Colui che si innalza sarà abbassato”. In De 8 troviamo un importante avvertimento “Guardati, che talora tu non dimentichi il Signore Iddio tuo, per non osservare i suoi comandamenti, e le sue leggi, e i suoi statuti, i quali oggi ti do. Che talora, dopo che tu avrai mangiato, e sarai sazio, e avrai edificate delle belle case, e vi abiterai dentro; e il tuo grosso e minuto bestiame sarà moltiplicato; e l'argento e l'oro ti sarà aumentato, e ti sarà accresciuta ogni cosa tua; il tuo cuore non s'innalzi e tu non dimentichi il Signore Iddio tuo, il qual ti ha tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù”. Quanto è tragico dimenticare il Signore, dimenticare le Sue benedizioni, ciò che Egli è. La manifestazione di questa dimenticanza si identifica nella non osservanza dei suoi comandamenti. Israele aveva visto il Signore all’opera e la Sua conduzione durante i quarant’anni nel deserto. Ma sappiamo anche che il cuore dell’uomo è malvagio e che è pronto a dimenticare il bene fatto a lui. L’avvertimento comprende anche l’orgoglio, l’innalzamento del cuore. Uzzia si innalzò quando vide che si era fortificato e in De 8, l’avvertimento riguarda proprio l’innalzamento del cuore condizionato dall’aumento dell’oro, dell’argento, del bestiame e intorno all’edificazione delle case. Con tutti questi beni, l’uomo pensa di stare al sicuro e di poter fare a meno di Dio. Nello stesso tempo dobbiamo stare molto attenti anche noi, in quanto figli di Dio a questi pericoli. Noi siamo inclini a sentirci autosufficienti. Ma attenzione all’autosufficienza! Guai a affermare ciò che un giorno affermò la chiesa di Laodicea “Io sono ricco…non ho bisogno di niente”. Teniamo sempre presente che senza il Signore noi non possiamo fare nulla. Vogliamo essere innalzati dal Signore, oppure abbassati? L’innalzamento da parte del Signore comprende l’ubbidienza alla Sua Parola e il timore nei Suoi confronti.

§§ di Iotam §§ Is 1:1 ð 2 Cr 27:6 – 2 Te 3:5. Il secondo personaggio che troviamo in Is 1:1 è Iotam.
2 Cr 27:6 ð In 2 Cr 27 è scritto che Iotam si fortificò e addirizzò le sue vie nel cospetto del Signore. Sta scritto “Ed egli fece ciò che piace al Signore, interamente come aveva fatto Uzzia, suo padre; se non che non entrò nel Tempio del Signore; nondimeno il popolo era ancora corrotto. Egli edificò la porta alta della Casa del Signore; edificò ancora assai nel muro di Ofel. Edificò eziandio delle città nelle montagne di Giuda, e delle castella, e delle torri ne' boschi. E combattè contro al re dei figliuoli di Ammon, e vinse gli Ammoniti. Ed in quell'anno essi gli diedero cento talenti d'argento, e diecimila cori di grano, ed altrettanti d'orzo; cotanto ancora gli pagarono i figliuoli di Ammon il secondo ed il terzo anno. Iotam dunque si fortificò; perciocchè egli aveva addirizzate le sue vie nel cospetto del Signore Iddio suo”. Anche Iotam, figlio di Uzzia, ha compiuto determinate opere. Ha edificato la porta alta della Casa del Signore, delle città nelle montagne di Giuda, ha edificato delle torri nei boschi e come se non bastasse vinse la battaglia contro gli Ammoniti. Ma egli non si inorgoglì! Si fortificò anch’esso, ma addirizzò il suo cuore e le sue vie nel cospetto del Signore. Ecco perché si fortificò! Non per le sue opere, o per dei suoi particolari meriti, ma perché aveva addirizzato il suo cuore all’Eterno. Come è il nostro cuore nei suoi confronti? La nostra comunione con lui? In 2 Te 3, l’apostolo Paolo afferma “Or il Signore è fedele, il quale vi raffermerà, e vi guarderà dal maligno… Or il Signore addirizzi i vostri cuori all'amor di Dio, e alla paziente aspettazione di Cristo”. Noi possiamo sempre confidare nell’intervento del Signore. Egli è fedele, Egli è Colui che ci fortifica che ci rafferma e che ci guarda dal maligno. Noi, con tutte le nostre miserie, siamo i destinatari del soccorso di Dio. E nello stesso tempo il Signore compia un’ulteriore opera: quella addirizzare il nostro cuore al Suo amore. Il cuore dell’uomo è insanabilmente malvagio e anche noi siamo inclini a operare e a pensare non secondo la volontà di Dio. Ma l’intervento del Signore è indirizzato proprio al nostro cuore affinchè i nostri pensieri, le nostre azioni siano conformi al Suo pensiero. Anche noi potremo essere fortificati solamente se ci rimetteremo intieramente in Colui che può ogni cosa, se “ci fortificheremo nella forza della Sua possanza” (Ef 6:10).
