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Accenni allo sviluppo della dottrina trinitaria

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2022 11:10
10/02/2007 19:27
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Registrato il: 07/02/2007
Utente Junior
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Ringrazio Emmaus@, per le riflessioni postate attorno ad una questione così ampiamente dibattuta, che ho letto davvero con molto interesse. Ovviamente, devo anche aggiungere che essendo sostenitore della fede trinitaria, alcune considerazioni non mi trovano pienamente d’accordo, questo allo stesso modo di alcune letture che credo non diano sinceramente giustizia alla questione.
Condivido pienamente, così come trova piena attestazione, fin dai primi scritti, in epoca sub-apostolica la “fede” monoteistica, nell’unico vero Dio, “ereditata” nella religione d’Israele, che segna fortemente l’identità cristiana, come linea di demarcazione dal paganesimo. Erma afferma che il primo comandamento è quello di “credere che Dio è uno, che egli creò e stabilì tutte le cose…” ma analoghe espressioni si ritrovano anche nel pensiero degli altri Padri Apostolici, Clemente, Barnaba, ed anche nella Didachè. Bisogna però anche chiarire che l’idea di monoteismo così come trasmessa dal tardo giudaismo, è rigidamente monolatrica, non crede, e non contempla l’idea di semi-dei. Il “subordinazionismo” che vuole Cristo essere creato, che riveste in parte prerogative “divine”, come per esempio il titolo di “Kyrios”, Signore, che ebbe dagli apostoli stessi, e di “Theos,” che non trova nella parola ebraica “elohim”, alcuna corrispondenza, non risponde alle rigide esigenza del monoteismo,e alla fede del Dio unico, che i cristiano predicarono fin dalla prima istanza.
Riveste interesse, in questa direzione, il fatto che l’insegnamento monoteistico, nel periodo primitivo non è solo il baluardo contro il politeismo pagano, e il dualismo marcionita, ma anche contro l’emanazionismo gnostico.
Il monoteismo che il cristianesimo “eredità” dal tardo giudaismo, gode immediatamente di una forte identità in termini di definizione teologica, cosa che non si può dire altrimenti dei “dati” nuovi legati più direttamente alla rivelazione specificatamente cristiana. L’elaborazione di questo insieme di verità in una sintesi coerente avverrà nel tempo, e troverà una sua propria definizione solo nel 381 al Concilio di Costantinopoli. Le verità di fede però sono una cosa, e la loro definizione teologica sono altra cosa. Di fatti l’idea della pre-esistenza e del ruolo creatore di Cristo, erano già credute, così come la consapevolezza dell’attività dello spirito nella Chiesa. Tutto ciò è dimostrato non solo dalle primitive formulazioni catechetiche e liturgiche che rispecchiano schemi diadici e triadici, ma anche dalle diverse controversie sorte attorno alla questione del tema trinitario fino al IV° secolo, che sono state importanti per la corretta definizione delle verità di fede fin dall’inizio credute.
L’asserzione di una teologia trinitaria, che è figlia, essenzialmente della filosofia ellenica, che denatura la primitiva fede semitica, che gli apostoli hanno trasmesso, non ha quel sostegno che si crede nell’affermazione che non vi è una chiara ed univoca consapevolezza di questo fin dall’inizio.
I Padri Apostolici, che certamente assumono molta importanza in ordine di tempo, si pongono più come testimoni della fede piuttosto che d’interpreti che cerchino di comprenderla. siamo distanti certo da chiare affermazioni di carattere trinitario, ma dobbiamo anche ammettere data la frammentarietà delle affermazioni, anche da qualsiasi altra CHIARA affermazione di ordine diverso. Usano spesso la formula triadica della Chiesa, e generalmente si riscontra nel loro pensiero l’idea della pre-esistenza di Cristo, così come il suo ruolo nella creazione e nell’opera di redenzione.
