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Galati cap.1 versetti 6 a 10

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2013 17:02
08/05/2013 17:02
Ciao Salvatore, rispondendo a ciò che tu dici posso dirti che le parole di Paolo nella lettera ai Galati non sono del tutto un mistero. Provo a fare alcune considerazioni che possano permetterci di capire cosa volesse dire e le ragioni per cui lo disse.
La lettera ai Galati rispecchia molte caratteristiche della popolazione della Galazia all’epoca di Paolo. Nel III secolo a.E.V. i celti originari della Gallia avevano invaso la regione da N e perciò l’influenza celtica era forte nel paese. I celti (o galli) erano considerati un popolo violento, barbaro, e si dice immolassero i prigionieri di guerra come sacrifici umani. Nella letteratura latina sono inoltre descritti come un popolo superstizioso, molto impressionabile, la cui religione ritualistica li avrebbe naturalmente allontanati da un’adorazione priva di riti esteriori come il cristianesimo.
Comunque le congregazioni cristiane della Galazia potevano includere molti che un tempo erano stati simili a quei pagani, e anche molti convertiti dal giudaismo che non avevano ancora abbandonato completamente la scrupolosa osservanza delle cerimonie e di altri doveri imposti dalla Legge mosaica. La natura volubile e incostante attribuita ai galati di origine celtica potrebbe spiegare come mai alcuni delle congregazioni della Galazia che prima sostenevano con zelo la verità di Dio poco dopo erano divenuti facile preda di oppositori della verità, accaniti sostenitori dell’osservanza della Legge Mosaica i quali insistevano che la circoncisione e altre esigenze della Legge di Mosè fossero indispensabili per la salvezza.
I giudaizzanti, come si potevano chiamare questi nemici della verità, avevano tenuto viva la questione della circoncisione anche dopo che gli anziani della congregazione di Gerusalemme avevano risolto il problema. E forse alcuni cristiani della Galazia avevano ceduto alle basse norme morali della popolazione, come si può dedurre dal contenuto della lettera dal capitolo 5, versetto 13, fino alla fine. Ad ogni modo, appena seppe della loro defezione, l’apostolo fu spinto a scrivere questa lettera di schietti consigli e forte incoraggiamento. È evidente che lo scopo immediato della lettera era quello di confermare il suo apostolato, neutralizzare i falsi insegnamenti dei giudaizzanti e rafforzare i fratelli delle congregazioni della Galazia.
I giudaizzanti erano astuti e insinceri. (At 15:1; Gal 2:4) Affermando di rappresentare la congregazione di Gerusalemme, quei falsi insegnanti si opponevano a Paolo e ne screditavano la posizione di apostolo. Volevano che i cristiani galati si facessero circoncidere non per il loro bene, ma per determinare uno stato di cose che avrebbe rabbonito gli ebrei inducendoli a non opporsi con tanta violenza. I giudaizzanti non volevano essere perseguitati per amore di Cristo. — Gal 6:12, 13.
Per raggiungere il loro obiettivo sostenevano che Paolo aveva ricevuto il suo incarico di seconda mano, cioè da qualche personaggio preminente della congregazione cristiana e non da Cristo Gesù stesso. (Gal 1:11, 12, 15-20) Volevano che i galati seguissero loro (4:17) e, per annullare l’influenza di Paolo, cercavano di sminuirne la fama di apostolo. Forse affermavano che quando gli conveniva Paolo predicava la circoncisione. (1:10; 5:11) Promuovevano una specie di sincretismo fra cristianesimo e giudaismo: non negavano completamente Cristo, ma sostenevano che la circoncisione sarebbe stata utile ai galati, avrebbe costituito un passo avanti nel cristianesimo dato che in tal modo sarebbero diventati anche figli di Abraamo, col quale era stato in origine stipulato il patto della circoncisione. — 3:7.
Paolo confutò completamente le asserzioni di quei falsi cristiani e rafforzò i fratelli cristiani della Galazia affinché potessero rimanere saldi in Cristo. È incoraggiante notare che le congregazioni della Galazia furono fedeli a Cristo e rimasero salde come colonne della verità. L’apostolo Paolo le visitò durante il terzo viaggio missionario (At 18:23), e l’apostolo Pietro indirizzò la sua prima lettera fra gli altri anche ai galati. — 1Pt 1:1.
Per quanto riguarda a cosa si riferisse l’apostolo Paolo circa la parola vangelo va ricordato che "Vangelo" deriva dalla parola greca ευ-αγγέλιον (eu anghélion), che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio", "buona notizia".
Quindi il vangelo altro non è che la “buona notizia” cioè la verità che Gesù annunciava in relazione al Regno di Dio, verità che anche i suoi discepoli, compreso Paolo e i galati, predicavano, cioè gli insegnamenti che avevano imparato e accettato da Gesù e dalle Sacre Scritture.
Per quanto riguarda come fosse possibile che l’apostolo dicesse che anche 'se lui o un angelo avessero dichiarato una verità diversa da quella che i galati avevano conosciuto dall’inizio dovesse essere maledetto' bisogna dire che Paolo stava solo seguendo un modo particolare di evidenziare un punto importante, metodo che usava anche da Gesù e cioè l’iperbole o una esagerazione.
Per esempio Gesù in Matteo 19:23 e 24 usa appunto l’iperbole del cammello che non può passare attraverso la cruna d’ago per dimostrare il concetto che la ricchezza sarebbe stata per molti un grosso ostacolo al divenire suoi seguaci.
Ebbene l’apostolo Paolo sta usando una esagerazione (che lui o altri come lui avessero potuto dichiarare un vangelo diverso) per dire che ipoteticamente anche in un caso assurdo come quello i cristiani della Galazia dovevano rimanere fedeli a ciò che avevano imparato dall’inizio e che avevano accettato come verità.
Tutto ciò, lungi dall’essere un ostacolo alla comprensione degli scritti sacri contenuti nella Bibbia, dimostra che il cristianesimo del 1° secolo non era una religione improvvisata che cercava di tenere insieme gli adepti con insegnamenti oscuri e incomprensibili che di volta in volta si rifacevano alle filosofie di turno come alcuni vorrebbero far credere; al contrario si può notare che esisteva una struttura organizzativa solida fondata sugli insegnamenti di Gesù e sulla Sacra Bibbia che aveva come collante l’amore per Dio e per il prossimo, che riusciva a tenere insieme persone di estrazione molto diversa tra loro e che addirittura li spinse in molti casi a dare la vita per la loro fede e i loro compagni.
Quanti oggi, che si definiscono cristiani, sarebbero disposti a tanto?
Vincenzo dalla prov. di Caserta


[Modificato da Vincent27 08/05/2013 17:02]
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