§§ di Achaz §§ Is 1:1 ð 2 Re 16:2-3 – Tt 1:16. Dopo Uzzia e Iotam, il terzo re che viene citato è Achaz.
2 Re 16:2 ð In 2 Re 16, il testo dichiara che Achaz non fece ciò che piace al Signore. Il testo afferma “Achaz era d'età di vent'anni, quando cominciò a regnare; e regnò sedici anni in Gerusalemme; e non fece quello che piace al Signore Iddio suo, come aveva fatto Davide, suo padre. Ma camminò per la via dei re d'Israele, e fece anche passare il suo figliuolo per lo fuoco, secondo le abominazioni delle genti, le quali il Signore aveva scacciate d'innanzi ai figliuoli d'Israele”. Achaz iniziò a regnare da giovane: egli aveva solamente vent’anni. Governare e condurre un popolo non è certo impegno da poco e richiede notevole capacità e saggezza che deve derivare esclusivamente dal Signore. Ma Achaz, manifestò semplicemente la volontà della carne. Egli non fece ciò che piacque al Signore, non seguì l’esempio di Davide, il re secondo il cuore di Dio. Egli si incamminò per una via sbagliata, dove non vi era la volontà di Dio, addirittura fece passare il suo figlio per il fuoco, seguendo quelle che erano le abominazioni pagane, quelle stesse abominazioni seguite dai popoli pagani e che il Signore aveva condannato. Come potrà essere la conduzione da parte di quel re, di quella autorità che non si sottomette al Signore? Questo testo, risulta di sprone anche per ciascuno di noi, ovvero di camminare non come fece Achaz, ma seguendo i sentieri antichi che ci vengono evidenziati nella Parola. L’apostolo Paolo in Tt 1, parla dei contaminati e degli infedeli ed afferma “Ben è ogni cosa pura ai puri; ma ai contaminati ed infedeli, niente è puro; anzi e la mente e la coscienza loro è contaminata. Fanno professione di conoscere Iddio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli e ribelli, e riprovati ad ogni buona opera”. Coloro che sono puri, sia per la purificazione ottenuta dal prezioso sangue di Cristo e che camminano secondo purezza, non possono far altro che desiderare le cose pure. Noi siamo chiamati ad essere irreprensibili e a tendere verso la perfezione. Ma è chiaro che coloro che sono contaminati avranno dei desideri rivolti alle abominazioni e alle concupiscenze di questo mondo. Come disse il Signore Gesù “L’albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo, frutti cattivi”. Achaz ha dimostrato ampiamente di non essere una persona pura.


§§ di Ezechia §§ Is 1:1 ð 2 Re 18:3, 13-14, 17, 28-35, 19:10-19, 35. L’ultimo personaggio elencato in Is 1:1 è il re Ezechia.