Clemente Romano: “Come Dio vive, e il signore Gesù Cristo vive, e lo Spirito Santo”; e ancora “Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo, e un solo Spirito di grazia riversato sopra di noi?”. Non si interroga sulle implicazioni esistenti nella triade, ma dalla sua lettera si evidenzia l’idea della pre-esistenza di Cristo, da sempre “scettro di maesta”, e traspare la consapevolezza che lo spirito Santo, come Persona, pià che come forza impersonale.
II° Clemente, comincia ammonendo i suoi lettori, a “pensare a Gesù come a Dio, come giudice dei vivi e dei morti”, il suo pensiero, seguendo lo scritto non è di facile lettura, ma anche in lui sembra trasparire l’idea di tre persone: Dio Padre, Cristo che era spirito, e divenne carne, e lo Spirito Santo, cioè la Chiesa celeste, madre dei fedeli.
In Barnaba troviamo una forte enfasi, sulla pre-esistenza di Cristo, che coopera, con Dio Padre nell’atto creativo.
In Ignazio troviamo ampie affermazioni nel merito non solo della pre-esistenza di Cristo, ma anche sulla sua divinità, oltre alla presenza della formula triadica. Parlando di Cristo, afferma che è “il nostro Dio”, lo definisce “Dio incarnato” e “Dio reso manifesto come uomo”. Parla della sua pre-esistenza, usando l’espressione “ingenerato” (????????????)Si potrà discutere come è già stato fatto se fosse su posizioni più vicine al trinitarismo economico, ma certamente non è possibile definirlo un “subordinazionista”, nel vero senso del termine, questo non darebbe giustizia alla questione.
Le sue affermazioni, come anche quelle relative agli altri Padri Apostolici, sono spesso indirette, e sono da considerarsi più un punto di partenza che di arrivo, sono più proclamazioni di proposizioni di fede,e che formulazioni figlie di indagine teologica, per questo motivo trovo difficile accettare la tua lettura di alcuni affermazioni nelle lettere di Ignazio, (lascio da parte quelle relative agli apologisti, che meritano altra trattazione) o fino in fondo crediamo che la chiesa primitiva poggia sull'idea monoteistica dell'unico vero Dio, oppure decidiamo di non crederci, ma non è che quando ci fa comodo lo crediamo e quando invece non ci fa comodo non lo crediamo. Gesù nella mente di Ignazio è "l'increato", pre-esistente, e Dio distinto dal Dio Padre, ma non un Dio. Non confondiamo nell'economia della rivelazione, la subordinazione del Figlio, nell'ambito dell'incarnazione, e quindi della sua vita terrena, che è immagine centrale nella predicazione catechetica dei Padri, cos' come anche negli Scrittori del Nuovo Testamento, dalla sua pari essenza quando ci si riferisce a lui come a Dio, è quindi nei riguardi di Ignazio abbastanza ingenerosa la tua lettura, non rende giustizia fino in fondo al suo pensiero.
In Erma, vi è un amalgama di binitarismo, e adozionismo, identifica il Figlio di Dio, con l’arcangelo Michele, ma siamo sempre lontani da precise affermazioni teologiche, la pre-esistenza del Figlio, è identificata dalla figura dello spirito Santo, inteso nella seconda similitudine essere il “figlio diletto” del Padre, e Cristo, il suo servitore.
Tutto ciò che possiamo presupporre dall’esperienza dei padri apostolici, che pur senza una vera e propria ricerca, vi è un primo tentativo di armonizzare l’idea dell’Unico vero Dio, con la rivelazione neo-testamentaria di Cristo, e della Spirito Santo. Non è possibile affermare in nessun modo che la Chiesa sub-apostolica parte da una chiara affermazione teologica in materia, che ci permetta di affermare che credesse in un Dio, cioè il Padre, in Gesù essere creato, e nello Spirito Santo, forza dinamica, tutto ciò non trova alcun riscontro, e la dimostrazione è data proprio dall’esposizione della fede espressa dai padri apostolici. Possiamo solo dire che il punto di partenza sono delle verità di fede oggettive, che dovranno poi, come è avvenuto trovare una loro definizione e sintesi, proprio per difenderle da speculazioni non conformi al messaggio originario, e tutto ciò avviene proprio partendo dal presupposto iniziale su cui il cristianesimo poggiava la sua identità: la sua fede monoteistica.

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.32]

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.42]

[Modificato da ilcuorebatte1 10/02/2007 19.50]

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