2 Re 18:3 ð In 2 Re 18, è scritto che Ezechia fece ciò che piace al Signore. Infatti è scritto “Egli fece quello che piace al Signore, interamente come aveva fatto Davide, suo padre. Egli tolse via gli alti luoghi, e spezzò le statue, e tagliò i boschi, e stritolò il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perciocchè fino a quel tempo i figliuoli d'Israele gli facevano profumi; e lo chiamò Nehustan”. Questa è una diagnosi ben diversa rispetto a quella di Achaz. Non soltanto la Scrittura ci informa che questo re ha fatto ciò che piace all’Eterno, ma ha dimostrato concretamente tale fedeltà, togliendo via gli alti luoghi, spezzando le statue e distruggendo il serpente di rame che per Israele era diventato un idolo. Da questo impariamo che la nostra ubbidienza deve essere manifestata compiutamente. Sarebbe meraviglioso se a ciascuno di noi il Signore facesse questa diagnosi “Egli ha fatto ciò che mi è piaciuto”. Ma tutto ciò deve essere manifestato. Nello stesso tempo è interessante vedere il proseguo di 2 Re 18. Ai vv.13-14 è scritto “Poi l'anno quartodecimo del re Ezechia, Sennacherib, re degli Assiri, salì contro a tutte le città forti di Giuda, e le prese. Ed Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al re degli Assiri, in Lachis: Io ho fallito; partiti da me, ed io pagherò quello che tu m'imporrai. E il re degli Assiri impose ad Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d'argento, e trenta talenti d'oro”. Precedentemente il testo aveva messo in evidenza Salmaneser, re di Assiria che aveva assediato Samaria e che l’aveva presa. Tutto ciò avvenne per la disubbidienza del popolo d’Israele. Quando si disubbidisce al Signore, bisogna pagarne le conseguenze. Ora si presenta un altro pericolo, Sennacherib, anche lui re degli Assiri. Ezechia, si trova ad essere suddito di questo re pagano e a pagare tributi. E’ sicuramente molto triste questa situazione: un re di Giuda, si ritrova a pagare pesanti tributi ad un re pagano, non appartenente al popolo d’Israele. Ai vv.17, 28-35 il testo afferma “Poi il re degli Assiri mandò al re Ezechia, da Lachis in Gerusalemme, Tartan, e Rab-saris, e Rab-sache, con un grande stuolo. Ed essi salirono, e vennero in Gerusalemme. Ed essendo arrivati, si fermarono presso dell'acquedotto dello stagno disopra, ch'è nella strada del campo del purgatore di panni… Poi Rab-sache si rizzò in piè e gridò ad alta voce in lingua giudaica, e parlò, e disse: Ascoltate la parola del gran re, re degli Assiri:Così ha detto il re: Ezechia non v'inganni; perciocchè egli non potrà liberarvi dalla mia mano. E non vi faccia Ezechia confidar nel Signore, dicendo: Il Signore per certo ci libererà, e questa città non sarà data nelle mani del re degli Assiri. Non ascoltate Ezechia; perciocchè il re degli Assiri ha detto così: Fate pace meco, ed uscite a me; e ciascun di voi mangi della sua vite, e del suo fico, e beva dell'acqua della sua cisterna; finchè io venga, e vi meni in un paese simile al vostro; paese di frumento e di mosto; paese di pane e di vigne; paese d'ulivi da olio, e di miele; e voi vivrete, e non morrete: e non ascoltate Ezechia; perciocchè egli v'inganna, dicendo: Il Signore ci libererà. Ha pure alcuno degl'iddii delle genti liberato il suo paese dalle mani del re degli Assiri? Dove sono gl'iddii di Hamat e di Arpad? dove gl'iddii di Sefarvaim, di Hena, e d'Ivva? hanno pure essi liberata Samaria dalla mia mano? Quali sono quegli dèi, d'infra tutti gl'iddii di que' paesi, che abbiano liberato il loro paese dalla mia mano; che il Signore abbia da liberar Gerusalemme dalla mia mano?”. Sono terribili le armi che Satana usa, per attaccare coloro che confidano nel Signore. Da questo testo possiamo osservare come Sennacherib mandi dei messi al re Ezechia, tra cui spicca Rab-Sache. Questo messo pronunciò delle parole terribili le quali evidenziavano tutto l’orgoglio e la superbia che vi era nel re Assiro. Questo messo chiama Sennacherib “gran re”, e nello stesso tempo cerca di mettere falsamente in guardia il popolo che Ezechia non potrà fare niente per contrastare il regno assiro. Addirittura questo messo sottolinea che è inutile confidare nel Signore, in quanto niente e nessuno può resistere a Sennacherib. Quale follia e stoltezza! Il Signore, il Dio Onnipotente, l’Eterno, non può far niente? Ma queste sono le armi che Satana utilizza, cioè quello di distogliere il nostro sguardo dal Signore e volgerlo da un’altra parte. Nello stesso tempo il messo utilizza parole che apparentemente possono sembrare molto belle e proficue. Egli dichiara che basta semplicemente fare pace con Sennacherib e così ciascuno potrà mangiare di ciò che ha, vite, frumento e via dicendo, ma ripete un’ulteriore volta che il Signore non li libererà dalla mano degli Assiri. Questo è un altro stratagemma del diavolo: i compromessi. D’altronde, si poteva pensare “Basta fare pace con questo re, e noi potremo vivere nella pace e potremo nutrirci”. Ma questo significava non confidare nel Signore. Questo re è superbo, egli dice “Chi è il Signore, che può liberarvi dalla mia mano?”. Ma sappiamo che il Signore abbassa i superbi. In 2 Re 19:10-19 è scritto “Dite così ad Ezechia, re di Giuda: Il tuo Dio nel qual tu ti confidi, non t'inganni, dicendo: Gerusalemme non sarà data in mano del re degli Assiri. Ecco, tu hai inteso quello che i re degli Assiri hanno fatto a tutti i paesi, distruggendoli; e tu scamperesti? Gl'iddii delle genti, che i miei padri distrussero, di Gozan, e di Haran, e di Resef, e dei figliuoli di Eden, che sono in Telasar, le hanno essi liberate? Dov'è il re di Hamat, e il re di Arpad, e il re della città di Sefarvaim, di Hena e d'Ivva? Quando Ezechia ebbe ricevute quelle lettere, per mano di que' messi, e le ebbe lette, egli salì alla Casa del Signore, e le spiegò nel cospetto del Signore; e fece orazione davanti al Signore, e disse: O Signore Iddio d'Israele, che siedi sopra i Cherubini, tu solo sei l'Iddio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. O Signore, inchina il tuo orecchio, e odi; o Signore, apri gli occhi tuoi e vedi; ed ascolta le parole di Sennacherib, il quale ha mandato questo, per oltraggiare l'Iddio vivente. Egli è vero, Signore, che i re degli Assiri hanno distrutte quelle genti ed i loro paesi; ed hanno gettati nel fuoco gl'iddii loro; perciocchè essi non erano dèi, ma opera di mani d'uomini, pietra e legno; perciò li hanno distrutti. Ma ora, o Signore Iddio nostro, liberaci, ti prego, dalla sua mano, acciocchè tutti i regni della terra conoscano che tu solo Signore, sei Dio”. Ezechia riceve quelle lettere in cui erano scritte tutte quelle parole superbe e piene di orgoglio da parte dell’Assiria. Come reagì Ezechia? Salì alla Casa del Signore, spiegò quelle lettere e pregò il Signore. Non vi era rassegnazione in lui, ma se il mondo gli diceva “Non confidarti nell’Eterno”, egli fa l’esatto contrario. Egli sapeva che tutte queste parole erano un oltraggio per l’Iddio Vivente. Il re di Assiria si vantava di avere distrutto dei popoli che avevano i loro dèi, ma Ezechia precisa che quelli erano dei falsi dèi, ma erano semplicemente delle opere di uomo. Ma il Signore, l’Iddio Eterno, l’Iddio d’Israele è l’Onnipotente e può liberare Ezechia ed il popolo dalla mano degli Assiri. Siamo sempre noi animati da questa fede? Sapere che veramente il nostro Dio è l’Onnipotente e che ci può liberare dalle prove in cui ci veniamo a trovare?. Dinanzi a queste richieste così accalorate e soprattutto tenendo presente che in questo frangente Ezechia teneva Nome del Signore, come si conclude questo episodio? Afferma il v.35 “Or quella stessa notte avvenne che un Angelo del Signore uscì, e percosse centottantacinquemila uomini, nel campo degli Assiri; e quando si furono levati la mattina, ecco, non si vedeva altro che corpi morti. E Sennacherib, re degli Assiri, si partì di là, e se ne andò, e ritornò in Ninive, e vi dimorò”. Il Signore stesso intervenne, mandano il Suo Angelo e percotendo ben 185000 Assiri. Le parole di superbia pronunciate dall’Assiria, erano false e piene di stoltezza. Ecco cosa può fare il Signore! E Sennacherib è costretto ad andare a Ninive e a dimorarvi. Impariamo, da questo episodio, ad imitare il comportamento del re Ezechia, un re che in questo testo ha dimostrato fiducia e confidanza nel Signore. Sappiamo che egli non fu un uomo perfetto (2 Re 20:13), ma teniamo presente che il nostro cammino cristiano deve sempre essere caratterizzato dalla fede, dalla fiducia verso il Signore.

§§ re di Giuda §§ Is 1:1 ð Sl 33:16, Ap 19:16. Come si diceva precedentemente, essere re, o comunque delle autorità con precise funzioni governative, comporta una grande responsabilità. Infatti si è potuto proprio osservare in Is 1:1 l’elenco di particolari personaggi che hanno ricoperto questa funzione e cosa la Scrittura dice di loro.
Sl 33:16 ð Nel Sl 33, il salmista evidenzia la figura del re, il quale non è salvato per la grandezza del suo esercito. Il testo afferma “Il re non è salvato per grandezza di esercito; l'uomo prode non scampa per grandezza di forza. Il cavallo è cosa fallace per salvare, e non può liberare colla grandezza della sua possa. Ecco, l'occhio del Signore è inverso quelli che lo temono; Inverso quelli che sperano nella sua benignità”. Intorno al re Uzzia, si è potuto osservare come lui, ad un certo punto della sua vita, si sia innalzato e insuperbito, riguardando alla sua propria forza. Ma il salmista è estremamente chiaro: anche il re non deve basarsi sulla forza del suo esercito o sulla sua forza, in quanto la forza dell’uomo è nulla confronto all’Eterno. Il cavallo è l’animale che parla proprio della forza di un esercito, ma anche questo animale è fallace e da solo è incapace di liberare, se il Signore non lo permette. Quindi, verso chi sarà l’occhio del Signore? Solo verso coloro che lo temono. La benedizione la si può sperimentare solo ed esclusivamente temendo il Signore. Si è visto a proposito come si è comportato il re Ezechia in 2 Re 18-19. Anche se le circostanze sono avverse, la Parola di Dio ci esorta a confidare sempre nel Signore.
Ap 19:16 ð In Ap 19, viene messo in evidenza chi è il Re dei re e il Signore dei signori. Il testo afferma “POI vidi il cielo aperto; ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele, e il Verace; ed egli giudica, e guerreggia in giustizia. E i suoi occhi erano come fiamma di fuoco, e in su la sua testa v'erano molti diademi; ed egli aveva un nome scritto, il qual niuno conosce, se non egli; ed era vestito d'una vesta tinta in sangue; e il suo nome si chiama: La Parola di Dio. E gli eserciti che sono nel cielo lo seguitavano in su cavalli bianchi, vestiti di bisso bianco e puro. E dalla bocca d'esso usciva una spada a due tagli, acuta, da percuoter con essa le genti; ed egli le reggerà con una verga di ferro, ed egli stesso calcherà il tino del vino dell'indignazione, e dell'ira dell'Iddio onnipotente. Ed egli aveva in su la sua vesta, e sopra la coscia, questo nome scritto: IL RE DEI RE, E IL SIGNOR DEI SIGNORI”. Questo testo parla di un cavallo e di Colui che lo cavalca. Quando si parla di re, sicuramente la nostra mente ripensa alla storia e a quante opere malvagie hanno compiuto molti governanti. Ma il testo di Ap 19 ci presenta Colui che è il Re dei re e il Signore dei signori. Egli cavalca un cavallo bianco il colore della purezza e della giustizia, il cui nome è il Fedele ed il Verace. Nessun re può riportare questi appellativi se non il Signore. I suoi occhi sono come fiamma di fuoco, Egli è perfettamente Onnisciente e dalla Sua bocca esce una spada e due tagli simbologia che ci parla della Parola di Dio. E noi che facciamo parte della Chiesa, siamo la Sua Sposa. Un giorno il Signore tornerà per prendere la Sua Sposa, per poi successivamente, compiere il giudizio sugli empi.

§§ Ascoltate §§ Is 1:2 ð De 5:1-4, Ap 1:3. Dopo aver evidenziato il periodo storico, il testo ora passa al messaggio vero e proprio. E subito si può osservare un’importante esortazione §§ Ascoltate §§.
De 5:1-4 ð In De 5, Mosè esorta Israele ad ascoltare e ad osservare gli statuti e le leggi del Signore. Mosè afferma “E Mosè chiamò tutto Israele, e disse loro: Ascolta, Israele, gli statuti e le leggi le quali io pronunzio oggi ai vostri orecchi; imparatele dunque, e osservatele, per metterle in opera. Il Signore Iddio nostro fece patto con noi in Horeb. Il Signore non fece questo patto coi nostri padri, anzi con noi, che siamo oggi qui e siamo tutti in vita”. E’ un momento davvero solenne quando si ascolta la Parola del Signore. Mosè chiama a raccolta tutto il popolo ed inizia il suo discorso con un imperativo “Ascolta Israele”. Per trarre profitto dalla meditazione della Parola di Dio, dobbiamo innanzitutto saper ascoltare. L’argomento dell’ascolto era identificato nei vari statuti e leggi che furono date al popolo. Da questa legge il popolo non doveva mai dipartirsi, in quanto il Signore aveva fatto un patto solenne con il Suo popolo e Mosè ricorda questo evento. Noi siamo chiamati ad ascoltare e ad ubbidire alla volontà di Dio e a fare tutto ciò che piace a Lui, non come dovere, ma come immenso privilegio. Perché tutto questo è per il nostro bene. Ma è chiaro che prima dell’azione, ci deve essere l’ascolto.
Ap 1:3 ð In Ap 1, è scritto che sono beati coloro che ascoltano le parole della profezia contenuta in questo libro. E’ scritto “LA Rivelazione di Gesù Cristo, la quale Iddio gli ha data, per far sapere ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve tempo; ed egli l' ha dichiarata, avendola mandata per il suo angelo, a Giovanni, suo servitore. Il quale ha testimoniato della parola di Dio, e della testimonianza di Gesù Cristo, e di tutte le cose che egli ha vedute. Beato chi legge, e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia, e serbano le cose che in essa sono scritte; perciocchè il tempo è vicino”. Quando ci si avvicina al libro dell’Apocalisse, si è sempre presi da un certo senso di timore. Non soltanto per il carattere di questo libro ma anche per il contenuto del testo. Ma proprio in questo libro che rappresenta il compimento della rivelazione, vi è la consolante affermazione che beato è chi legge e chi ascolta queste parole. Perciò meditare e mettere in pratica la Parola di Dio non è soltanto un impegno spirituale, ma sono due realtà che portano felicità alla nostra vita. Certamente ci saranno le avversità e le prove, ma il Signore, attraverso la Sua Parola, ci consolerà.

§§ cieli e tu terra §§ Is 1:2 ð De 32:1, Sl 69:34 – Fl 1:11. E’ interessante osservare che l’esortazione di ascoltare, in Is 1:2, non è rivolta all’uomo, ma ai cieli e alla terra.
De 32:1 ð In De 32, Mosè si rivolge idealmente ai cieli e alla terra, affinchè essi ascoltino. Il testo afferma “Mosè dunque pronunziò da un capo all'altro le parole di questo Cantico, nella presenza di tutta la raunanza di Israele. CIELI, porgete gli orecchi, ed io parlerò; Ed ascolti la terra le parole della mia bocca. La mia dottrina stillerà come pioggia, e il mio ragionamento colerà come rugiada; Come pioggia minuta in su l'erbetta, E come pioggia a grosse gocciole in su l'erbe; perciocchè io celebrerò il Nome del Signore. Magnificate l'Iddio nostro”. Mosè, ormai, era giunto al termine della sua vita. Ma l’amore verso il suo Dio lo spinse ad innalzare questo cantico atto a glorificare il Signore. E’ meraviglioso vedere un servo di Dio il quale ha camminato con il Signore per così tanto tempo, ed ora desidera non glorificare se stesso ma il Signore. Questo deve essere un prezioso insegnamento per ciascuno di noi. E come inizio solenne, Mosè prende in causa i cieli e la terra, per renderli anche loro partecipi del contenuto di questo cantico che include la pioggia e la rugiada simbolo di benedizione e prosperità. Malo scopo di questo cantico lo evidenzia Mosè stesso “io celebrerò il Nome del Signore”. Egli aveva visto le potenti opere che il Signore aveva compiuto verso Israele e non può fare altro che lodarLo e celebrarLo. Anche noi, fratelli e sorelle, ci comportiamo nello stesso modo? Lo scopo della nostra vita è sempre quello di ringraziarLo ed adorarLo? In Is 1:2, vi è l’inizio di un discorso solenne e tale solennità include il cielo e la terra, in De 32:1, vi è un cantico solenne.
Sl 69:34 ð Nel Sl 69, il salmista include i cieli e la terra per quanto concerne l’adorazione verso il Signore. Infatti il salmista afferma “Io loderò il Nome di Dio con cantici, E lo magnificherò con lode… Lodinlo i cieli e la terra; I mari, e tutto ciò che in essi guizza”. Anche il salmista, esprime con parole meravigliose il suo desiderio di lodare il Signore e di ringraziarLo. Egli non desidera la sua gloria, ma solo glorificare il Signore e nello stesso tempo include i cieli, la terra e i mari in questa lode ed adorazione verso Dio. Egli sa molto bene che il Signore è innanzitutto il Creatore dell’universo e i cieli, la terra e i mari stessi sono tre dimostrazioni della Sua Onnipotenza. L’apostolo Paolo in Fl 1, esorta i credenti della chiesa di Filippi ad essere ripieni di giustizia per un duplice scopo: per essere alla gloria e lode di Dio. Egli afferma “E di questo prego che la vostra carità abbondi sempre di più in più in conoscenza, ed in ogni intendimento. Affinché discerniate le cose migliori; acciocchè siate sinceri, e senza intoppo, per lo giorno di Cristo; ripieni di frutti di giustizia, che sono per Gesù Cristo; alla gloria, e lode di Dio”. Questi cristiani dovevano abbondare nella conoscenza ed in ogni intendimento. Questo significa che la loro vita cristiana doveva sempre essere caratterizzata dalla saggezza che proviene dal Signore. Inoltre la loro vita non doveva rimanere nella mediocrità spirituale ma ripiena di frutti di giustizia. Teniamo presente sempre questa lezione. La realtà della nostra vita spirituale deve essere quella di portare frutto alla gloria del Signore. Infatti questa condotta, questo comportamento ha il duplice scopo di glorificare il Signore e lodarLo. La nostra lode non deve essere soltanto racchiusa alla domenica per un ora, ma ogni giorno la nostra vita deve stillare, produrre, frutti di giustizia, quale dimostrazione dell’amore seppur minimo, che abbiamo verso il Signore. Quindi l’adorazione è strettamente collegata all’ubbidienza e al timore. Perciò non deve stupirci il fatto che in Is 1:2 vengano prese in causa i cieli e la terra. Il messaggio che Isaia dovrà portare è assolutamente importante, in quanto proviene dal Signore.

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